Estero

Ok dell'Onu alla giornata in ricordo del genocidio di Srebrenica

L'Assemblea generale ha accolto la risoluzione che istituisce la commemorazione l'11 luglio, giorno del massacro del 1995 in Bosnia-Erzegovina

In sintesi:
  • Ira del leader serbo-bosniaco Dodik, che nega il genocidio e annuncia che non terrà le commemorazioni
  • La Russia, alleata di Belgrado, accusa l'Occidente di “serbofobia”
Il memoriale per le vittime del massacro
(Keystone)
23 maggio 2024
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L'11 luglio sarà la giornata internazionale di commemorazione del genocidio di Srebrenica, in Bosnia-Erzegovina. A stabilirlo, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite, che, nonostante l'ira di Belgrado e del leader serbo-bosniaco, che ancora si rifiuta di riconoscerlo, ha approvato la risoluzione, preparata da Germania e Ruanda, due Paesi segnati da altri genocidi nel XX secolo, con 84 voti a favore, 19 contrari e 68 astensioni.

"Questa risoluzione cerca di incoraggiare la riconciliazione, ora e in futuro", ha spiegato l'ambasciatore tedesco Ante Leendertse, assicurando che l'iniziativa non era diretta contro la Serbia.

"Le Nazioni Unite sono state fondate sulle ceneri della Seconda guerra mondiale, una guerra lanciata dalla Germania nazista che ha ucciso più di 60 milioni di persone", ha aggiunto l'ambasciatrice, sottolineando che l'ONU è lì per garantire che tali crimini non si ripetano.

L'11 luglio 1995, pochi mesi prima della fine del conflitto interetnico che infuriava in Bosnia da tre anni, le forze serbo-bosniache comandate dal generale Ratko Mladic conquistarono la città di Srebrenica. Nei giorni successivi, circa 8'000 uomini e ragazzi musulmani furono giustiziati.

Belgrado non accetta

Il massacro, il peggiore in Europa dalla Seconda guerra mondiale, è stato classificato come genocidio dal Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia (ICTY) e dalla Corte internazionale di giustizia (ICJ). È quindi un "fatto" indiscutibile, insistono i sostenitori della risoluzione.

Eppure è contestato. "Non c’è stato alcun genocidio", ha insistito giovedì da Srebrenica Milorad Dodik, leader dei serbi di Bosnia, avvertendo in anticipo la comunità internazionale che avrebbe respinto la risoluzione. "Vi diciamo subito che non l'accetteremo. Non sarà inclusa nei programmi scolastici e non commemoreremo l'11 luglio".

Un anno prima del 30° anniversario del massacro, la risoluzione proclama l'11 luglio come "Giornata internazionale di riflessione e commemorazione del genocidio commesso a Srebrenica nel 1995". Il testo inoltre "condanna senza riserve qualsiasi negazione della storicità del genocidio commesso a Srebrenica" e "atti che glorificano coloro che sono stati riconosciuti colpevoli" di questi crimini.

‘Nessun posto in Europa’

Di fronte alle critiche, i coautori del testo hanno aggiunto, su richiesta del Montenegro – ex repubblica jugoslava dove una parte della popolazione si identifica come serba – una frase che specifica che la colpa di alcuni individui non può essere attribuita "a un gruppo etnico, religioso o di altro tipo nel suo complesso". Modifica che non ha convinto Belgrado e i suoi alleati: il presidente serbo Aleksandar Vucic, giunto a New York per opporsi all'iniziativa, l'ha denunciata poco prima del voto come una "risoluzione altamente politicizzata".

Questa risoluzione "aprirà vecchie ferite e causerà scompiglio politico, non solo nella nostra regione, ma anche qui", ha detto, aggiungendo che stava rendendo omaggio a "tutte le vittime del conflitto in Bosnia, serbi e bosniaci (musulmani, ndr)".

La Russia, che nel 2015 ha posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza che condannava il genocidio di Srebrenica, nei giorni scorsi ha anche denunciato il testo, a suo dire "provocatorio" e che "minaccia la pace e la sicurezza" in Bosnia e nell'intera regione, accusando gli occidentali di "serbofobia".

In questo contesto di tensione, l'Unione europea ha avvertito che "non c’è posto in Europa per chiunque cerchi di mettere in discussione (il genocidio di Srebrenica)". I parenti delle vittime del massacro, pur non perdonando, sperano che i serbi accettino la "verità".

Coloro che hanno condotto il loro popolo in questa posizione (di negazione, ndr) devono "accettare la verità, in modo che tutti noi possiamo trovare la pace e andare avanti con le nostre vite", ha dichiarato all'AFP Kada Hotic, 79 anni, il cui figlio, marito e due fratelli sono stati uccisi nel massacro.

Qualche giorno fa, anche Denis Becirovic, membro bosniaco della Presidenza, ha insistito sul fatto che "questa risoluzione è della massima importanza per diffondere la verità e la conoscenza del genocidio commesso contro i bosniaci".

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