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Per un finanziamento sicuro dell’Avs

Nel 2016, per la prima volta nella storia del nostro sistema di previdenza vecchiaia, vi sono stati più residenti svizzeri a lasciare il mercato del lavoro di quanti ne siano entrati. È iniziata così la grande sfida del cambiamento demografico, marcata in particolare dall’ondata di pensionamenti che sta interessando la generazione dei cosiddetti baby boomer. A questo si aggiunge un’aspettativa di vita più alta, che porta dunque ad avere sempre più pensionati che percepiscono l’Avs, a fronte di un numero sempre più esiguo di lavoratori e lavoratrici in grado di finanziare questo importante strumento del nostro sistema sociale. Senza un intervento strutturale, dal 2025 – ossia dopodomani – le uscite dell’Avs supereranno le entrate, ponendo di fatto fine al finanziamento delle rendite per la generazione di pensionati attuali, ma anche di quelle future.

L’Avs è figlia del contesto sociale e politico dell’imminente secondo dopoguerra che di fatto ha "creato" i pensionati, una categoria del tutto estranea alla popolazione svizzera dei primi anni del Ventesimo secolo. Dalla sua introduzione nel 1948, l’Avs si è sempre dovuta adeguare alle evoluzioni e ai cambiamenti dettati dalla società e dall’andamento del mercato del lavoro. Oggi, il tessuto economico e sociale del nostro paese è ancor più in evoluzione: la già citata sfida generazionale correlata a una bassa natalità e a una maggiore speranza di vita, giovani che entrano sempre più tardi nel mondo del lavoro, nuove divisioni di ruolo tra uomo e donna, modelli di lavoro flessibili, competenze professionali che vanno improvvisamente perse al momento del pensionamento. Siamo nel 2022, con le sue sfide e le sue richieste di modernità e innovazione, eppure l’ultima riforma dell’AVS risale al 1997: da allora, tutte le proposte di revisione destinate a un’evoluzione del pilastro centrale della previdenza di vecchiaia e superstiti in Svizzera sono state puntualmente bloccate, condannando così l’Avs a un futuro incerto, instabile e basato su una serie di contingenze ormai superate.

Il Parlamento ha dunque elaborato una soluzione che, almeno a medio termine, possa garantire il versamento delle rendite. A seguito del referendum, il prossimo 25 settembre saremo perciò chiamati a esprimerci sulla stabilizzazione dell’Avs, la quale comprende due oggetti collegati tra loro: da un lato, la modifica della legge sull’Avs; dall’altro, entrate supplementari grazie all’aumento dell’Iva. Solo con l’accettazione di entrambi gli oggetti da parte del popolo, la revisione sull’Avs sortirà i suoi effetti.

Tra le misure strutturali previste dalla modifica dell’Avs vi è la flessibilizzazione dell’età di pensionamento, oggi fissata rigidamente a 65 anni. Con la nuova proposta, la pensione potrà essere organizzata in maniera individuale e flessibile tra i 63 e i 70 anni. A fare però particolarmente discutere è l’armonizzazione dell’età pensionabile delle donne, che verrebbe portata a 65 anni come quella degli uomini. La sinistra grida alla discriminazione, parlando addirittura di tagli delle prestazioni sulle spalle delle donne. Questa accusa è infondata: la riforma Avs 21 prevede una generosa compensazione per quella generazione di donne direttamente colpite da questo cambiamento. Ad esempio: una donna nata nel 1965 con un reddito annuale basso, con la riforma riceverebbe a vita un supplemento di 160 franchi al mese; senza riforma, la stessa donna non beneficerebbe di alcun supplemento. E, grazie all’età di pensionamento flessibile, donne che tipicamente hanno dovuto interrompere il loro percorso professionale (ad esempio con la maternità), potrebbero recuperare gli anni di contributi mancanti. L’adattamento dell’età di riferimento avverrà inoltre progressivamente e permetterà di rafforzare il primo pilastro grazie a entrate supplementari di circa 1,4 miliardi di franchi all’anno nel 2032. Oltre alle misure strutturali, la riforma prevede infine misure finanziarie frutto di un compromesso tutto svizzero: l’aumento massimo dell’IVA dello 0,4% tocca tutti in egual misura e frutterà all’AVS introiti supplementari fino a 1,5 miliardi di franchi all’anno, per un totale cumulato dal 2024 al 2032 di 12,3 miliardi di franchi di entrate per l’Avs.

AVS21 è dunque un compromesso ragionevole, al passo con i tempi e che non si ripercuote su coloro che sono già o si apprestando ad andare in pensione. Il rischio è per coloro che verranno dopo. Nel 1997, anno dell’ultima riforma, nascevano quei giovani che oggi si affacciano al mondo del lavoro. Non lasciamo che il futuro delle prossime generazioni sia marcato sin dal primo giorno dallo spettro di una rendita incerta, ma che anche loro possano – presto o tardi – avere una pensione assicurata. Il prossimo 25 settembre votiamo dunque un doppio SÌ convinto alla riforma dell’Avs.

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