Svizzera

Covid: 'Zurigo in situazione critica' secondo la sindaca

Corine Mauch chiede un'estensione dell'obbligo d'indossare le mascherine negli edifici pubblici e nei negozi

Ti-Press
23 agosto 2020
|

La sindaca di Zurigo, Corine Mauch, chiede un'estensione dell'obbligo d'indossare le maschere negli edifici pubblici e nei negozi, visto il crescente numero di nuovi casi di infezioni da coronavirus. La città a suo dire si trova in una situazione preoccupante. "Dobbiamo agire prima di perdere il controllo", ha detto Mauch in un'intervista alla "Nzz am Sonntag". Più si aspetta, più aumentano i casi e più la situazione diventa difficile. Senza ulteriori misure, le cose potrebbero sfuggire di mano nel giro di pochi giorni. Nessuno è interessato a che Zurigo venga dichiarata area a rischio, ha detto. E nessuno vuole che sempre più persone debbano essere messe in quarantena causando anche danni enormi alle aziende. La maschera non offre una protezione totale, ma protegge comunque limitando il condagio da chi la indossa verso le persone vicine. E altri cantoni, come Ginevra o Basilea, hanno esteso l'obbligo di indossarla. La pandemia non è finita. "Dobbiamo rimanere vigili e attenti. In questo senso, la maschera ha anche un significato simbolico. Rende visibile la presenza del virus", ha detto Mauch. Dalla fine della situazione straordinaria, spetta ai cantoni decidere quali misure adottare per combattere la diffusione del virus. La sindaca ha esposto le preoccupazioni del Municipio a Silvia Steiner, presidente del governo cantonale. Steiner ha assicurato che il Consiglio di Stato ne ha preso nota.

Chieste direttive severe sui grandi eventi

Secondo la 'SonntagsZeitung' aumentano le pressioni sul Consiglio federale affinché emani direttive severe per l'organizzazione di grandi eventi. "Ci aspettiamo che la Confederazione stabilisca criteri epidemiologici chiari nella sua ordinanza sull'autorizzazione dei grandi eventi", afferma Lukas Engelberger, presidente della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della sanità (Cds) in un'intervista alla 'SonntagsZeitung'. La Cds suggerisce di utilizzare l'evoluzione del numero di casi e le capacità per il tracciamento dei contatti per fissare le direttive. Si tratterebbe di requisiti minimi e "i cantoni dovrebbero avere la libertà di non concedere o revocare autorizzazioni in circostanze particolari, anche se questi criteri sono soddisfatti", ha aggiunto Engelberger.

Anche la task force scientifica della Confederazione e diversi parlamentari chiedono l'elaborazione di linee guida. Queste renderebbero più difficile l'approvazione di grandi eventi, in particolare nei cantoni di Ginevra, Vaud e Zurigo. Ruth Humbel, consigliera nazionale Ppd e presidente della Commissione della sicurezza sociale e della sanità, chiede direttive a livello nazionale che consentano una valutazione differenziata nei cantoni. Humbel cita l'esempio di Ginevra, che la settimana scorsa ha registrato oltre 200 nuove infezioni: "Trovo delicato che nelle condizioni attuali si svolgono eventi importanti", ha detto.

Il ministro della Sanità, Alain Berset, presenterà una proposta ai cantoni la prossima settimana, poi il Consiglio federale deciderà il margine di manovra, scrive il domenicale. Cantoni e partiti però sono divisi sul tema. Martin Pfister, direttore della sanità di Zugo, ritiene sbagliato "fissare rigidi limiti epidemiologici". A suo avviso i cantoni dovrebbero disporre di un margine di manovra. L'Udc scarta in blocco l'idea di nuove direttive. "Non c'è bisogno di norme federali per l'approvazione di grandi eventi", ha affermato il consigliere nazionale Thomas de Courten. Secondo il consigliere agli Stati Plr Damian Müller invece sarebbe meglio optare per una via di mezzo, vale a dire criteri epidemiologici chiari, ma con la possibilità di adattare i concetti di protezione: "Se ci sono delle epidemie, non bisogna cancellare tutto".
 
 

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔