Culture

Einstein, i dadi, l’ornitorinco: ‘Il mondo a caso’

Venerdì 11 e 25 novembre e il 9 dicembre in piazza San Rocco, i tre incontri dell’Istituto di studi filosofici della Facoltà di Teologia di Lugano

Albert Einstein
(Keystone)
9 novembre 2022
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"Dio non gioca a dadi!". Così esclamò un incredulo Einstein di fronte agli inaspettati e controintuitivi risultati sperimentali su cui, ormai quasi un secolo fa, si stava sviluppando la meccanica quantistica. Elettroni che sono onde, particelle che sono in infiniti posti e contemporaneamente da nessuna parte, oscuri legami fra fotoni intrecciati che rimangono saldi anche ai capi opposti della galassia, l’impossibilità di osservare la realtà in ogni sua sfaccettatura. E, il che spiega il riferimento ai dadi nella celebre citazione, il caso, quella casualità che domina il mondo atomico e subatomico. Si comprende il disorientamento di una mente elastica e brillante come quella di Einstein. Disorientamento che si è accompagnato da curiosità e interesse: la meccanica quantistica ha affascinato non solo fisici, ma anche persone comuni che avranno a disposizione tre incontri per avvicinarsi allo strano mondo dei quanti tra una prospettiva che unisce fisica e filosofia. L’Istituto di studi filosofici della Facoltà di Teologia di Lugano, affiliata all’Usi, propone – venerdì 11 e 25 novembre e 9 dicembre, alle 18 al Litorale in piazza San Rocco a Lugano – tre appuntamenti intitolati "Il mondo a caso?" in cui il fisico Cesare Alfieri, promotore dell’iniziativa, dialogherà coi filosofi della scienza Federico Laudisa, Cristian Mariani e Claudio Calosi.

La recente assegnazione del premio Nobel per la fisica al trio Aspect-Clauser-Zeilinger per le loro ricerche sulla meccanica quantistica ha riportato l’attenzione del pubblico sui complessi temi di una fisica che è anche filosofia. Perché la teoria e gli esperimenti danno torto a Einstein: Dio gioca a dadi, eccome. La realtà fisica cristallina e solida che vorremmo svanisce se guardata da vicino. Alcuni studiosi si spingono fino a sostenere che la realtà non esiste al di fuori della relazione: niente esiste "da solo", in modo assoluto, si esiste solo se si interagisce e di quello che accade fra un’interazione e l’altra non si può dire nulla, nemmeno che "accade".

Eppure, il premio Nobel Alain Aspect, che ha più volte mostrato la non-località, il non essere della fisica dei quanti – quel non essere in nessun luogo ma contemporaneamente in infiniti posti, l’aspetto più ostico e inaccettabile per Einstein – quando interrogato sull’argomento, risponde con convinzione fermissima: "Io sono Einsteiniano, io sono un realista!". Forse è la domanda, come spesso accade, a essere mal formulata. Un aiuto a comprendere le stranezze del mondo quantistico può arrivare dalla zoologia, in particolare dall’ornitorinco. È quell’animale che, quando fu scoperto, mise in crisi le categorie dell’epoca: ha il becco, ma anche il pelo; fa le uova, ma allatta anche. L’ornitorinco è un mammifero o un uccello? L’ornitorinco è diventato l’esempio di come i concetti umani spesso falliscano di fronte alla ricchezza del mondo: l’ornitorinco è l’ornitorinco, se non sappiamo come definirlo la colpa non è sua ma delle nostre categorie nate prima della scoperta di questo animale. Similmente parole come "velocità", "posizione", "momento angolare" o persino "realtà fisica" sono nate nell’ambito delle nostre percezioni quotidiane e non colgono la ricchezza del mondo quantistico. L’ornitorinco è l’ornitorinco, la meccanica quantistica è la meccanica quantistica: dobbiamo arricchire il nostro linguaggio per arrivare a capire che la meccanica quantistica è reale. Con nuove parole e nuovi concetti potremo essere, come Alain Aspect e in fondo come Einstein, realisti.

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