Locarnese

‘Voleva annientarli’, chiesti 17 anni di carcere

È la richiesta di pena del procuratore pubblico Roberto Ruggeri nei confronti del 22enne sangallese che nel 2021 a Solduno sparò all’ex compagna ticinese

28 novembre 2023
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17 anni di carcere. È la pena richiesta dal procuratore pubblico Roberto Ruggeri per il giovane sangallese che la sera del 21 ottobre 2021, in via Vallemaggia a Solduno, sparò all’ex compagna, una 22enne locarnese, ferendola gravemente. Per questo è accusato di tentato assassinio (in via subordinata, tentato omicidio), ma anche di, tra le altre cose, coazione, sequestro di persona e rapimento, lesioni gravi, esposizione a pericolo della vita altrui e infrazione alla legge federale sulle armi.

Un freddo calcolatore, ha pianificato tutto nei minimi dettagli

«Se oggi non siamo qui a discutere del decesso di una giovane donna, è solo per mera casualità – ha dichiarato nella sua requisitoria il pp –. Se possiamo parlare di lei in vita, lo dobbiamo oltre che alla fortuna e al pronto intervento dei soccorritori, al carattere di una donna che si è aggrappata alla vita con tutte le forze. Quella tra lei e l’imputato, doveva essere una delle tante relazioni amorose che iniziano e finiscono, invece lei ha pagato un prezzo molto caro. Durante la loro relazione, nei suoi confronti, l’imputato ha avuto un atteggiamento distruttivo, lo stesso messo in pratica già nella relazione con un’altra ragazza (pure lei accusatrice privata, ndr). La ticinese però si è ribellata, ha messo fine a una relazione definita da entrambi malata e si è rifatta una vita, buttandosi alle spalle paure, insicurezze e tornando a credere nell’amore e nella bontà delle persone. Tra le quali il suo nuovo ragazzo (che era con lei la sera dell’aggressione e a sua volta accusatore privato, ndr). Quando l’imputato ne è venuto a conoscenza e ha capito di averla persa, non è riuscito ad accettarlo e ha voluto annientare il loro futuro. Ha iniziato ad avere, cito, “fantasie di violenza e distruzione”, pensieri che sono poi diventati progetti e infine un piano, andato in scena il 21 ottobre 2021. Non è stato un caso, non c’è stato nulla di improvvisato, l’imputato si è dimostrato un freddo calcolatore, pianificando ogni mossa e contromossa».

Citando anche il rapporto psichiatrico («che riconosce solo una leggera scemata imputabilità, quindi l'imputato era in grado di comprendere la natura illecita dei suoi atti»), Ruggeri ha inoltre parlato di «allarmante totale assenza di empatia e assunzione di responsabilità». Anche durante l’inchiesta, quando il giovane confederato ha fornito «risposte fredde, calcolate e soppesate», e ha adottato «una strategia» atta a «costruire un’immagine di sé ingannevolmente positiva, una sorta di “greenwashing”». Ma il suo modo di agire, in particolare il giorno del fatto di sangue – ripreso e analizzato nei dettagli dal procuratore pubblico –, ha dimostrato «particolare mancanza di scrupoli ed efferatezza, egoismo e totale disprezzo della vita altrui, mosso da rancore e sete di vendetta». Nello specifico, riferendosi agli ultimi istanti di quella drammatica serata di Solduno, il pp ha definito il 22enne sangallese «un cecchino che ha abbattuto, con un colpo preciso, la sua preda nell’ultimo momento in cui poteva farlo, prima che prendesse il volo verso la salvezza. Voleva ucciderla, perché se non poteva più essere sua, non poteva essere di nessun altro. Le ha sparato nella sua piena lucidità», e anche dopo averla colpita, «a lui della vita della ragazza non importava nulla, in quanto non ha chiamato i soccorsi, ma ha dato priorità a sé stesso e alla sua famiglia».

Per tutto ciò e per molto altro – ad esempio per il reato di sequestro di persona il procuratore ha sottolineato l'aggravante della crudeltà –, facendo notare come l’imputato sia arrivato a un niente dal commettere un assassinio, reato per il quale può essere inflitta anche una pena detentiva a vita, Ruggeri ha parlato di colpa gravissima e ha come detto chiesto di condannarlo a 17 anni di carcere, 13 e mezzo per il reato di tentato assassinio e 3 e mezzo per tutti gli altri.

Il processo proseguirà domani mattina, con la parola che passerà ai rappresentanti degli accusatori privati e alla difesa.

‘Non un vero e proprio fulmine a ciel sereno. A San Gallo…’

Da notare come il procuratore pubblico ha inoltre aperto un “fronte” sangallese, affermando che «quanto occorso a Solduno non è stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno. Dai reati commessi e dai procedimenti penali pendenti nel suo Cantone di domicilio, emerge infatti una pericolosità dell’imputato sottovalutata, in quanto si tratta di fatti legati alla violenza e alle armi. Ci si domanda quindi se fosse una persona nota alle autorità e ai servizi sociali e se, a San Gallo, qualcuno avrebbe potuto agire prima».

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