Ribassate le stime per tutta l’Unione europea. Tiene invece l’economia russa, nonostante le sanzioni
La ripresa procede ma l'economia rallenta e si avvia a una "fase pericolosa" di crescita bassa, inflazione alta e maggiori rischi finanziari. "Sotto la superficie ci sono turbolenze: la situazione è fragile" e sull'outlook si è "addensata nebbia", afferma il Fondo Monetario Internazionale presentando le sue ‘sobrie’ stime di crescita che, per quest'anno, rivelano una recessione in Germania e in Gran Bretagna.
L'Italia invece cresce: nel 2023 il pil italiano salirà dello 0,7% (+0,1 punti percentuali sulle stime precedenti) con un tasso di disoccupazione all'8,3% e un debito pubblico in calo al 140,3% del pil. Per il 2024 la crescita è attesa salire allo 0,8%: un quadro in linea con quello di Eurolandia, la cui crescita - anche se rivista al rialzo - è prevista rallentare dal +3,4% del 2022 al +0,8% nel 2023 per poi accelerare all'1,4% nel 2024.
Sull'area euro pesa l'attesa frenata della locomotiva tedesca, il cui pil dovrebbe contrarsi dello 0,1% nel 2023. La Germania non è comunque l'unica economia del G7 a sperimentare il segno meno. Per la Gran Bretagna infatti gli esperti di Washington stimano una contrazione dello 0,3%.
Tiene invece nonostante la guerra e le sanzioni l'economia russa: la crescita per il 2023 è stata rivista al rialzo di 0,4 punti percentuali al +0,7%. E l'anno prossimo crescerà poi alla velocità ancora più sostenuta dell'1,3%.
La ripresa economica globale "non è facile": i rischi sull'outlook sono orientati al "ribasso" e "le chance di un atterraggio brusco sono fortemente aumentate", avverte il capo economista del Fondo, Pierre-Olivier Gourinchas, annunciando un lieve taglio delle stime per il 2023 e il 2024, rispettivamente al +2,8% e al +3%. "L'inflazione si sta rivelando più difficile di quanto previsto solo alcuni mesi fa. E la cosa più preoccupante è che la forte stretta della politica monetaria negli ultimi 12 mesi sta iniziando ad avere seri effetti sul settore finanziario", aggiunge.
E anche se non è il 2008, assicura il Fondo, le tensioni sul settore bancario ci sono e sono risultate evidenti negli ultimi mesi con Silicon Valley Bank, Signature Bank e Credit Suisse. I rischi alla stabilità finanziaria sono aumentati e l'emergere di stress sui mercati finanziari "complica il compito delle banche centrali in un momento in cui le pressioni inflazionistiche si stanno dimostrando più persistenti di quanto anticipato", spiega Tobias Adrian, responsabile del Global Financial Stability Report, osservando come al momento le autorità sono state in grado di contenere le tensioni grazie agli strumenti a loro disposizione.
Ma - avverte il Fondo - restano comunque "significative debolezze" in un sistema finanziario messo alla prova dagli elevati tassi di interesse. Secondo il Fmi, le banche centrali devono continuare la loro battaglia all'inflazione, che resta la momento al priorità. "Al momento non si osservano segnali di spirale salari-prezzi", assicurano comunque gli esperti di Washington che, oltre alle stime ufficiali, delineano anche scenari alternativi. Fra quelli "plausibili" c‘è un'ulteriore stretta del credito che potrebbe rallentare la crescita quest'anno dello 0,3% al 2,5%. C’è poi quello più severo, di recessione.