Svizzera

Affossata l'idea di un freno alla regolamentazione

L'idea non piace: il Nazionale si allinea al Consiglio degli Stati e decide di non entrare in materia

Il ministro dell’Economia
(Keystone)
13 settembre 2023
|

Non convince l'idea di introdurre un freno alla regolamentazione per ridurre l'onere amministrativo a carico delle imprese. Dopo il Consiglio degli Stati, stamane anche il Nazionale ha deciso con 96 voti a 89 di non entrare in materia in un progetto in tal senso, elaborato peraltro controvoglia dal Consiglio federale su mandato del parlamento. L'oggetto è pertanto liquidato.

Prevedeva un meccanismo simile a quello applicato al freno alla spesa: gli atti legislativi che comportano oneri significativi per le imprese avrebbero dovuto essere adottati da una maggioranza qualificata (101 voti al Nazionale e 24 voti agli Stati) anziché dalla maggioranza dei votanti.

In aula il ministro dell'Economia, Guy Parmelin, ha rilevato che il Consiglio federale riconosce la necessità di agire sull'onere amministrativo delle aziende, ma ritiene che questo freno alla regolamentazione non sia lo strumento adeguato. La commissione preparatoria era peraltro giunta alla conclusione che una simile normativa sarebbe stata insostenibile in termini di politica statale.

La bozza prevedeva valori soglia per il ricorso a questo nuovo strumento: più di 10'000 aziende interessate dall'aumento dei costi normativi o un incremento complessivo di oltre 100 milioni di franchi di tali oneri per tutte le imprese su un periodo di dieci anni.

È inaccettabile che gli atti del parlamento siano soggetti a requisiti di maggioranza diversi a seconda del loro contenuto, ha sostenuto Marco Romano (Centro/Ti), a nome della commissione preparatoria. Da un punto di vista democratico, il messaggio è indifendibile, ha proseguito, paventando oltretutto incertezza nel diritto e maggiori costi, il contrario di quanto auspicato.

Per Tiana Moser (Pvl/Zh) il progetto avrebbe aumentato i blocchi politici. Natalie Imboden (Verdi/Be) ha aggiunto che la proposta darebbe priorità agli interessi delle imprese rispetto ad altri interessi sociali che potrebbero essere altrettanto legittimi. «Questo crea un sistema a due livelli», ha sostenuto Parmelin.

Secondo Piero Marchesi (Udc/Ti) il tema è di attualità in particolare per le piccole e medie imprese, che hanno meno risorse. Egli ha poi sottolineato la necessità di porre un freno alla regolamentazione per rendere le società elvetiche più competitive anche a livello internazionale. Anche Damien Cottier (Plr/Ne) ha sottolineato invano l'onere che grava sulle imprese.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔