Svizzera

La sola riforma non basta: per l'Avs serviranno altre misure

Entrate e uscite dell'assicurazione vecchiaia in futuro non saranno più equilibrate. Lo rileva uno studio di Ubs, che indica i possibili rimedi

In sintesi:
  • Il riequilibrio tra uscite ed entrate potrebbe essere perseguito aumentando l'età di pensionamento. O aumentando i contributi
  • Un ritocco dell'imposta sul valore aggiunto comporterebbe diverse incognite. Prima fra tutti quella legata all'adeguamento delle abitudini dei consumatori
Generazioni a confronto
(Keystone)
21 giugno 2023
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Nonostante la riforma Avs 21, le entrate e le uscite dell'assicurazione per la vecchiaia verosimilmente non saranno equilibrate. È la conclusione cui giunge uno studio di Ubs. L'aumento dell'aspettativa di vita è infatti confrontato con un numero sempre minore di contribuenti a causa del basso tasso di natalità.

L'Avs è un contratto generazionale in cui una generazione sufficiente di figli deve essere cresciuta e istruita in modo da poter poi finanziare la generazione dei genitori, viene ricordato nello studio pubblicato oggi, realizzato dalla grande banca insieme all'Università di Friburgo in Brisgovia.

Il periodo di riscossione della pensione e il periodo di versamento devono essere in un rapporto sano. Ma ciò non è più il caso, perché la quota di anziani nella società sta aumentando rapidamente. Nella sua forma attuale, l'Avs avrà quindi in futuro più uscite che entrate. Secondo lo studio, il deficit di finanziamento che ne deriverebbe ammonta a circa 650 miliardi di franchi.

Lavorare più a lungo...

Secondo lo studio, un'opzione per un finanziamento più equo dal punto di vista generazionale sarebbe un aumento dell'età di riferimento. In questo modo le persone pagherebbero i contributi più a lungo e quindi verserebbero complessivamente di più.

Attualmente, quasi tre quarti delle uscite dell'Avs sono finanziati dai contributi salariali. Questi ultimi hanno dovuto essere accresciuti nel tempo per coprire le spese; al momento l'aliquota di contribuzione si attesta all'8,7% del reddito lordo, e i datori di lavoro e i dipendenti ne versano la metà ciascuno. Il restante quarto proviene da fonti pubbliche, ovvero per circa tre quarti dalla Confederazione e un quarto dal gettito fiscale diretto.

... o guadagnare meno

Per colmare definitivamente il deficit di finanziamento dell'Avs senza un aumento dell'età di riferimento o tagli alle pensioni, sarebbe necessario aumentare i contributi, in media, di oltre il 15%, portandoli al 10,1%, oppure aumentare il contributo della Confederazione, che nel 2019 ammontava a 9,8 miliardi di franchi, di circa il 50%, portandolo a 14,5 miliardi.

Nel 2019 le entrate derivanti dai contributi si sono attestate a 32,5 miliardi di franchi. Ciò significa che con un'aliquota del 10,1% o con un aumento dei fondi federali e delle imposte sul tabacco e sull'alcol dall'attuale 20,2 al 30% delle spese dell'Avs, il deficit di finanziamento verrebbe colmato, affermano gli autori dello studio.

Se i contributi salariali fossero portati al 10,1% dall'attuale 8,7%, una persona con un salario di 100'000 franchi all'anno riceverebbe 700 franchi in meno di stipendio. Per una persona che oggi ha 20 anni ciò significa 30'800 franchi in meno di salario netto in 44 anni di vita lavorativa.

Allo stesso tempo, secondo lo studio, aumenti salariali diventerebbero meno probabili perché anche il datore di lavoro dovrebbe pagare 700 franchi all'anno in più di spese salariali accessorie.

Imposta sul valore aggiunto più elevata

Secondo gli esperti è difficile stabilire a quanto dovrebbe ammontare l'incremento dell'Iva per colmare il deficit di finanziamento dell'Avs, in quanto un suo aumento potrebbe comportare un adeguamento del comportamento dei consumatori.

In assenza di cambiamenti in questo senso, secondo i calcoli l'imposta sul valore aggiunto dovrebbe essere accresciuta da subito di 1,5-2 punti percentuali per coprire le entrate supplementari di fondi pubblici necessarie all'Avs, pari a circa 5 miliardi di franchi all'anno. A risentirne maggiormente sarebbero soprattutto le famiglie con figli.

Il modo in cui si vogliono finanziare le rendite è una decisione politica in cui la popolazione ha l'ultima parola. «Collegare l'età di riferimento all'aspettativa di vita rappresenta una riforma equa per le generazioni, in quanto mantiene le stesse condizioni per le generazioni», afferma Veronica Weisser, esperta di previdenza di Ubs. L'economista della grande banca Jackie Bauer aggiunge che «l'innalzamento dell'età di riferimento è l'unica opzione di riforma che può preservare il benessere materiale di tutte le generazioni».

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