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La metamorfosi del franco: da kriptonite ad acquasanta

Di fronte al rialzo dei tassi deciso dalla Bns potremmo ripetere: ‘Jusqu’ici tout va bien’. Ma il problema non sta nella caduta, bensì nell’atterraggio

In sintesi:
  • Le autorità della Bns hanno ribadito quanto l’eventuale apprezzamento del franco non sia più un problema
  • Con i tassi d’interesse positivi si premia il risparmio, mentre viene penalizzato il credito. Dunque, si raffredda l’economia
  • Negli Stati Uniti Joseph Stiglitz ha chiesto alla Fed di sospendere l’inasprimento della politica monetaria

 

I tassi d’interesse tornano in terreno positivo dopo quasi otto anni
(Ti-Press)
23 settembre 2022
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La metamorfosi del franco è avvenuta in tempi piuttosto rapidi. Non così rapidi come quelli di Gregor Samsa, per carità. Ma insomma, nel giro di poco il franco forte (anche noto come Superfranco, ©Bruno Machado) è passato da kryptonite ad acquasanta dell’economia svizzera. Si direbbe sia questo uno dei messaggi contenuti "tra le righe" della decisione della Banca nazionale di alzare il tasso guida della politica monetaria di 75 punti base. Una decisione che riporta i tassi d’interesse in terreno positivo dopo quasi otto anni: dal -0,25 al +0,50 per cento.

Le autorità della Bns hanno ribadito quanto l’apprezzamento del franco non sia più un problema, anzi: ritengono che possa essere un valido strumento per contrastare l’inflazione. In particolare, se si tiene conto che buona parte dei rincari riguarda prodotti importati (soprattutto energia, alimenti e materie prime). Ecco perché proprio il differenziale di cambio nei confronti di dollaro ed euro – spiegano i tecnici – permette al nostro Paese di attutirne l’impatto. In Svizzera, in effetti, l’inflazione allo stato attuale è parecchio più bassa rispetto ai Paesi membri dell’Ue e agli Stati Uniti.

Di fronte a questo scenario potremmo chiudere gli occhi e ripetere "jusqu’ici tout va bien", un po’ come faceva il protagonista de ‘La Haine’ mentre precipitava da un edificio di cinquanta piani. Il problema però, ce lo ricorda bene il film di Mathieu Kassovitz, "non sta nella caduta, bensì nell’atterraggio". Di fatto l’inasprimento della politica monetaria decisa dalla Bns comporta ben altre conseguenze, oltre alla parziale protezione dell’economia svizzera dall’inflazione importata dall’estero.

Con i tassi d’interesse positivi si premia il risparmio, mentre viene penalizzato il credito. Dunque, si raffredda l’economia. Il possibile calo dei consumi e della produzione potrebbe facilmente portare a fallimenti aziendali e a tagli dei posti di lavoro. Tutto ciò senza alcuna garanzia di riuscire a calmierare la dinamica dei prezzi, visto che essa non risponde a un eccesso di domanda, ma piuttosto a delle strettoie dal lato dell’offerta. L’aumento dei tassi pone anche in grosse difficoltà Stati (compresi Cantoni e Comuni), imprese e famiglie indebitate. Inoltre fa crescere di molto la possibilità di una crisi del mercato ipotecario, soprattutto considerando che il rialzo deciso ieri dalla Bns non sarà l’ultimo. Non si può nemmeno escludere, a questo punto, l’ipotesi di un rincaro degli affitti che accompagni l’incremento dei tassi ipotecari. Dulcis in fundo: è ben noto quanto il franco troppo forte renda meno competitive le esportazioni svizzere; era infatti questo il motivo per cui, per anni, la Bns ha lottato per contenere il suo rafforzamento, un po’ con i tassi negativi e soprattutto con grandi interventi nei mercati dei cambi, talmente massicci che oggi sono proprio le posizioni in valuta estera a spiegare le ingenti perdite registrate dalla Banca nazionale nel primo semestre (-95 miliardi). Un risultato che, tra l’altro, mette in forte dubbio la possibilità di ridistribuire degli utili a Confederazione e Cantoni alla fine dell’anno.

Negli Stati Uniti Joseph Stiglitz ha chiesto alla Fed di sospendere l’inasprimento della politica monetaria: il rischio, secondo il premio Nobel, è quello di far precipitare l’economia statunitense in recessione. In America non è stato ascoltato. Potremmo farlo noi.

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