Culture

La cultura ticinese nel cinema svizzero ha un nuovo alleato

Presentato alle Giornate di Soletta un fondo nazionale per sostenere i film legati al Sud delle Alpi. Ne abbiamo parlato col regista Niccolò Castelli.

Niccolò Castelli
(Archivio Ti-Press)
20 gennaio 2022
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Quando fin quasi alla soglia dei 90 anni Freddy Buache teneva il suo frequentatissimo corso sulla storia del cinema il mercoledì pomeriggio alla Cinémathèque Suisse di Losanna, le lezioni dedicate a Rossellinì, De Sicà, Antonionì (pronunciati col tipico accento francofono) erano tra quelle più seguite. Grazie al coinvolgimento che riusciva a creare, c’era da star certi che la maggior parte degli studenti e degli uditori provenienti dai quattro angoli della Svizzera sarebbe andato a recuperare i film citati da guardare in lingua originale. Gli stessi frequentatori, alcuni mesi dopo, era probabile incrociarli per le vie del Ticino in concomitanza con il Festival del Film di Locarno, che peraltro Buache diresse dal ’66 al ’70. Questo a testimonianza di come il mezzo cinematografico, accompagnato da una sua appassionata promozione, possa essere un ponte fra le diverse realtà linguistiche e culturali del Paese.

Con la consapevolezza di tale potenziale è stato istituito un “Fondo nazionale per la promozione della lingua italiana nel cinema svizzero”, amministrato e mediato dalla Ticino Film Commission (Tfc), fondazione nata nel 2014 per valorizzare il territorio ticinese quale location per le produzioni audiovisive. Presentato questo pomeriggio nella cornice delle 57esime Giornate cinematografiche di Soletta, ha quale scopo di favorire lo sviluppo, la traduzione e la distribuzione su tutto il comprensorio nazionale di film girati in lingua italiana o nelle località del Sud delle Alpi.

«Per poter crescere bisogna uscire dai propri confini, avere una considerazione e far circolare i film ticinesi nel resto della Svizzera non è semplice – spiega Niccolò Castelli, direttore della Tfc e regista ticinese del celebre “Atlas” –. Da una parte le sceneggiature scritte in italiano difficilmente vengono lette in lingua originale, per cui bisogna trovare qualcuno che abbia una conoscenza specifica del mezzo cinematografico per tradurle adeguatamente così da poter approcciare finanziatori svizzerotedeschi o romandi, e quindi già di partenza si tratta di un’operazione onerosa». D’altra parte si riscontrano delle insidie anche una volta terminato il film: «È necessario creare i sottotitoli, sincronizzarli, tradurre le sinossi e il materiale stampa in buon tedesco o francese perché se questo aspetto manca c’è parecchia reticenza da parte delle sale di proiezione, delle rassegne o dei cineclub a proporre film in italiano – dice Castelli –. Il fondo vuole proprio contribuire a ovviare a questi problemi».

Allo stesso tempo si tratta di uno strumento volto a sostenere film di registi di Oltregottardo che in qualche modo si interessano alla realtà della Svizzera italiana e alle sue storie, e a invogliare le produzioni a venire a girare su suolo ticinese. «Come Tfc – nota il suo direttore – ci capita di ricevere delle sceneggiature di persone che vorrebbero ambientare il proprio film in Ticino e con questo aiuto economico potremmo sostenerli maggiormente, creando anche scambi tra registi, sceneggiatori, produttori. In questi giorni a Soletta, ad esempio, sono entrato in contatto con un regista intenzionato a fare un film che parla di frontiera e a cui piacerebbe venire a girare a Chiasso. In questo caso il sostegno economico gli tornerebbe utile per far fronte alle spese dei permessi necessari alle riprese».

Al momento il fondo gode del sostegno da parte delle due società di gestione dei diritti d’autore Ssa e Suisseimage così come di Rsi. Nella fase pilota del progetto Tfc monitorerà le necessità di società di produzione e artisti con l’intenzione di poter aumentare notevolmente negli anni successivi sia il numero di opere in italiano nel panorama del cinema nazionale che i fondi a esso dedicati.

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