L'analisi delle emissioni di gas serra negli ultimi 30 anni evidenzia che economie domestiche, agricoltura e servizi hanno fatto i compiti
Meglio economie domestiche, industria, agricoltura e servizi, male invece i trasporti. Nella ‘pagella’ di chi inquina di più emerge che nel 2019 le emissioni di gas serra in Svizzera sono calate solo leggermente: 46,2 milioni di tonnellate di CO2 (0,3 milioni di tonnellate in meno rispetto al 2018). L’inventario dell’Ufficio federale dell’ambiente (Ufam) evidenzia che la Confederazione difficilmente raggiungerà l’obiettivo climatico che prevede una riduzione del 20% entro il 2020 (rispetto al 1990) delle emissioni di gas serra. La verifica avverrà nei primi mesi del 2022, il settore messo peggio è quello dei trasporti. E già si guarda alla prossima ambiziosa tappa: ridurre le emissioni di gas serra nei settori trasporti, edifici e industria di quasi il 90% entro il 2050. Ma va cambiata marcia: “A questo ritmo, la Svizzera raggiungerà l’obiettivo di zero emissioni fra 154 anni”, hanno commentato gli ambienti ecologisti. La Confederazione intende presentare un bilancio neutro delle emissioni di gas serra entro il 2050. Per riuscirci il Parlamento ha recentemente adottato una revisione della legge sul CO2 contro la quale è stato lanciato il referendum e su cui andremo a votare il 13 giugno, dal suo esito dipende la continuazione dell’impegno elvetico a favore del clima.
Bisogna fare meglio degli ultimi 20 anni. Ma quale è stata l’evoluzione delle emissioni dal 1990 a oggi? Chi ha fatto i compiti e chi no? Dal monitoraggio delle emissioni dell’Ufficio federale dell’ambiente (vedi grafica) si constata dal 1990 al 2019 una riduzione complessiva del 14%. Le differenze tra i settori sono evidenti. “Si registrano miglioramenti in particolare nelle economie domestiche, industria, agricoltura e servizi. Nel campo dei gas sintetici si assiste per contro a un preoccupante incremento mentre nei trasporti, che costituiscono ben un terzo delle emissioni totali, si marcia sul posto”, analizza Riccardo De Gottardi, che per 30 anni si è occupato di pianificazione del territorio e della mobilità al Dipartimento del territorio. Ci aiuta a leggere questi dati in vista delle sfide ecologiche che ci attendono. Trasporti e industria sono da tempo i settori che più producono emissioni di gas serra.
FONTE: UFFICIO FEDERALE DELL’AMBIENTE, INVENTARIO DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA IN SVIZZERA, BERNA 2021/ELABORAZIONE PROPRIA
Nel settore dei trasporti l’obiettivo di ridurre del 20% rispetto al 1990 le emissioni entro il 2020 appare lontano. Le emissioni nel 2019 hanno superato addirittura dell’1% il livello del 1990. “Tre quarti delle emissioni sono generate dalle automobili, con i motocicli e i bus privati, seguiti da veicoli pesanti e furgoncini per il trasporto delle merci. Altri tipi di trasporto (treno, bus dei servizi pubblici, battelli, pipeline, aviazione nazionale, ecc.) costituiscono una parte molto marginale”. Eppure c’è un grande sforzo per mettere sul mercato autovetture sempre più verdi: “Purtroppo il notevole aumento del traffico dal 1990 in poi ha annullato l’effetto dei progressi tecnologici nel campo dei motori tradizionali e anche la diffusione dell’automobile ibrida o elettrica, che peraltro in Svizzera e in Ticino costituisce ancora una minima parte del parco autoveicoli (meno del 5% nel 2020), non ha permesso d’invertire la rotta e dunque men che meno di raggiungere l’obiettivo di riduzione. Addirittura la media delle emissioni di CO2 delle automobili nuove messe in circolazione ha ricominciato ad aumentare a partire dal 2017”. Un pessimo risultato dunque.
Le emissioni dell’industria nel 2019 hanno totalizzato 11,2 milioni di tonnellate di CO2, circa il 14% in meno rispetto al 1990. Negli ultimi anni sono rimaste a un livello relativamente stabile e, continuando di questo passo, l’obiettivo di riduzione del 15% rischia di essere mancato. Per quanto riguarda gli edifici, le emissioni sono state pari a 11,2 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti (CO2-eq), inferiori del 34% rispetto al 1990. L’efficienza energetica e la sostituzione di sistemi di riscaldamento a olio e a gas con pompe di calore e fonti di energia rinnovabili ha permesso di mantenere il livello invariato rispetto al 2018, non abbastanza per raggiungere l’obiettivo di riduzione del 40% entro il 2020.
FONTE: UFFICIO FEDERALE DELL’AMBIENTE, INVENTARIO DELLE EMISSIONI DI GAS SERRA IN SVIZZERA, BERNA 2021/ELABORAZIONE PROPRIA
La Svizzera si è impegnata a contrastare i cambiamenti climatici, che anche nelle regioni alpine già stanno manifestando i loro effetti negativi e generano costi importanti non ancora interamente visibili. Un recente studio della società di riassicurazione Swiss Re conclude che il cambiamento climatico è la minaccia più grande per l’economia globale: senza misure per ridurre le emissioni di gas serra le temperature rischiano di aumentare oltre i 3 gradi nei prossimi 30 anni e il prodotto interno lordo mondiale potrebbe crollare del 18%.
“I trasporti, essenzialmente la circolazione stradale di persone e di merci, contribuiscono per circa un terzo alle emissioni di gas serra e consumano il 30% dell’energia finale. Costituiscono dunque gli elementi fondamentali della strategia energetica elvetica di riduzione dei consumi, di sostituzione delle energie fossili e di maggiore indipendenza dall’estero così come per raggiungere la sostenibilità ambientale. Senza ulteriori sforzi per contenere gli spostamenti, per incoraggiare il trasferimento dalla strada alla ferrovia e alla mobilità ciclo-pedonale e per incentivare l’adozione di nuove tecnologie questi obiettivi non potranno essere raggiunti. Da ciò la posta in gioco con la votazione sulla legge sul CO2 appare fondamentale”, conclude De Gottardi.
L’agenda per il clima ha due fasi: si guarda al 2030 per abbassare il tasso d’inquinamento e al 2050 per azzerarlo. Il record di caldo a livello globale nel 2020, le emissioni di gas serra nel 2021 mai così alte da 10 anni, sono conferme di quanto ripete da tempo la scienza. Ratificando l’Accordo sul clima di Parigi nel 2017, la Svizzera (con altri 189 Paesi) si è impegnata a ridurre le emissioni di gas serra in modo da mantenere il riscaldamento climatico al di sotto di 2 gradi. Concretamente, Berna deve dimezzare entro il 2030 le proprie emissioni rispetto ai valori del 1990. C’è una strategia climatica (il Governo l’ha approvata a gennaio 2019) il cui obiettivo è ridurre le emissioni a zero entro il 2050. Stabilisce dieci principi strategici per orientare le azioni in materia di politica climatica nei prossimi anni e indica i possibili obiettivi di riduzione nei diversi settori. La strategia è coordinata con la strategia energetica 2050, approvata dal popolo nel 2017, che persegue l’incremento dell’efficienza energetica, l’aumento della quota di energie rinnovabili e l’abbandono del nucleare.