Mendrisiotto

Operazione antidroga: tagliata la testa al… 'Toro'

In manette tre persone, da tempo gestivano la vendita al dettaglio di cocaina nel Mendrisiotto e Basso Ceresio. Nascondevano lo stupefacente nei boschi

9 ottobre 2018
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Da anni, ormai (perlomeno dal 2014), avevano in mano la fetta più grande del mercato degli stupefacenti – nello specifico della cocaina – del Mendrisiotto. Ma non solo: anche la zona del Basso Ceresio e poi, su su fino a Lugano, era terreno fertile per la loro attività illegale. Vendita al dettaglio, con un modus operandi ‘nuovo’ alle nostre latitudini, interrottosi grazie all’attività investigativa di polizia e Guardie di confine, le quali – sotto il coordinamento della procuratrice pubblica Margherita Lanzillo – hanno così dato pieno successo all’operazione ‘Toro’. Dopo ore d’osservazione, il 3 luglio scorso gli agenti hanno arrestato a Rovio, in una struttura alberghiera, le ‘menti’: due cittadini albanesi di 24 e 28 anni, residenti in Italia ma ‘di base’ a Rovio. Negli scorsi giorni, invece, è finito in manette un 46enne di origine egiziana, gerente di un fastfood a Mendrisio (e precedentemente di un bar, sempre nel capoluogo del Distretto). Nel mezzo, in tutti questi mesi di indagine, le forze dell’ordine hanno inoltre fermato e interrogato almeno una trentina di persone, clienti più o meno abituali. L’ultimo fermo, in ordine di tempo, è avvenuto in un centro commerciale di Morbio Inferiore. In totale, stando a quanto ha appurato sinora l’inchiesta, i due (verosimilmente anche con la complicità del 46enne), avrebbero spacciato ben oltre il chilogrammo di cocaina, con un grado di purezza altissimo se confrontato con la ‘normale’ vendita al dettaglio dello stupefacente. ‘Roba buona’, come si dice in gergo, che ha permesso loro di accaparrarsi, come detto, una grande fetta del mercato momò ed estendersi anche più a nord.

Dai nascondigli alla consegna a domicilio

I due, stando a quanto si è potuto appurare, avevano adottato un modus operandi alquanto efficace: non tenevano lo stupefacente a casa – onde evitare che, in caso di intervento di polizia, si risalisse subito ai ‘proprietari’ –, bensì nei boschi. Piccoli nascondigli ricavati tra le radici delle piante che le attività investigative hanno permesso di portare alla luce: dal boschetto situato in zona Sant’Apollonia a Coldrerio al Parco delle Gole della Breggia, dalla zona Saceba ad un cumulo di sassi non molto distante dal campo sportivo di Melano. Senza dimenticare Casvegno a Mendrisio. Piccole dosi nascoste in tanti posti, salvo il rinvenimento nei boschi di Rovio che ha permesso agli agenti di trovare in un colpo solo all’incirca tre etti di cocaina. Una volta contattati gli acquirenti via telefono, gli spacciatori si recavano nelle zone appena menzionate, prelevavano il quantitativo necessario (solitamente bolas rinchiuse in scatolette e poi sotterrate) e in seguito lo consegnavano al compratore, senza disdegnare anche la consegna a domicilio. Da qui, dunque, l’ipotesi di reato più grave nei loro confronti, ovvero infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti.

Il 24enne e il 28enne dovranno pure rispondere di infrazione alla Legge federale sugli stranieri e, stando a nostre informazioni, pure di aggressione. Almeno uno dei due ragazzi di origine albanese, infatti, si troverebbe coinvolto in un fatto di sangue avvenuto nell’ottobre dello scorso anno nel Luganese. Episodio durante il quale si erano scontrate due bande: una composta da albanesi, l’altra da svizzeri e cubani. Il Ministero pubblico, vista la delicatezza dell’indagine ancora in corso, ha preferito non rilasciare alcuna informazione. 

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