Regista di teatro e di televisione, legato tanto al dialetto quanto alla lingua italiana, è morto all’età di 87 anni. Il ricordo di Flavio Sala
Era nato a Riva San Vitale il 13 giugno di 87 anni fa, Vittorio Barino. Regista di teatro e di televisione, in lingua italiana e in dialetto ticinese, è morto oggi lasciando una cospicua eredità di film, sceneggiati, commedie. La laurea in scienze economiche a San Gallo, gli inizi come disegnatore di cartoon e vignette, gli stage allo Stadttheater di Basilea e alla Pathé Film di Parigi; poi, nel 1968, l’entrata alla Rsi come regista teatrale, nel repertorio leggero e comico in particolare. Poco meno di vent’anni più tardi, nel 1987, la nomina a capo del Dipartimento spettacolo.
«È stato il primo regista con il quale ho avuto a che fare in tv», ricorda alla Regione Flavio Sala, stagista di produzione nello spettacolo di cui Barino era regista, poi da lui diretto nella commedia ‘L’apetit l’è la salsa püssée bona che ga sia’, in scena con Yor Milano. Sala ricorda il «maestro della regia televisiva e non, gli sceneggiati, ma soprattutto i gialli, le non molte produzioni Rtsi vendute anche in Italia come ‘Chi ha visto Daniela?’ o ‘Il voltamarsina’». E ancora: «Un carattere sì, focoso, ma non ho mai avuto problemi con lui». Professionalmente, «di una padronanza del mezzo impressionante, i suoi montaggi in diretta mentre curava la regia, li aveva in testa. A noi attori poteva capitare di fare movimenti incomprensibili, ma riguardandoci scoprivamo che tutto funzionava. Posso tranquillamente dire: dopo di lui nessuno». L’ultimo ricordo: «Non molto tempo fa. Lavorando sugli archivi della Rsi, gli ho fatto alcune domande, se il materiale era girato in 16 o 35 millimetri, cose tecniche; mi ha risposto, dicendomi che aveva apprezzato le mie ultime commedie. Gli ho promesso che gli avrei fatto avere il filmato, una volta finito. Mi dispiace di non poter mantenere la promessa».
«Abito a pochi passi da lui, i nostri genitori erano amici comuni», ricorda Leonia Rezzonico, ultima allieva di Sergio Maspoli, lanciata in televisione proprio da Vittorio Barino, che con Martha Fraccaroli costituiva il sodalizio vincente delle gloriose commedie dialettali Rsi. «Conoscevo molto meglio il fratello Mario. Vittorio, da piccola, lo vedevo molto raramente. Andò via presto, per studiare all’estero, poi me lo sono ritrovato come regista. Iniziai nel 1972 con Maspoli, poi nel 1980 Vittorio, che mi aveva sentita in ‘Quattro bücer e ‘na gazösa’ (1978, ndr) mi chiamò per la commedia ‘Una storia ingarbüiada’, scritta con Martha Fraccaroli. Lui, Vittorio, scriveva in italiano, e Martha traduceva in dialetto. Da lì in poi abbiamo fatto un’infinità di commedie». Quanto al ‘focoso’ di cui sopra: «Aveva il suo carattere, era esigente e forse un regista lo deve essere. Io gli devo tantissimo per avermi voluto nelle sue commedie, affidandomi personaggi importanti, mi ha dato la voglia di recitare, di stare sul palco». Poi, dopo ‘Una storia ingarbüiada’, sarebbero arrivate ‘La röda la gira’ e tantissime altre. «Vittorio guidava un team, una famiglia di attori. Mi ha forgiata, ci ha forgiati. Lo ringrazio sempre, in ogni intervista: se Maspoli era radiofonicamente unico, altrettanto lo è stato Barino per la televisione. È stato un grande, e nel nostro dialetto sarà insostituibile».