Ticino

Ristorni frontalieri, Berna potrebbe chiedere compensazione

Il Consiglio federale risponde a un’interpellanza del consigliere nazionale Giorgio Fonio su alcune proposte avanzate a livello istituzionale in Italia

‘Una disapplicazione dell’Accordo sulla fiscalità’
(Ti-Press)

Qualora l’Italia intenda tassare come indipendenti i propri frontalieri soci di una Sagl e da questa impiegati, la Svizzera richiederà una restituzione o compensazione per i ristorni versati per questi contribuenti. È quanto scrive il Consiglio federale rispondendo a un’interpellanza del consigliere nazionale del Centro Giorgio Fonio. Il deputato ticinese ha portato all’attenzione del governo alcune proposte avanzate a livello istituzionale in Italia che riguardano i frontalieri che risultano anche titolari di Sagl, le Società a garanzia limitata, in Svizzera, specie in Ticino.

Lo scopo di questa iniziativa, stando a Fonio, sembrerebbe quello di imporre i redditi di questi contribuenti che non dovrebbero quindi più essere considerati frontalieri, e cioè dipendenti, ma indipendenti. I periodi fiscali di riferimento sarebbero gli ultimi cinque, aggiunge il consigliere nazionale, specificando che per tali periodi, “le imposte alla fonte sono già state regolarmente prelevate sui frontalieri, così come anche i ristorni già versati all’Italia”. Questa operazione, a parere del deputato, “comporterebbe la disapplicazione dell’Accordo sulla fiscalità dei frontalieri e il regime impositivo ancora recentemente concordato”.

Nella sua risposta, il Consiglio federale afferma di seguire la tematica “dell’imposizione in Italia dei soci che sono al contempo impiegati della loro Sagl secondo il diritto svizzero”, affrontata peraltro nella riunione tenutasi nel settembre scorso ad Ascona nel quadro dell’incontro annuale previsto dall’Accordo del 1974 tra la Svizzera e l’Italia relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri e alla compensazione finanziaria a favore dei Comuni italiani di confine.

Da un punto di vista tecnico, secondo il governo, si tratta di un “conflitto di qualificazione” che si verifica abbastanza frequentemente nell’ambito dell’applicazione di convenzioni per evitare le doppie imposizioni. In questo caso le autorità fiscali italiane riqualificano il reddito derivante da un’attività lucrativa dipendente che il contribuente ha conseguito come impiegato della sua Sagl come reddito derivante da un’attività lucrativa indipendente.

Se, nel quadro dei colloqui bilaterali, la qualificazione proposta dall’Italia dovesse essere mantenuta, precisa l’Esecutivo, “la Svizzera richiederà una corrispondente restituzione o compensazione per i ristorni versati per questi contribuenti”.

Resta connesso con la tua comunità leggendo laRegione: ora siamo anche su Whatsapp! Clicca qui e ricorda di attivare le notifiche 🔔