Estero

Il tifoso ucciso aveva legami con il Ticino

Daniele Belardinelli era socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti con sede a Contone

27 dicembre 2018
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Il tifoso dell'Inter morto ieri sera dopo essere stato investito da un van durante gli scontri di Milano in occasione di Inter-Napoli, era socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti con sede a Contone:  Daniele 'Dede' Belardinelli, 39enne, sposato, due figli adolescenti, volto noto nel mondo ultras di Inter e Varese (tifoserie storicamente gemellate), uno dei capi riconosciuti dei Blood Honour e con precedenti per reati da stadio, già colpito da cinque Daspo in passato (gli ultimi nel 2007 e nel 2012, entrambi di 5 anni). Esperto di arti marziali, aveva partecipato e vinto diversi incontri nella disciplina della “scherma corta” con i colori della ''Fight Academy'' di Morazzone, dove abitava con la famiglia. Belardinelli è stato investito in via Novara, poco distante dallo stadio Meazza, teatro degli ultras dell'Inter e del Napoli (alcuni dei quali arrivati da Nizza). L'uomo è morto nel corso della scorsa notte all'ospedale San Carlo, dove era stato trasportato da altri tifosi: sottoposto a intervento chirurgico durato diverse ore, per lui non c'è stato niente da fare. La polizia ha già arrestato tre tifosi dell'Inter. Altri arresti non sono da escludere. Non è stato ancora accertato chi c'era al volante del van che per sottrarsi all'assalto degli ultras dell'Inter ha viaggiato per cinquecento metri contromano, investendo Belardinelli. Il questore di Milano non ha escluso l'ipotesi che chi era alla guida del mezzo non si sia accorto dell'investimento. ''Era un bravo padre ed un gran lavoratore - il commento della moglie -. La casa, la macchina e il furgone sono il frutto del suo lavoro. Sul suo conto sono state dette molte cose sbagliate''.

Negativo il primo Natale in campo della serie A

Razzismo e violenza, vittime e arresti. Non erano certo queste le aspettative per il primo Natale in campo della serie A di calcio italiana, un cambio di rotta rispetto alla tradizione che ha convinto gli appassionati, attirandoli in massa negli stadi, ma che ha riservato il peggio per quello che doveva essere il suo momento clou, la supersfida di San Siro tra Inter e Napoli. Prima del calcio d'inizio, l'agguato ad un van di tifosi ospiti diretti al Meazza ha provocato gravi incidenti. Quattro napoletani feriti e tre tifosi dell'Inter arrestati, sei indagati, ma ma l'esito più tragico è arrivato stamattina: la morte in ospedale di uno dei presunti assalitori, D. B., di 39 anni, socio di una ditta di pavimentisti e piastrellisti con sede in Ticino, investito da un'auto e non da un van di tifosi napoletani come sembrava in primo tempo. Ed è caccia al conducente del veicolo, un suv, che si è allontanato subito.

A dramma già consumato, allo stadio si sono aggiunti gli ululati razzisti contro Koulibaly del Napoli, che hanno avvelenato l'incontro. Sotto l'albero, il calcio ritrova il peggiore dei propri incubi, deve riprendere la lotta contro avversari mai davvero debellati, ma per ora non si ferma: sabato si gioca, ha deciso il numero uno della Federazione italiana giuoco calcio (Figc), Gabriele Gravina, dopo aver sentito governo, Comitato olimpico nazionale italiano (Coni) e Lega di A.

I primi provvedimenti, emessi oggi dal giudice sportivo, colpiscono l'Inter, con due giornate a porte chiuse e una terza vietata ai soli tifosi della curva per i cori contro Koulibaly, ma anche il Napoli, che dovrà rinunciare per due turni al suo difensore. Lavora intanto a pieno regime la macchina delle indagini a Milano, dove sono già stati fatti alcuni arresti per l'assalto di un centinaio di ultrà di Inter, Varese e Nizza al gruppo di supporter napoletani. "Un'azione squadristica ignobile", la definisce il questore, Marcello Cardona, un passato da arbitro in serie A, che ha chiesto lo stop delle trasferte per i tifosi interisti per tutta la stagione e la chiusura della curva fino al 31 marzo.

Il ministro dell'interno e vicepremier, Matteo Salvini (Lega), annuncia che a inizio anno convocherà i club di A e B e i responsabili dei tifosi di tutta Italia per "vedere di fare quello che non sono riusciti a fare altri". E sul mancato stop alla partita per i cori razzisti dice "non faccio l'arbitro, spetta a lui...", anche se in realtà la decisione è del responsabile dell'ordine pubblico: "a cinque minuti dalla fine si sono ripetuti i cori, ma a quel punto era rischioso sospendere e far uscire tutto lo stadio", ha raccontato Cardona. Gli fa eco il sottosegretario Giancarlo Giorgetti, che chiede al calcio "un'inversione di rotta", di "programmare a mezzogiorno e non la sera le gare a rischio e di chiudere le curve" piuttosto che sospendere le gare, con i problemi di evacuazione degli stadi.

La Figc, invece, la vede per ora in modo diverso dato che Gravina intende far varare dal prossimo consiglio federale norme che facilitino la sospensione delle partite in caso di cori razzisti. Insomma, ci sarà da lavorare per trovare un comune denominatore, visto che la questione sul mancato stop alla gara di ieri vede su due fronti opposti anche il procuratore federale, Giuseppe Pecoraro, e il capo degli arbitri, Marcello Nicchi.

Il numero uno della federcalcio richiama però all'ordine anche i dirigenti delle squadre. Riferendosi alle frasi del patron del Napoli, Aurelio De Laurentiis, sull'arbitro che hanno creato tensioni sulla partita di San Siro, Gravina tuona: "Non accetteremo più dichiarazioni a tutela di interessi di parte. L'arbitro ieri ha preso tutte le decisioni giuste. Non gli si può fare alcun tipo di rimprovero. Ma certe dichiarazioni dei giorni precedenti avevano provocato un certo clima".

Ne ha fatto forse le spese anche Koulibaly, che ha ricevuto già stamattina le scuse del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, a nome della città, con l'impegno come tifoso nerazzurro di lasciare lo stadio ogni volta che sentirà dei buu razzisti. Tanti i messaggi di solidarietà, dagli interisti Asamoah e Keita, fino a Cristiano Ronaldo. "L'Italia non è razzista, ma è arrivato il momento che il calcio si fermi", dichiara Gattuso.

Restano comunque l'amarezza, il dolore, ben espressi dal presidente della Lega serie A: "Non è più accettabile che violenza, morte e razzismo siano tutto quello che sarà ricordato di una giornata di festa sportiva".

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