La guerra commerciale di Trump e l'euro forte spingono la BCE verso un nuovo taglio dei tassi
La Federal Reserve (Fed), con le mani legate dall'inflazione, non promette nulla sui tassi. La Banca centrale europea (Bce), invece, si appresta a tagliare ancora una volta nel vertice di domani, con un'accelerazione dettata dalla guerra commerciale scatenata dal presidente degli USA Donald Trump, ma pensando anche all'euro che ha preso il volo sul dollaro raggiungendo i massimi di tre anni.
I mercati prendono nota: in Europa i tentati rimbalzi dai crolli successivi al "Liberation Day", quando Trump ha annunciato grossi dazi doganali per il mondo intero, non decollano e lasciano le borse incerte. L'Europa chiude positiva ma New York va a picco sul finale, col Dow Jones a -1,6% circa e il Nasdaq a -3,3% dopo che il presidente della Fed ha allontanato ipotesi di interventi in soccorso dell'economia: anzi la Fed è preoccupata che "rialzi una tantum dei prezzi" derivanti dai dazi non si trasformino in un impulso inflazionistico prolungato. Gli effetti dei dazi - per Powell - potrebbero andare oltre le attese, con impatto sull'economia. E a caduta sull'occupazione. Poi c'è l'incertezza che crea volatilità e potrebbe continuare.
Nessuno, in borsa, vuole restare esposto durante le feste alla nebbia fitta del confronto USA-UE e allo scambio di colpi con la Cina. Le nuove restrizioni americane ai chip affondano i titoli tecnologici con Nvidia, che crolla facendo da catalizzatore della caduta degli high tech: -9%, mentre l'olandese Asml chiude in calo di oltre il 5% fra ordini a rischio per la guerra commerciale. Tesla affonda ancora, con un -5,14% per nuove cattive notizie sulle vendite.
Se gli emissari dell'UE a Washington hanno confessato di non aver capito cosa vuole Trump, economisti come Erik Nielsen della banca italiana UniCredit dicono che "sarà brutto, molto brutto, per la crescita americana e per il resto del mondo". L'agenzia internazionale di valutazione del credito e rating Fitch taglia la stima di crescita globale a meno del 2% per il 2025, 0,4 punti sotto le prevedenti previsioni, con USA e Cina col freno a mano (1,2%) e l'UE sotto l'1%.
Un mese fa la Bce pensava di prendere una pausa nel vertice di aprile che inizia stasera e si conclude domani. Le minacce di Trump hanno precipitato gli eventi: il governatore della banca centrale spagnola José Luis Escrivá vede "alcuni dei peggiori scenari". Gli economisti si attendono ora al 99% un settimo taglio dei tassi da 25 punti base domani, in sequenza quasi consecutiva dal giugno scorso. Si scenderebbe al 2,25%, qualcuno non esclude del tutto neanche un taglio da mezzo punto. La Bce, se fino a un mese fa intendeva fermarsi al 2% neutrale, ora nelle scommesse dei mercati scenderebbe all'1,75% entro l'anno, in area espansiva.
La presidente della Bce Christine Lagarde, per dare un segnale di stabilità di fronte alle incertezze globali, potrebbe lasciar intendere che il "bazooka monetario" di un taglio da mezzo punto è pronto sul tavolo, anche se usarlo quasi esaurirebbe le cartucce convenzionali.