Luganese

Atto terroristico o insano gesto? Allah entra in aula

Dal 29 agosto al 2 settembre il processo al Tribunale penale federale di Bellinzona contro l’accoltellatrice della Manor di Lugano

La polizia sul posto
(Ti-Press)
25 agosto 2022
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Un’intera settimana per ripercorrere quel primo pomeriggio del 24 novembre 2020 quando una ventottenne ticinese salì al quinto piano della Manor, in pieno centro a Lugano, e sferrò un colpo di coltello al collo e al viso di una cliente dei grandi magazzini per poi scagliarsi su un’altra donna che riportò, fortunatamente, ferite più lievi a una mano. In aula, davanti al Tribunale penale federale di Bellinzona presieduto dalla giudice Fiorenza Bergomi, l’imputata dovrà rispondere della gravissima accusa di ripetuto tentato assassinio dalla matrice jihadista.

Tredici pagine quelle sottoscritte dalla procuratrice Elisabetta Tizzoni volte a ripercorrere quell’autunnale giornata di quasi due anni fa che scosse l’intera cittadina sul Ceresio per i contorni soprattutto che caratterizzarono l’insano gesto. La giovane donna, infatti, nell’individuare e afferrare con violenza le sue vittime pronunciò, ripetutamente, frasi inneggianti all’Islam quali "Allah U Akbar" (Dio è grande) e "vendicherò il profeta Muhammad". Pochi minuti per realizzare quello che poteva essere il suo piano di morte e la volontà, come da lei stessa affermato in quei frangenti, di "essere qui per l’Isis". Secondo l’accusa la donna avrebbe agito "con particolare mancanza di scrupoli e movente fondamentalista, specificatamente, commettendo un atto terroristico". Una linea accusatoria contestata dal pool della difesa, composto dagli avvocati Daniele Iuliucci e Simone Creazzo, che non ravvede il movente jihadista e la qualifica di attentato terroristico degli eventi così come l’assassinio ma, diversamente, l’omicidio tentato scatenato da motivi che risiederebbero nello stato mentale dell’imputata al momento dei fatti.

La cinque giorni di processo sarà organizzata in modo da dare spazio al dibattimento e ai periti giudiziari lunedì e martedì; dopo la pausa del mercoledì, giovedì si proseguirà con la requisitoria e l’arringa. Venerdì e lunedì giornate di riserva, prima dell’entrata in camera di consiglio. La sentenza è per ora annunciata lunedì 19 settembre.

Quale il movente?

Atto terroristico o insano gesto? Verterà dunque attorno a questo principale interrogativo una vicenda che ha tenuto banco in quei primi giorni di Avvento, quando il centro commerciale di piazza Dante era già addobbato delle luci natalizie. Erano le 13.38, in piena pausa pranzo fra dipendenti di uffici a riposo e persone già alla ricerca dei regali da mettere sotto l’albero, quando l’oggi trentenne, dopo essere salita al reparto casalinghi, avrebbe "chiesto a una commessa quale fosse il miglior coltello per tagliare il pane". Optò per una posata con una lama seghettata della lunghezza di 21 centimetri, "ritenuto – è la posizione della pp – il più adatto da utilizzare per tagliare la testa come fa lo Stato Islamico". Da quel momento, secondo la ricostruzione dei fatti svolta dall’accusa, l’imputata si sarebbe "concentrata sulla ricerca di vittime a caso e più precisamente donne essendo queste più vulnerabili e facili da sopraffare rispetto ad un uomo". Come anticipato l’arma bianca ferì gravemente una prima donna e più leggermente un’altra. Il movente? Secondo il magistrato starebbe nella volontà di "vendicare il profeta Maometto e le discriminazioni del presidente francese Macron verso i musulmani", fatti questi ultimi che avrebbe "letto sul gruppo Facebook ‘Italiani musulmani’, così da attirare in questo modo l’attenzione dello Stato Islamico, promuovendone l’ideologia e mietendo terrore nella popolazione in totale disprezzo della vita altrui, mostrando un’inaudita brutalità, freddezza e assenza di emozioni".

Ricordiamo che la furia omicida fu sventata dalla stessa seconda vittima che, insieme ad altri avventori del negozio, riuscì a disarmare l’accoltellatrice e a immobilizzarla fino all’arrivo della polizia. Oltre al reato di assassinio tentato, la procuratrice ha indicato anche la violazione dell’articolo 2 della Legge federale che vieta i gruppi ‘al-Qaida’ e ‘Stato Islamico’, nonché le organizzazioni associate. Per Tizzoni la donna avrebbe "scambiato fra l’ottobre e il novembre 2020 attraverso il suo account Facebook 2’507 comunicazioni, la maggior parte dal contenuto pro Stato Islamico, tra cui messaggi scritti, qualche messaggio vocale, interventi sia in lingua italiana sia in quella araba con il supporto di applicazioni di traduzione, alcuni video e fotografie". La stessa avrebbe poi mostrato il desiderio di recarsi in Siria per contrarre matrimonio e "servire Dio fino alla morte".

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