Finalmente uno spiraglio di sereno nell'orizzonte economico 2023: su base annua l'aumento medio dei prezzi si attesta all'1,4%
L'inflazione scende ai minimi da due anni in Svizzera: in novembre la crescita dei prezzi su base annua si è attestata all'1,4%, in calo rispetto all'1,7% registrato in settembre e ottobre. Si tratta del livello più basso dall'ottobre del 2021 (quando era all'1,2%)
Stando ai dati pubblicati dall'Ufficio federale di statistica, nell'undicesimo mese del 2023 l'indice dei prezzi al consumo si è attestato a 106,2 punti. Il rincaro annuo si trova nella fascia bassa delle aspettative: gli analisti interpellati dall'agenzia Awp scommettevano infatti su valori compresi fra +1,5% e +2,1%. A livello mensile i prezzi sono invece scesi: la variazione rispetto a ottobre è pari a -0,2% (le attese erano comprese fa -0,2% e +0,4%).
Secondo gli esperti dell'Ufficio federale di statistica, la contrazione dei prezzi mensile è riconducibile a vari fattori, tra cui la riduzione dei costi nei settori alberghiero e paralberghiero, dei biglietti aerei e dei viaggi forfetari. Anche il carburante e l'olio da riscaldamento sono diventati meno cari. Gli affitti sono invece aumentati. In generale va sottolineata l'evoluzione dei prodotti alimentari, che mettono a referto un -0,6 mensile e +3,2% annuo, così come quella del comparto abitazione ed energia (rispettivamente +0,7% e +3,2%).
Negativa ancora sino al marzo 2021, l'inflazione è salita sensibilmente in Svizzera, arrivando a toccare un picco del 3,5% nell'agosto 2022, per poi tornare a calare lievemente e chiudere l'anno scorso con un dato (medio) del 2,8%, il massimo da 30 anni. Visto che non è stata compensata da una crescita degli stipendi nominali, per i salariati nel 2022 ha comportato la perdita di potere d'acquisto più forte dai tempi della Seconda guerra mondiale. Nel 2023 il punto più altro è stato osservato in febbraio: +3,4%.
L'indicatore rimane a livelli inferiori a quelli osservati in diversi altri Paesi, ma lo scarto si è ridotto: nell'intera Eurozona l'inflazione si è attestata è al 2,4%, in calo dal precedente 2,9%. Per avere la corrispondente indicazione degli Stati Uniti bisognerà attendere qualche giorno: in ottobre il rincaro era al 3,3%, anche in quel caso in rallentamento.
Passando ai dettagli relativi all'inflazione elvetica di novembre, nel confronto con ottobre i prezzi dei prodotti indigeni sono rimasti stabili, mentre quelli dei prodotti importati sono scesi dell'1,1%. Su base annua i primi segnano +2,1%, i secondi -0,6%. Lo zoccolo dell'inflazione – che nella definizione dell'Ufficio federale di statistica è il rincaro totale senza quello concernente prodotti freschi e stagionali, energia e carburanti – mostra una variazione rispettivamente nulla (mese) e di +1,4% (anno).
L'Ufficio federale di statistica calcola anche un indice dei prezzi al consumo armonizzato, misurato con la metodologia in uso nell'Unione europea, con l'obiettivo di raffrontare i dati elvetici con quelli delle nazioni comunitarie. Visto da questa prospettiva novembre presenta un rincaro del -0,5% (mese) e del +1,6% (anno).
Come noto l'efficacia dell'indice dei prezzi al consumo nell'illustrare il costo della vita percepito dai consumatori è peraltro spesso al centro di grandi discussioni. Questo è particolarmente vero in Svizzera perché, per motivi metodologici, il tasso calcolato dai funzionari di Neuchâtel non comprende i premi dell'assicurazione malattia di base, un punto di spesa che è spesso in forte progressione nei bilanci delle famiglie elvetiche.
Il rincaro stabilito dall'Ufficio federale di statistica ha una grande importanza in vari ambiti: dalle negoziazioni salariali agli affitti, passando per la fissazione degli alimenti nell'ambito dei divorzi.
L'inflazione è monitorata con attenzione anche dalla Banca nazionale svizzera, che persegue come obiettivo la stabilità dei prezzi, intesa come un rincaro compreso tra lo 0 e il 2%. Come si sa l'entità guidata da Thomas Jordan ha proceduto a cinque aumenti del tasso guida nello spazio di poco più di un anno, operando un primo rialzo il 16 giugno 2022 (da -0,75% a -0,25%), un secondo il 22 settembre (da -0,25% a +0,50%), un terzo il 15 dicembre (da +0,50% a +1,00%), un quarto il 23 marzo 2023 (da +1,00% a +1,50%) e un quinto il 22 giugno (da +1,50% a +1,75%). Il tasso è così salito al livello più elevato dal 2009. Nell'ultimo appuntamento con l'analisi della situazione economica e monetaria, lo scorso 21 settembre, la Banca nazionale ha invece optato per lo status quo. La prossima riunione è in programma il 14 dicembre.