Confine

Prestiti a tassi d’interesse da usurai, cinque arresti

Due persone in carcere e tre agli arresti domiciliari nel Varesotto. Sequestrati beni per 2,7 milioni di euro

Il contante confiscato
(Guardia di finanza)
7 giugno 2022
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Cinque persone sono finite in manette (due in carcere e tre agli arresti domiciliari) nella provincia di Varese poiché sospettate di essere coinvolte in attività di abusivismo finanziario.

Le indagini, svolte con l’ausilio di intercettazioni telefoniche e ambientali e con accertamenti su numerosi conti correnti bancari, hanno permesso di rafforzare la tesi secondo cui le cinque persone fungessero da filiale di Istituto di credito in grado di elargire prestiti nei confronti di chiunque versasse in stato di bisogno. In tale contesto gli inquirenti hanno potuto ricostruire anche delle operazioni di prestito nelle quali sono stati applicati tassi di interesse del 120% annuo a favore di imprenditori in difficoltà finanziaria.

Dalle indagini tecniche è pure emersa la volontà di due degli arrestati di convincere, con metodi violenti, una delle vittime a evitare di effettuare la denuncia per usura alla quale era sottoposto.

"Lo devi tenere uno o due giorni legato, non c’è niente da fare, sennò non lo puoi recuperare": così i due gestori del giro di usura con base in provincia di Varese, arrestati questa mattina dalla Guardia di finanza, parlavano dei creditori ai quali prestavano denaro per poi chiederlo indietro con tassi di interesse folli. "Io lo devo legare, non so se portare V., perché V. lo ammazza...", si legge in una seconda intercettazione. E ancora: "O si ammazza o ci denuncia, stai attento che fa così... se comincia a prendere le botte".

Gli indagati, residenti a Gallarate e Jerago con Orago (Varese) e Milano, secondo quanto si legge nelle carte giudiziarie, prestavano tranche di denaro da 15mila euro, per poi pretenderne il celere rientro con altissimi interessi, fino a minacciare e pianificare di rinchiudere in uno scantinato un ‘debitore’.

Inoltre, servendosi di ditte intestate fittiziamente a prestanome, i principali indagati hanno emesso fatture per operazioni inesistenti per oltre 6,2 milioni di euro a favore di società bisognose di abbattere utili ed evadere così le tasse.

Gli investigatori economico-finanziari hanno anche effettuato approfondimenti finalizzati alla ricostruzione del patrimonio accumulato dal quintetto che, proprio nel periodo di commissione dei reati di usura, è cresciuto in modo sproporzionato rispetto ai redditi lecitamente dichiarati e non giustificato da altre entrate regolari. In base a questa risultanza è dunque stato disposto il suo sequestro.

Tra i beni sottoposti a sequestro, per un valore complessivo superiore ai 2,7 milioni di euro, vi sono – oltre a disponibilità finanziarie e polizze assicurative – dieci immobili (ubicati in Lombardia, Sardegna e Calabria) e otto licenze per l’esercizio di mercato ambulante a posto fisso.

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