I dibattiti

Uomini e donne d’azione

Ti-Press
4 giugno 2021
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“È stata un’azione di forte valenza simbolica, della quale probabilmente non eravamo così consapevoli”. Così si esprime ai microfoni di Rete Uno Karin Valenzano Rossi. Se è lampante e quasi commovente l’ammissione d’inconsapevolezza ben riproposta anche in una lunga intervista su laRegione, non sappiamo ancora bene chi ha suggerito?, indicato?, ordinato? l’azione dirompente delle ruspe. Domande che con le interrogazioni parlamentari di Ps e la denuncia dei Verdi troveranno forse una risposta.

Intanto rimane quella sensazione che le Autorità politiche siano impregnate da un inquietante livello d’improvvisazione e confusione che ricorda i concitati momenti iniziali della pandemia Covid-19. Quando, completamente impreparati, non ci era rimasto altro da fare che affidarci al comandante e all’addetto stampa della Polizia cantonale per accompagnare un comprensibilmente sopraffatto Medico cantonale. Organi di polizia fortunatamente spariti dalle conferenze stampa sanitarie e tornati a fare il proprio lavoro.

Non mettiamoci in testa di poter continuare a gestire i problemi affidandoci a un modo d’agire basato unicamente sulla gestione delle situazioni di crisi. Pensare di lasciare fare a chi sa prendere velocemente delle decisioni difficili per toglierci dagli impicci sarebbe la peggior scelta da fare. La polizia ha un ruolo fondamentale, ma non è naturalmente in grado, per sua stessa natura, di gestire situazioni sanitarie e fenomeni sociali e culturali, come l’autogestione e le espressioni giovanili alternative. Altrimenti ci ritroveremo sempre più confrontati con le gaffes degli “anziani andate in letargo” e delle ruspe in azione in piena notte. La prima che ci ha fatto sorridere, la seconda che ci ha profondamente feriti e speriamo non provochi ulteriori danni nei prossimi giorni.

E ci sono, eccome, anche da noi le competenze per affrontare la questione in un’altra maniera. Siamo un cantone universitario con contatti accademici in tutta la Svizzera e l’Europa. Forse, invece della polizia cantonale o del Consigliere di Stato che la gestisce, il Municipio di Lugano avrebbe dovuto ascoltare veramente il rettore dell’Usi Boas Erez mettere in guardia sulla “valenza simbolica” di qualsiasi atto distruttivo o il professore Sandro Cattacin, che al Tg della Rsi ha ricordato che una città urbana universitaria che vuole contrastare il calo demografico e mantenere in Ticino i giovani non può distruggere “spazi, interstizi luoghi di sperimentazione di quello che sarà la società di domani” e che “se noi avanziamo con la società è solo perché si può giocare con le regole e i limiti e i giovani ce lo mostrano, si emancipano da noi per creare la società di domani con queste sperimentazioni”.

Forse è giunto davvero il momento di lasciare da parte la sete di action di politici e funzionari e cominciare a investire di più, a livello cantonale e comunale, nei settori sociali, culturali e nella formazione. Solo così potremo affrontare la ricchezza necessaria dell’esperienza autogestione e tanti altri fenomeni socio-culturali, senza trasformarli in problemi di sicurezza o in parco giochi per Rambo nostrani.

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