Allentata ulteriormente la politica monetaria, si passa dallo 0,5 allo 0,25%. È la quinta riduzione del ciclo iniziato lo scorso anno
Un altro taglio, il quinto del ciclo iniziato l’anno scorso e forse l’ultimo, al tasso guida che passa dallo 0,50% allo 0,25%. È quanto ha deciso questa mattina la Banca nazionale svizzera. Una decisione, quella di allentare la politica monetaria, presa soprattutto per evitare spinte deflazionistiche e avere un occhio di riguardo alla congiuntura elvetica. La crescita del prodotto interno lordo è prevista in rallentamento, considerata fra l'altro anche l'incertezza globale sulla scia delle politiche della nuova amministrazione americana. La mossa è stata comunicata questa mattina nell’ambito del tradizionale esame trimestrale della situazione economica. La Bns ha fatto sapere che, come sempre, deve inoltre guardare anche ad altre realtà: mercoledì la Federal Reserve ha lasciato invariato il costo del denaro, ma ha avanzato previsioni di due ritocchi al ribasso nel 2025, e anche la Banca centrale europea dovrebbe operare dei tagli.
In secondo piano, per contro, è passata l'esigenza di contrastare le pressioni al rialzo sulla moneta elvetica: l'euro è attualmente scambiato a circa 0,96 franchi, cioè sostanzialmente ai massimi dalla scorsa estate. Resta da vedere comunque se le cose rimarranno così, considerando la tendenza a un aumento del debito nell'Unione europea e in particolare in Germania.
Va peraltro sottolineato, hanno fatto notare gli esperti commentando la notizia, come la Banca nazionale si muova in un contesto che vede i prezzi ancora salire, ma in modo assai meno marcato che nel recente passato. L'inflazione in febbraio si è attestata allo 0,3%, a fronte dello 0,4% registrato in gennaio. Si è di fronte ai valori più bassi dal 2021. Il rincaro si trova quindi vicino al limite inferiore della fascia di obiettivo che la Bns considera di stabilità, cioè l'intervallo fra 0% e 2%.
Durante l’esame trimestrale sono anche state comunicate le previsioni relative all’inflazione. La Banca nazionale ha leggermente rivisto la crescita dei prezzi in Svizzera allo 0,4%, a fronte dello 0,3% ipotizzato tre mesi fa. Il pronostico per il 2026 viene invece confermato allo 0,8%, mentre viene avanzata una prima stima, di un analogo 0,8%, per il 2027. Nel suo scenario di base la Banca nazionale si aspetta che nei prossimi trimestri la crescita dell'economia mondiale rimanga moderata. La pressione inflazionistica di fondo dovrebbe continuare a ridursi gradualmente nei prossimi trimestri, soprattutto in Europa.
Il grado di incertezza riguardo a questo scenario per l'economia globale è però attualmente alto, mettono in guardia gli specialisti della Bns. "Il quadro geopolitico e commerciale, in particolare, potrebbe subire cambiamenti significativi e repentini", si sottolinea. "L'aumento delle barriere commerciali, ad esempio, potrebbe comportare un indebolimento dell'evoluzione economica mondiale. Nello stesso tempo una politica fiscale più espansiva in Europa potrebbe stimolare a medio termine la congiuntura".
A commentare la notizia sono stati diversi esperti. “In un contesto di elevata incertezza, la Bns continua a vedere un aumento dei rischi al ribasso, in particolare per la bassa inflazione. Per questo motivo ha deciso di non aspettare, ma di utilizzare il margine di manovra rimanente e di ridurre nuovamente il tasso di riferimento”, ha commentato all’Ats Alexander Koch di Raiffeisen. “In questo modo la Banca nazionale vuole garantire che l'inflazione rimanga all'interno della fascia obiettivo nel medio termine. Un altro taglio a zero quest'anno rimane una possibilità concreta, soprattutto se la politica commerciale degli Stati Uniti dovesse frenare ulteriormente le prospettive di crescita e la Banca centrale europea (Bce) dovesse quindi ridurre i tassi più di quanto attualmente previsto dai mercati”. Per Claude Maurer del Bak Economics la mossa della Bns è una sorpresa “perché l'inflazione si è effettivamente sviluppata in linea con le aspettative dopo il brusco taglio nel dicembre 2024 e il franco si è addirittura indebolito. La forte medicina somministrata sembrava funzionare: il fatto che la BNS stia ora aumentando nuovamente la dose di farmaco è probabilmente dovuto alle incertezze della politica economica statunitense e al fatto che l'istituto non vuole discostarsi dal suo ritmo di decisione trimestrale sui tassi. Se la Svizzera e l'Europa dovessero subire pressioni di politica economica nei prossimi mesi, almeno le condizioni di politica monetaria sarebbero già più espansive, il che attenuerebbe l'impatto negativo della guerra commerciale. In questo senso si è trattato di una manovra precauzionale”.