Ticino

Artigianato ticinese, un patrimonio da tutelare

Secondo il presidente di Ar-Ti, troppi mercatini si vantano del ‘marchio’ esponendo, però, merce prodotta altrove. Serve unità d’intenti per salvare il settore

5 agosto 2019
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«Artigianato è un termine oggi usato e abusato un po’ in troppe occasioni. Lo si impiega purtroppo come mero richiamo a eventi che d’artigianato hanno ormai ben poco: in alcune occasioni, sotto “mercato dell’artigianato” troviamo addirittura i fiorellini in ceramica provenienti dall’Ungheria (fatti a stampo), oggetti in legno d’ulivo proveniente dalla Tunisia (produzione seriale), infradito cinesi decorate alla buona e varia bigiotteria assemblata dai numerosi creativi improvvisati o ispirati dalle mode del momento. Insomma, trovare il vero artigianato è sempre più difficile». Se a dichiararlo è Roberto Barboni, dal 2012 presidente dell’Ar-Ti, associazione che raggruppa gli artigiani del Ticino, beh non c’è sicuramente motivo per non credergli. Il campanello d’allarme lo suona proprio mentre è in corso di svolgimento, al Centro Migros di Sant’Antonino, la più lunga rassegna d’artigianato ticinese dell’anno: 11 giorni di dimostrazioni ed attività (corsi gratuiti) per tutti i gusti, una “full immersion nell’hand-made Ticinese alla scoperta dei piccoli produttori locali, artigiani che vivono ancora del loro saper fare, ma anche di persone speciali che desiderano mantenere vive le antiche tradizioni dei nostri avi”.
«L’artigiano – prosegue – per definizione è il piccolo produttore che lavora in bottega, che nella sua creazione annovera oggetti d’uso che una volta erano pressoché indispensabili per vivere. Penso all’abbigliamento prodotto con la lana delle pecore, filata e poi lavorata ai ferri o infeltrita; piatti, ciotole, posate e utensili creati in legno; le vettovaglie in ceramica, lavorando terra e argilla e servendosi del fuoco per far diventare l’oggetto pressoché eterno; l’intreccio di ramaglia per creare i cesti; la paglia intrecciata per creare sedute più comode per le sedie in legno. L’artigianato tradizionale è la creazione di oggetti d’uso, per lo più con una lavorazione manuale, utilizzando materiali prevalentemente locali».

Attenti al tarocco!

Da una parte quindi l’artigianato d’autore, il cui “marchio” va difeso, dall’altra quello tarocco, sorta di fischietto di richiamo per ignari acquirenti, che al settore nuoce inquinandolo con articoli “senza anima”. «Per fortuna che in Ticino esistono ancora persone che mantengono vivo questo settore e che rispondono ad una ben precisa esigenza della clientela: avere un oggetto esclusivo, di qualità e durevole. Per questo è disposta a pagare il giusto per un lavoro spesso sottostimato». E sempre in ticino ci sono occasioni dove il vero artigianato viene valorizzato e proposto al pubblico mantenendo quell’elevata qualità che ci si aspetta da uno “swiss-handmade”. Un bell’esempio viene dal mercato estivo di Cevio, organizzato dall’Associazioni Artigiani della Vallemaggia, che in una splendida cornice presenta il meglio dell’artigianato ticinese: occasioni come questa sono sempre più rare e purtroppo i mercati cittadini – oltre a essere sempre più cari – non promuovono adeguatamente l’artigiano locale, sempre più spesso confinato in una bolgia d’espositori che propongono prodotti “da televendita”... Abbiamo ormai perso quella qualità che ci contraddistingueva dai vari mercati d’oltre confine, come quelli di Cannobio o Luino. Ed è un peccato!».

A fare da diga e a rendere consapevole il consumatore delle sue scelte ci pensa, da 10 anni, Ar-Ti, il cui scopo è «quello di promuovere il settore nella sua forma più autentica, sia tradizionale, sia moderna. E di coraggiosi/e che si lanciano in questo settore di nicchia ve ne sono ancora» conclude. Il 2019 è l’anno del decennale; nel 2018 il sodalizio è riuscito a offrire, per lo più gratuitamente, 88 giorni di promozione sul territorio, e quest’anno non è certo da meno. Per combattere la grande distribuzione e i siti di vendita online l’artigianato abbisogna anche di collaborazione da parte di promotori di eventi, di enti turistici e istituzioni. Un’unione delle forze che consentirà a chi propone prodotti di qualità di portare avanti, anche in futuro, l’autentico marchio del “made in Ticino”. Il nostro “sangue”, dopotutto.

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