E in un comunicato parlano di pace, denuclearizzazione e turismo (tralasciando i diritti umani)

Proprio nei giorni in cui il consigliere nazionale Ppd Claude Béglé lodava su Twitter la Corea del Nord, nel regno eremita si trovava anche una delegazione di sette membri della Gioventù comunista, l'organizzazione giovanile del Partito comunista. "Su invito dei propri corrispettivi coreani", spiega un comunicato, "i giovani comunisti svizzeri guidati dal coordinatore Samuel Iembo hanno avuto incontri bilaterali con il presidente della Lega della Gioventù di Corea, Pak Chol Min, e con i funzionari del Dipartimento delle relazioni internazionali del Partito coreano del Lavoro al governo, con i quali si sono scambiate opinioni sulla situazione geopolitica internazionale e sull'apprezzato ruolo che la Confederazione gioca sul piano dell'aiuto allo sviluppo, del sostegno all'agricoltura e della mediazione militare sul confine fra le due Coree".
Dopo avere visitato la Zona demilitarizzata (Dmz) che dal 1953 separa nord e sud, i giovani comunisti hanno espresso "l'auspicio di proseguire la denuclearizzazione purché su basi di reciprocità", considerato che "anche gli Usa dispongono di ordigni nucleari in Corea del Sud". La speranza è "che gli Stati Uniti si disimpegnino dalla penisola (che occupano militarmente da mezzo secolo) e che si possa quindi arrivare in tempi brevi a siglare la pace (attualmente vi è infatti solo un armistizio!) e a valutare un'ipotesi federalista fra Nord e Sud".
Neanche una parola del comunicato è dedicata alle gravi violazioni dei diritti umani sotto il regime comunista di Kim Jong-un. Eppure, secondo Amnesty International, fino a 120mila cittadini sono detenuti in campi di concentramento e nel paese "la libertà di espressione e il diritto di circolare liberamente restano sottoposti a restrizioni draconiane"; la giornalista Anna Fifield, caporedattrice del 'Washington Post' a Pechino e autrice di una recente biografia di Kim Jong-un, riporta che nel sistema sociale nordcoreano, come in una sorta di neofeudalesimo, il 40% 'scomodo' dei suoi 25 milioni di abitanti viene relegato fuori dai centri urbani e messo ai margini della società. In compenso, un 10% fedele al regime sta assaporando l'ascesa a 'classe media' nella capitale Pyongyang, mentre il leader supremo Kim disporrebbe di 33 residenze servite da 28 stazioni private.
Con un articolo pubblicato sul suo sito nei giorni scorsi, il Partito comunista ticinese aveva già preso le difese dello stesso Béglé e di chiunque "operi a favore del dialogo fra i popoli e per la cooperazione pacifica, in modo conforme non solo alla neutralità svizzera ma pure al principio di non ingerenza, rispettando culture lontane, per quanto difficili da comprendere, e sistemi sociali diversi". E ancora: "Spiace che vi siano politici che amano parlare di 'libertà', 'neutralità' e 'sovranità', ma poi diventano isterici non appena qualcuno dei loro esce dal coro monolitico ed unicamente denigratorio impostoci dall’estero. La Repubblica popolare democratica di Corea (a differenza di altri) contro il nostro Paese non ha mai fatto nulla, al contrario ha sempre avuto un’attitudine grata verso la Confederazione".
Va detto che la voce comunista non è così isolata: oltre allo stesso Béglé, già l'ex 'senatore' ticinese Dick Marty aveva visitato nel 2012 la Corea del Nord insieme al Gruppo parlamentare Svizzera/Corea. Una volta tornato, ebbe a elogiarne la forte presenza dello Stato: "Un regime stalinista, certo. Ma almeno lo Stato è presente. Non ricevono aiuti, ma praticamente tutti hanno un alloggio, non si vedono baraccopoli, il tasso di alfabetizzazione è del 99 per cento (meglio degli Stati Uniti), Pyongyang è una città moderna, piacevole, con una metropolitana che funziona bene".
Stando al comunicato, dopo le discussioni geopolitiche i giovani comunisti hanno visitato "alcuni luoghi di villeggiatura fuori Pyongyang, tra cui le cascate di Kaesong e le colline di Hyangsan. I delegati hanno potuto così osservare anche la conservazione del paesaggio naturale nelle periferie della penisola, in cui il turismo potrà avere un sempre maggiore sviluppo. La Corea sta infatti facendo numerosi investimenti infrastrutturali per accogliere turisti occidentali, oltre al già ampio pubblico cinese e russo".