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La città dei castelli sempre più città dei ‘ponti sociali’

A Bellinzona si è svolto il secondo Tavolo della solidarietà e dell’integrazione. Il Municipio sta valutando la creazione di un’apposita struttura

Una trentina le persone presenti a Palazzo Civico
18 maggio 2024
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Bellinzona città dei castelli, ma anche o soprattutto dei ponti sociali. Questa l’immagine che è andata formandosi venerdì a Palazzo civico durante il secondo Tavolo della solidarietà e dell’integrazione organizzato dal Servizio comunale movimento della popolazione coinvolgendo associazioni, enti e gruppi attivi sul territorio in questo ambito. Scopo del pomeriggio presentare le loro mansioni e novità, fare il punto sulle sfide incombenti e avvicinare le rispettive competenze per migliorare la rete di sostegno alle persone in difficoltà. Focus ad esempio sulla Scuola Daro, cui ‘laRegione’ dedicherà un servizio nei prossimi giorni tracciando un bilancio del primo anno di attività; come pure sul centro di accoglienza Casa Marta inaugurato sei mesi fa e di cui abbiamo presentato alcuni ospiti nell’edizione del 10 maggio. Evidenziato, per cominciare, il ruolo delle istituzioni comunali e cantonali nell’integrazione degli stranieri per quanto riguarda gestione dei permessi, impiego lavorativo, formazione, coinvolgimento nel tessuto sociale locale. Introdotto dal caposervizio Matteo Caratti, il sindaco Mario Branda ha quindi sottolineato che «un forte senso di solidarietà pervade Bellinzona. Vogliamo fare in modo che le competenze esistenti siano consapevoli della presenza di altre preziosi risorse, così da implementare nuove forme di collaborazione, anche per quanto riguarda l’utilizzo degli spazi che sappiamo essere molto richiesti». Proprio a questo riguardo Branda ha accennato alla volontà di dotare la capitale ticinese di un vero e proprio Centro dell’integrazione «nel quale sviluppare ulteriormente il senso di convivenza civile e civica che vorremmo caratterizzasse Bellinzona». Valutazioni sul luogo sono in corso e un’opzione potrebbe essere la vecchia scuola comunale di Ravecchia in disuso da molti anni.

Una mano per i problemi digitali

Fra le novità emerse, spiccano alcuni servizi. Ad esempio il ‘Ponte digitale’ inaugurato proprio ieri dalla Città dei mestieri della Svizzera italiana (www.cittadeimestieri.ti.ch) gestita dal Dipartimento educazione, cultura e sport in viale Stazione 25 quale luogo d’incontro liberamente accessibile dove persone e aziende possono trovare risposte attraverso una consulenza informativa permanente sulla formazione professionale di base, superiore e continua. Ebbene il Ponte digitale, ha spiegato Massimo Ghezzi, è stato ideato e costruito insieme al Servizio per l'integrazione degli stranieri e il Centro di formazione professionale dell'Ocst, ed è sostenuto dal Programma d’integrazione cantonale e dalla campagna nazionale ‘Semplicemente meglio’ nell'ambito della promozione delle competenze di base. In pratica ogni venerdì dalle 10 alle 16 i consulenti sono pronti ad aiutare chiunque richieda un accompagnamento personalizzato, mirato e completo per la risoluzione di sfide informatiche di qualsiasi genere, dalla semplice gestione della posta elettronica ai problemi amministrativi, fino alle risorse educative online. L’obiettivo è semplice: aiutare l’utenza a diventare più sicura e competente nel mondo digitale, rendere la vita quotidiana più semplice e offrire nuove opportunità attraverso l'alfabetizzazione digitale. Un successo? Si direbbe di sì, visto che durante la prima giornata gli utenti sono stati una ventina. Fra questi, ha rimarcato Matteo Caratti, anche una persona straniera che necessitava di una mano per mandare avanti la pratica per il permesso.

Il successo delle portinerie di quartiere

Una novità inaugurata a fine aprile è Viavai, la nuova ‘portineria di quartiere’ che Pro Senectute ha aperto in via Mesolcina 3c a Bellinzona. Si tratta dell’ultima arrivata fra le dodici aperte in Ticino negli ultimi quattro anni, compresa quella di Sementina denominata ConTeSto e attiva da qualche tempo in via al Ticino 30a. Carmine Miceli, responsabile del Servizio lavoro sociale comunitario di Pro Senectute, ha spiegato che in ottica preventiva il servizio vuol essere di utilità specialmente, ma non solo, per chi si avvicina all’età del pensionamento. Arredate con gusto per essere accoglienti e simpatiche, le portinerie sono punti d’incontro multifunzionali dove trovare risposte per questioni pratiche come chiedere consigli o una mano per fare la spesa, condividere problemi, annaffiare le piante di casa, portare a spasso il cane, trattenere pacchi postali, custodire le chiavi. Ma anche, in ottica socializzante, conoscere altre persone, stare in compagnia, bere un caffè insieme, svolgere attività per adulti e bambini. Non da ultimo lo spazio offre anche la possibilità di condividere idee e proposte a favore della cittadinanza e realizzare progetti a favore del quartiere e della sua vitalità. «Il tutto nell’ottica di avere una cittadinanza attiva cui sta a cuore la costruzione di un senso comunitario», ha sottolineato Miceli. Alcune cifre sono indicative di quanto l’iniziativa sia apprezzata: l’anno scorso vi hanno fatto capo ben 4’500 persone e sono state 600 le attività organizzate. «Attraverso questo approccio informale, siamo inoltre riusciti a indirizzare parecchie persone verso i servizi e le istituzioni di cui avevano necessità». Ponti sociali, appunto.

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