Il rettore Boas Erez: niente obbligo, valuteremo eventuali situazioni particolari. La Supsi non ha ancora deciso. Pass richiesto a Losanna e Neuchâtel
Mercoledì il Consiglio federale ha esteso da lunedì 13 l’obbligo del certificato Covid a quasi tutte le strutture e attività al chiuso. Per quanto riguarda l’insegnamento superiore, ha lasciato però libertà di scelta a cantoni e scuole universitarie. Una scelta non facile: sia per i numerosi interrogativi che pone ai diretti interessati, sia per il poco tempo a loro disposizione. In vista della ‘rentrée’ (21 settembre), alcuni atenei hanno già rotto gli indugi. Il Politecnico federale di Losanna (Epfl), l’Università di Losanna (Unil) e quella di Neuchâtel (Unine) renderanno obbligatorio il ‘pass’ già dalla ripresa dei corsi, tra poco più di una settimana. L’Università della Svizzera italiana (Usi) invece vi rinuncia. La Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana (Supsi) ci sta ancora pensando: una decisione pare imminente.
L’ordinanza che estende l’impiego del certificato dà facoltà ai cantoni o alle scuole universitarie di prendere l’iniziativa. Questi possono prescrivere l’obbligo per i corsi di livello bachelor, master e dottorato. Se decidono di limitare l’accesso alle persone che ne sono munite, verranno revocati l’obbligo della mascherina e la limitazione a due terzi della capienza (e l’insegnamento dovrebbe essere garantito in forma ibrida, in presenza e a distanza). In caso contrario, le restrizioni rimarranno in vigore. Per altre attività universitarie (corsi di formazione continua, eventi, ecc.) continuano a valere le regole previste per le manifestazioni: certificato obbligatorio in luoghi chiusi (con deroghe per classi fisse con al massimo 30 persone, ma capienza limitata e obbligo di mascherina), facoltativo all’esterno (purché si tratti di piccoli gruppi). Un bel garbuglio, insomma.
In Ticino l’Usi non ha perso tempo. Il rettore Boas Erez: «Per le attività dove abbiamo la scelta, ovvero i corsi di bachelor, master e dottorato, in linea generale non chiederemo il certificato Covid. Ma da qui all’inizio dei corsi, valuteremo alcune eventuali situazioni particolari: come gli atelier di architettura, che si svolgono in piccoli gruppi; oppure il master di medicina umana, che prevede anche un insegnamento al letto del paziente». In assenza di obbligo del certificato, all’Usi l’insegnamento avverrà dunque in massima parte «rispettando le distanze [un posto occupato su due, ndr] e con mascherina». Inoltre, fa notare Erez, «promuoveremo la vaccinazione dando la possibilità a chi lo desidera di vaccinarsi sul campus, senza necessità di fissare un appuntamento». “Non vogliamo favorire la creazione di spaccature: favoriremo il dialogo e l’informazione, non il conflitto”, ha scritto il rettore in una nota inviata alla comunità accademica e di cui ‘laRegione’ ha ottenuto copia.
Il tema «è delicato», la questione «complessa e aperta». Il direttore della Supsi Franco Gervasoni ne parla stasera con i suoi colleghi del Consiglio di direzione. Il tempo stringe: la ‘rentrée’ è lunedì 20. Per cui «entro domani sera dovremo avere le idee chiare su come iniziare», afferma Gervasoni, da noi interpellato. Resterebbe dunque poco più di una settimana: per prendere la decisione, comunicarla ed eventualmente predisporre gli accorgimenti del caso. Introdurre l’obbligo di certificato «sarebbe complicato a brevissimo termine». La misura potrebbe entrare in vigore eventualmente «tra qualche settimana».
Gervasoni propende per la libertà di scelta: «Se uno non vuole vaccinarsi né testarsi, dovrebbe poter venire a scuola lo stesso con la mascherina». Ma il «problema» è anzitutto «di natura logistica». Si pone un dilemma: «In pratica – spiega Gervasoni – l’ordinanza federale dice ‘o certificato Covid, o aule occupate solo per due terzi’. In diversi casi, nelle classi con pochi studenti, potremmo far fronte a questa limitazione della capienza, garantendo l’insegnamento in presenza con la mascherina. Dove però le classi sono più numerose, se non mettiamo l’obbligo di certificato dovremo tornare all’insegnamento a distanza, una modalità didattica che ha mostrato qualche limite». Ancora il direttore della Supsi: «Faremo tutto il possibile per riportare l’insegnamento in presenza e per garantire pari opportunità a tutti», vaccinati e non vaccinati.
Nelle scuole universitarie del resto della Svizzera, e un po’ ovunque in Europa, la tendenza sembra piuttosto chiara: si va in molte strutture verso l’obbligo di certificato. È così nella Svizzera romanda. All’Epfl il pass sanitario sarà obbligatorio per tutti i corsi e gli esercizi, ha indicato la sua portavoce Corinne Feuz. La disponibilità dei corsi sarà garantita a tutti grazie all’insegnamento a distanza. «Gli studenti che non hanno un certificato Covid non saranno quindi esclusi dall’insegnamento». Il certificato offrirà «una migliore garanzia sanitaria» agli studenti che assisteranno ai corsi «in presenza». Consentirà inoltre di utilizzare le infrastrutture a pieno regime. «Per i nostri studenti, ciò permetterà un vero ritorno alla vita universitaria», ha aggiunto Feuz. L’Epfl sta ora lavorando all’attuazione dei controlli. Il Politecnico federale di Losanna sta pure studiando la possibilità di rendere obbligatorio il certificato presso i suoi collaboratori. Tale misura può tuttavia essere adottata soltanto al termine di una consultazione interna.
Certificato Covid obbligatorio anche all’Unil. Tutti i corsi del livello bachelor e master sono interessati. Dettagli saranno rivelati la prossima settimana. Il pass sanitario sarà già obbligatorio da lunedì prossimo sul campus, per l’accesso ai servizi di ristorazione, alle infrastrutture sportive e alle biblioteche. Occorrerà pure dimostrare di avere le carte in regola per recarsi nei ristoranti e nelle caffetterie dell’Epfl. I due atenei ricordano infine che da lunedì una campagna di vaccinazione avrà luogo sul posto. Le due somministrazioni del vaccino saranno possibili sul campus, la prima anche senza appuntamento. La vaccinazione verrà assicurata da Unisanté.
Anche gli studenti dell’Università di Neuchâtel sono stati informati che il certificato Covid sarà obbligatorio per l’inizio dell’anno accademico. I dettagli della saranno discussi nei prossimi giorni, ma è già sicuro che la ritrasmissione in ‘streaming’ dei corsi verrà garantita per le persone che non potranno recarsi sul posto, ha indicato il responsabile della comunicazione Nando Luginbühl. Pure in altre università romande e svizzero-tedesche, l’introduzione del certificato Covid non è esclusa. A Friburgo, ad esempio, il responsabile della comunicazione dell’università, Marius Widmer, ha indicato che una decisione verrà presa all’inizio della prossima settimana. All’Università di Berna la direzione ha già deciso di introdurre dal 1o settembre l’obbligo del certificato Covid per tutte le attività, ad eccezione dell’insegnamento a livello di bachelor e master. Ora, dopo la decisione del Consiglio federale, la direzione sta discutendo con il cantone, se e come sia possibile estendere l’obbligo agli studenti che frequentano l’ateneo.