Culture

Cent'anni di scambi tra Liechtenstein e Svizzera

Esposizione temporanea aperta dal 2 aprile al Museo delle dogane: tra foto e documenti, un viaggio a tappe nel rapporto Confederazione-Principato

‘100 anni del Trattato di unione doganale Svizzera-Liechtenstein’, dal 2 aprile alle Cantine di Gandria
(Ti-Press)
30 marzo 2023
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Il Museo delle dogane svizzero, sul confine con l’Italia, è raggiungibile esclusivamente via lago, ciononostante una gita in battello baciata dal sole sarebbe stata un’immagine da cartolina fin troppo scontata. Così, in pieno tempo di siccità salpiamo dall’attracco di Lugano Centrale a bordo di Aurora, un’imbarcazione delle guardie di confine, accompagnati da una lieve pioggerellina e immergendoci subito in una fitta nebbia, navigando affidandoci al radar verso un luogo simbolico, la frazione Cantine di Gandria, punto d’incontro tra uno Stato e l’altro, nel quale per sua natura il tempo si fa sospeso e incerto, dove a volte le speranze vengono anche disattese. Tuttavia, oggi si celebra un anniversario attraverso la nuova esposizione ‘100 anni del Trattato di unione doganale Svizzera-Liechtenstein’, una mostra congiunta tra il Museo nazionale del Liechtenstein con sede a Vaduz e il Museo delle dogane svizzero. L’esposizione temporanea è stata ideata e voluta fortemente da entrambe le nazioni che hanno collaborato per dare vita a un’unica storia, realizzata per essere proposta al pubblico attraverso due mostre parallele accessibili contemporaneamente alle Cantine di Gandria e a Vaduz.


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Al terzo piano del Museo delle dogane troviamo una linea del tempo che divide lo spazio come una frontiera, guidandoci per tappe attraverso i rapporti che legano da più di un secolo la Confederazione elvetica e il Principato. Le foto e i documenti esposti ruotano in particolare attorno al Trattato di unione doganale che portò il Liechtenstein a legarsi allo spazio economico svizzero e, di conseguenza, ad aderire alle leggi elvetiche. Questo documento, firmato alla fine del mese di marzo del 1923, ha dato inizio a uno spazio economico comune, rappresentando una pietra miliare nelle relazioni politiche ed economiche tra i due Stati confinanti. Il Trattato è conservato in duplice copia in entrambi musei ed è proprio questo spirito di collaborazione che caratterizza l’intero progetto, come ha spiegato Maria Moser-Menna, responsabile del Museo delle dogane: “L’identità della Confederazione elvetica è da sempre strettamente legata al rapporto con i confini del suo territorio, per questa ragione abbiamo progettato e realizzato una mostra che ritroviamo uguale nelle sale del Museo nazionale del Liechtenstein. Questa dualità la riscontriamo anche nell’allestimento che vede coinvolti due scenografi, uno svizzero e l’altro del Liechtenstein, Gregor Schneider e Mathias Marxer, così come anche per la curatela affidata a Martina Sochin-D’Elia e Donat Büchel. Il desidero era proprio rimarcare come queste due nazioni continuino a godere ancora oggi di solidi rapporti di collaborazione e di scambio, nonostante questo Trattato fosse stato inizialmente ostacolato, perché il Liechtenstein dovette inizialmente rinunciare a parte della sua sovranità, ma che nel lungo termine, attraverso le leggi messe in atto, questo rapporto ha portato i suoi frutti”.


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Dal 2 aprile

Punto di osservazione

Circondato da un paesaggio bucolico, di fronte a Gandria e al Monte Brè, il Museo delle dogane svizzero conserva ancora oggi questa identità che lo rende un punto di osservazione molto vivo, profondamente legato alla storia della sua fondazione che lo vedeva originariamente come punto di sorveglianza al confine con l'Italia. Un eremo dove fino al 1935 le guardie di confine lavoravano e vivevano, mentre oggi, gli oggetti e le tracce di queste passato sono raccolti ed esposti al pianoterra in un’esposizione permanente. Al primo e al secondo piano troviamo invece un’altra mostra temporanea, dal titolo ‘Un confine tra povertà e persecuzioni’, curata da Adriano Bazzocco; inaugurata nel giugno del 2021, ci racconta Maria Moser-Menna: «È una mostra che ha avuto un grande successo e per questa ragione è stata riproposta anche quest’anno. Le due esposizioni temporanee non dialogano direttamente tra loro, ma in modo diverso, parlano entrambe di confini». Un confine tra povertà e persecuzioni offre al pubblico un punto di vista successivo e in parte parallelo a quello proposto dal progetto costruito insieme al Liechtenstein, il periodo è quello della Seconda guerra mondiale, quando alle Cantine di Gandria c’era un grande afflusso di contrabbandieri, ma anche di profughi che cercavano la libertà nella speranza di riuscire ad attraversare il confine. Tra le persone che hanno attraversato questa dogana ritroviamo anche la Contessa Emanuela di Castelbarco, antifascista e nipote del Maestro Arturo Toscanini, ma non tutti avevano le carte in regola per essere accettati al confine; infatti «un gran numero di persone furono respinte e vennero in seguito deportate ad Auschwitz».

La mostra speciale 100 anni del Trattato di unione doganale Svizzera Liechtenstein alle Cantine di Gandria verrà inaugurata il 31 marzo con una cerimonia privata alla quale parteciperanno ospiti della Svizzera e del Liechtenstein, tra cui il consigliere federale Ignazio Cassis e la S.E. Dominique Hasler, Ministra degli Affari Esteri, dell'Istruzione e dello Sport del Principato del Liechtenstein. Verrà invece aperta al pubblico domenica 2 aprile e potrà essere visitata fino a ottobre. Maria Moser-Menna: «Quest’anno proporremo delle novità: saranno presenti dei mezzi interattivi con i quali sarà più facile potersi calare nel passato, immedesimandosi con le guardie di confine, per vivere un’esperienza immersiva in quella che è stata la quotidianità di questi lavoratori e delle loro famiglie, tra queste mura senza luce o acqua corrente e in un qualche modo fuori dal mondo».


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Cantine di Gandria