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Pasolini, Erba, Spaziani e Cattafi avrebbero cent’anni

Diversi tra loro, autonomi, coetanei, un’occasione di rilettura (o lettura) capace di produrre nuove, interessanti sorprese

Quattro della ‘quarta generazione’
29 luglio 2022
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È questo un anno in cui si celebrano o celebreranno i centenari di alcuni poeti importanti. Tra questi Pier Paolo Pasolini, nato il 5 marzo del 1922 (tragicamente scomparso nel 1975) e già riportato in pieno all’attualità culturale da una serie di incontri, convegni, articoli che ne hanno ripreso e sottolineato i valori del poeta e critico, del narratore e opinionista, del regista cinematografico. Una figura che ha inciso in ogni campo, pur nella sua breve vita, e che è stato poeta in tutti gli aspetti della sua molteplice proposta. Anche nel cinema: basterebbe pensare a un film come ‘Il Vangelo secondo Matteo’, che in questo senso mi aveva colpito quando da ragazzino mi ero precipitato in una sala milanese per vederlo.

Raffinato poeta in dialetto quando ancora non si parlava di poesia neo-dialettale, energico poeta civile coinvolto nel reale del tempo con ‘Le ceneri di Gramsci’, in cui la sua vena di libero ideologo appassionato già si imponeva. E poi passato all’assunzione di un dire in versi quasi giornalistico in Trasumanar e organizzar.

Ben altro e molto se ne potrebbe dire, ma vorrei subito passare a un suo coetaneo del tutto diversamente impostato, e cioè Luciano Erba, che farebbe cent’anni il prossimo 18 settembre (morì nel 2010), la cui scrittura, lontana dall’appartenere a linee di tendenza, si mostra sempre più autonoma nella sua naturale grazia, in cui riesce a coinvolgere situazioni varie anche e soprattutto di una normale esperienza quotidiana. Non senza, beninteso, spunti in cui, come tutti i veri poeti, riesce ad antivedere ciò che accadrà, come quando in un testo anni 50, incluso nel suo decisivo libro ‘Il male minore’ (1960), scrive: "ma nessuno che sappia / che l’ignoranza è il male minore/, presso i fedeli dell’imperatore". E quanto pervasiva è divenuta oggi l’ignoranza stessa, magari mercantilmente camuffata, in ogni più svariato campo...

Il prossimo 7 dicembre sarebbe stato il compleanno numero 100 per Maria Luisa Spaziani (mancata nel 2014), "la volpe", secondo Eugenio Montale, in nome del quale aveva intitolato un centro e un premio per la poesia. La sua opera, che copre un ampio arco di tempo, a partire dagli anni Cinquanta con ‘Le acque del sabato’, si è sempre segnalata per l’impeccabile compostezza raffinata della scrittura, frutto di un consapevole legame con la tradizione, per la scelta di un tono medio-alto, mosso attorno al verso base dell’endecasillabo. Il tutto per dare presenza lirica alla luce speciale delle immagini coinvolte, pure in una evidente attenzione al reale, anche nel dettaglio, con aperture tematiche articolate, per esempio al viaggio o al sogno. E ricordiamo poi quella particolare sorta di suo romanzo popolare in versi sulla figura di Giovanna d’Arco, in un testo del 1990.

Il 6 luglio da poco passato avrebbe invece segnato i cento anni per Bartolo Cattafi (scomparso nel ’79), un autore la cui opera si riaffaccia e conferma oggi inconfondibile per l’estro inventivo, per la capacità dell’autore di produrre, come spesso è stato segnalato, veri e propri gettiti di immagini. È da poco riapparso un suo libro importante, ‘L’osso l’anima’ – a cura e con un saggio di Diego Bertelli (Le lettere, p.378, € 23), dove questo suo aperto carattere (sempre nel controllo esatto e limpidamente espressivo della parola e della forma) appare subito evidente. Cattafi preleva felicemente dal reale e trasfigura usando un ritmo secco e incisivo. Anche nel suo caso siamo di fronte a un’opera lontana da linee di tendenza dell’epoca, che non erano certo di poco conto, basti pensare al neorealismo e poi alle neo avanguardie. Ma come scrive Bertelli siamo a un autore la cui opera "si profila anzitutto come un’esperienza linguistica riconducibile, sul piano artistico-letterario, alla tradizione europea anziché al contesto nostrano".

Quattro autori dunque molto diversi tra di loro e vitalmente autonomi, quattro autori coetanei, appartenenti alla cosiddetta "quarta generazione" e ai quali questa ricorrenza ci dà occasione di tornare, in una operazione di rilettura o lettura capace di produrre nuove, interessanti sorprese. Quelle che sanno offrire nel tempo i poeti davvero destinati a durare.

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