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Nina e l’occupazione per la pace: ‘Università e dignità umana’

Una studentessa ticinese ci racconta le manifestazioni in atto all'Università di Losanna per sostenere il cessate-il-fuoco a Gaza

Un momento delle manifestazioni
5 maggio 2024
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Nina Altoni è una studentessa della facoltà di Lettere (Italiano e Storia ed estetica del cinema) all'Università di Losanna. Insieme a numerosi suoi compagni sta partecipando all'occupazione studentesca pacifica dello stabile Geopolis. Ci ha contattati perché vorrebbe esprimere i motivi. Noi abbiamo raccolto il suo invito.

«Sulla scia delle mobilitazioni sui campus canadesi e statunitensi, gli studenti (affiancati da numerosi professori) dell’Università di Losanna, stanno occupando la hall dello stabile nella facoltà di Scienze Sociali e Politiche, Geopolis. Come si evince dal titolo del volantino distribuito si tratta – ci spiega Nina – di un’occupazione pacifica, volta a boicottare le relazioni che la nostra Università ancora intrattiene con gli atenei israeliani, e a sostenere quindi il cessate-il-fuoco in Palestina».

Nessuna volontà di schierarsi, quindi, ma il desiderio che tanti altri loro coetanei possano ritrovare un clima di serenità e di pace: «Abbiamo posto al centro della grande sala un tavolo con alcune sedie così da promuovere un incontro fra gli studenti e la direzione. I nostri portavoce studenteschi hanno chiesto un’immediata e totale interruzione di qualsiasi genere di relazione o legame ancora in vigore tra l’università vodese e quelle israeliane. Devo ammettere che in circa un'ora e mezza se dagli studenti sono giunte acute dialettiche, da parte della direzione vi sono stati soprattutto silenzi e risposte imbarazzanti» annota la studentessa ticinese.

Al centro, per gli universitari, c'è infatti soprattutto la dignità umana e una certa delusione per la posizione dei responsabili dell'ateneo. Un'occupazione che continuerà fino a lunedì 6 maggio alle 18, «ora in cui la direzione avrà valutato – ci fa sapere NIna – quanto ‘potrebbe valer la pena’ interrompere le relazioni con le molteplici università israeliane. Poi lo comunicheranno a noi studenti, ingaggiati in una causa umana, appesantiti da responsabilità morali, attenti più ai valori e alla dignità umana che alla paura di non far quadrare un bilancio economico».

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