A casa di Daniele Belardinelli ci fu 'un incontro che è stato certamente propedeutico all'organizzazione dei fatti del giorno seguente'. Così scrive il Gip
Gli scontri di Santo Stefano prima dell'incontro di calcio allo stadio San Siro di Milano, Inter-Napoli, sono stati studiati il giorno di Natale, nella casa di Daniele Belardinelli, 39enne ultrà del Varese, moglie, due figli, un lavoro a Contone, in Ticino, morto durante gli scontri con i tifosi. Lo scrive il gip Guido Salvini: “A casa di Belardinelli, ci fu un incontro che è stato certamente propedeutico all'organizzazione dei fatti del giorno seguente”.
Lo si legge nell'ordinanza di custodia cautelare in carcere del capo curva interista Nino Ciccarelli (dodici anni di galera per vari reati) e di un altro ultrà del Varese, Alessandro Martinoli. La stessa vedova di Belardinelli ha messo a verbale che a Natale col marito e Marco Piovella (bocconiano, ingegnere, esperto di impianti di illuminazione, con studi professionali a Milano e Locarno), arrestato, c'erano Martinoli e “altri ultrà dell'Inter”.
Il gip scrive ancora nell'ordinanza che Martinoli aveva “strettissimi rapporti di fiducia e di militanza comune con la vittima”. “L'episodio di rissa – conclude Salvini – sono tra i più gravi che si possono immaginare all'interno di tale reato perché i suoi organizzatori hanno coinvolto in gran numero anche dei giovanissimi e anche perché episodi simili possono essere l'anticamera di altre violenze e rappresaglie”.
Complessivamente gli arrestati sono una trentina, fra cui anche ultras del Napoli. Omicidio volontario il reato più gravi loro contestato.