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Olmo Cerri, trovatore di storie

Intervista al regista, videomaker, autore radiofonico. Fra i numerosi documentari realizzati ‘Macerie’, premiato al Sonohr 2023

Classe 1984, professionalmente muove i primi passi in ambito sociale, poi però cambia strada e si diploma cineasta
(© Giacomo Jaeggli / laRegione)
3 marzo 2023
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Grandi o piccole, importanti o mediocri, belle o brutte, esilaranti o strappalacrime, edificanti o scabrose, intime o collettive… di qualunque genere siano, le storie fanno parte della nostra vita: tutti le cerchiamo. Perché ascoltare (leggere, vedere) storie traduce un interesse per l’altro, che può avere – naturalmente – molteplici ragioni, anche in chi si professa misantropo. Poi c’è chi di quelle storie ne fa un mestiere diventandone un catalizzatore, perché alcune vicende è bello diffonderle, anche solo per suscitare un sorpreso "oh, to’" e dare una diversa prospettiva dello stare al mondo. Fra questi trovatori di storie c’è Olmo Cerri, appassionato regista, videomaker, sceneggiatore e autore radiofonico.

Il pretesto per farci due chiacchiere me lo ha dato la recente doppia premiazione del podcast ‘Macerie’ (2021) di cui è stato autore e coordinatore, durante la tredicesima edizione di Sonohr Radio & Podcast (Prix de l’authenticité e Prix du public). Riconoscimenti tanto inaspettati quanto felici, commenta Cerri, che non credeva che un tema tanto forte per il Ticino (la storia dell’autogestione e del Molino, finita – appunto – in macerie) potesse «colpire un pubblico e una giuria prevalentemente svizzero-tedeschi».

Cambiare strada

Nato nell’aprile dell’Ottantaquattro e cresciuto a Sonvico, Olmo si forma dapprima alla Supsi, diplomandosi come operatore sociale. Mestiere che ha svolto per alcuni anni, «in testa avevo l’idea dell’operatore come una figura che potesse avere un impatto anche politico e cambiare così le cose. Avevo in testa Basaglia». Tuttavia, aveva l’impressione che il suo lavoro «tamponasse il disagio, senza combattere le vere cause del malessere. Non mi soddisfaceva molto». È stato però in quel contesto che ha scoperto il potenziale delle storie: «In un istituto, avevo proposto un atelier sul video con scopi sociali. Il proposito era raccontare il vissuto dei partecipanti attraverso alcuni filmati: un buon modo per dare voce a chi non ne ha. Mi è piaciuto molto». Tanto che la decisione è presa: Olmo cambia strada e diventa cineasta formandosi al Cisa di Lugano.

Da una decina d’anni è impegnato con l’Associazione Rec (è membro insieme ad Adriano Schrade, Ricardo Torres e Stefano Mosimann), che produce e coproduce documentari, cortometraggi e lungometraggi, proiettati in tv e al cinema, così come nell’ambito di festival nazionali e internazionali. Allo stesso tempo lavora anche per la Rsi (Storie, Patti Chiari, Laser, CultTv) come regista e in passato ha preso parte a numerose produzioni cinematografiche collaborando con ImagoFilm, Amka, Cinedokke e HugoFilm.

Nodi

Nino Zucca (meglio conosciuto come Swiss Elvis), Carmela, Don Gregorio, Gabriella, Lorella, Augusto Guidini, Giacomo Facchinetti, Plinio Romaneschi, Nicole e Martin, Don Colombo, Bruno Bréguet, Sergio Ferrari, Nicolín Gianotti e ancora il Molino e l’autogestione, Seminterra, Cantiere della gioventù, la pandemia (in ‘Strani giorni’, premio Sonohr 2021) sono alcuni soggetti (citati in ordine sparso) dei progetti cui Olmo ha lavorato negli anni, realizzando documentari video oppure audio. Per concludere questo indice sommario (che parrà una ripetizione), cito il graphic novel dedicato all’antifascista ‘Giovanni Bassanesi - In volo per la libertà’, realizzato in collaborazione con l’illustratore Micha Dalcol.

Da tutti questi nomi emerge il coinvolgimento per «i racconti da cui traspare un approccio politico al mondo, le questioni e i movimenti sociali, le persone che fanno scelte controcorrente e radicali, che sono d’ispirazione. Insomma, sono spesso percorsi che mi affascinano oppure temi che sento urgenti da raccontare». Ogni soggetto viene approfondito da Cerri che si butta a capofitto nella ricerca (le fonti sono archivi, documenti, scritti) e «leggo tutto ciò che è possibile su un dato argomento. Cerco quindi testimonianze e raccolgo le interviste». L’indagine mira sempre a ricercare «il nodo della storia». Un lavoro, tiene a evidenziare il regista, possibile grazie al supporto produttivo dell’Associazione Rec.

Appassionata

Un sostegno che non è mancato neppure per ‘Macerie’. Il documentario – o meglio, la «storia appassionata fatta anche di impressioni soggettive» – è stato realizzato da un collettivo coordinato da Olmo e di cui sono parte fra gli altri Cy, Esteban, Gerard, Mattia, Paco, Ushi e Mirella e messo online a partire dall’ottobre di due anni fa. (Spicciamo fra parentesi i crediti: musiche di Victor Hugo Fumagalli, Artemondi e Incompetech; grafica a cura di Complice Press). In un’intervista pubblicata nell’edizione de ‘laRegione’ del 28 maggio 2022, Olmo raccontava i pretesti di questo progetto nato per "sottolineare il 25esimo anniversario dell’occupazione degli ex Molini Bernasconi a Viganello". Poi però, dopo le ruspe del 29 maggio 2021 che hanno raso al suolo parte dell’ex Macello, "sentivamo l’esigenza di fare qualcosa di concreto", spiegava Cerri, che fra le righe cita il «bellissimo» podcast ‘Limoni’ di Annalisa Camilli, uscito in occasione del ventennale del G8 di Genova, che ha dato lo spunto sulle modalità narrative.

Assemblando decine di ore d’interviste raccolte con persone attive nell’autogestione e non, il podcast si propone quale importante archivio di memoria orale (e collettiva) che non racconta unicamente la storia degli autonomi, ma anche uno spaccato ventennale delle vicende luganesi («una Lugano che non esiste più»), intrecciandosi a fatti di portata internazionale come il G8 di Genova, l’11 settembre delle Torri Gemelle o ancora la pandemia. Per decenni, il Molino è stato "uno spazio di libertà sociale e culturale", come emerge dal podcast.

Si definiva, anzi l’ha definita lo stesso Olmo nell’episodio zero, una «storia appassionata» perché «non è un racconto distaccato, freddo. Ho vissuto una parte della mia vita all’interno del Molino, un’esperienza che è stata incredibilmente formativa. Là ho imparato molte cose: la relazione con l’autorità, il contatto con i media, ma anche nozioni tecniche come realizzare un sito internet, scrivere un comunicato stampa. Buona parte di ciò che sono ora l’ho imparato là dentro e penso che per tanti sia così». (Per ascoltare ‘Macerie’: www.spreaker.com/show/macerie).

‘Sacchetti odorosi’

Un filo autobiografico si intreccia anche nel podcast di prossima pubblicazione, prodotto da Rete Due, che uscirà nella prima metà di marzo e che si intitola ‘Quegli stupefacenti anni zero’, proprio vent’anni dopo l’Operazione Indoor. Olmo dà qualche anticipazione: «Racconto un periodo di storia un po’ dimenticato che va dal 1996 al 2003; gli anni in cui in Ticino si è potuta vendere e comperare (e fumare) erba, apparentemente in modo legale. Questo era chiaramente possibile perché c’erano sfumature e buchi legislativi». Si era creata una realtà "stupefacente" «con un Piano di Magadino con colture di canapa sorvegliate da uomini armati, gente che rubava dalle piantagioni, i celeberrimi canapai, traffici internazionali e la polizia che non sapeva cosa fare».

www.olmocerri.ch

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