Svizzera

La Svizzera ha esportato armi per 357 milioni di franchi

I dati si riferiscono al primo semestre del 2021: vendite in calo. Il principale acquirente è la Romania

Un depliant di armi al Salone di Lucerna (Keystone)
13 luglio 2021
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La Svizzera ha esportato armi per un valore di quasi 357 milioni di franchi nel primo semestre del 2021. Principale acquirente è stata la Romania, con un volume di poco più di 73 milioni di franchi, ha annunciato oggi la Segreteria di Stato dell'economia (Seco). Rispetto allo stesso periodo del 2020, le esportazioni sono diminuite del 40%.

La più grande fetta delle esportazioni di materiale bellico è andata a Paesi europei, con un volume complessivo di 240 milioni di franchi. In Medio Oriente, armamenti per un valore di 18,5 milioni sono stati venduti all'Arabia Saudita, che è coinvolta nella guerra in Yemen.

Gli Emirati Arabi Uniti, anch'essi coinvolti in questa guerra, hanno acquistato circa 3 milioni di franchi di materiale bellico da produttori svizzeri. Le esportazioni verso l'Asia hanno raggiunto un volume complessivo per 32 milioni di franchi.

Nel continente americano, il Brasile ha acquistato armi per 2 milioni di franchi. La parte del leone l'hanno fatta gli Stati Uniti con un volume di 40 milioni di franchi su un totale di esportazioni per 45,5 milioni di franchi nell'America del Nord e del Sud.

In Africa, il Botswana ha rappresentato la fetta più grande con poco meno di 34,7 milioni di franchi su un volume totale di 38,2 milioni di franchi. L'Australia, la Nuova Caledonia e la Nuova Zelanda hanno acquistato dalla Svizzera materiale bellico per un valore di 2,4 milioni di franchi.

Gli Stati che figurano nella lista sono 58 e rappresentano i Paesi in cui materiale viene "usato o trasformato, o altrimenti elaborato prima di essere riesportato", scrive la Seco.

Nella prima metà dello scorso, le esportazioni di materiale bellico ammontavano a 501 milioni di franchi. In tutto il 2020, il volume complessivo ha raggiunto 901 milioni di franchi, una cifra record e in crescita del 24% rispetto all'anno precedente.

In una nota, il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE) parla di "scandalo", sottolineando come anche nella prima metà del 2021 la Svizzera abbia fornito materiale bellico "a Paesi coinvolti in guerre civili e violazioni dei diritti umani".

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