Il consigliere nazionale vodese 'non è pentito' degli encomi cinguettati e, appena rientrato da Pyongyang, sostiene la sua posizione
Claude Béglé "non è pentito" dei suoi tweet encomiastici nei confronti della Corea del Nord. In un'intervista alla radio RTS, il consigliere nazionale vodese (Ppd), appena tornato a Pyongyang, ha difeso la sua posizione.
Béglé ha parlato di "volontà deliberata di provocare interesse", di "provocazione", e tutto ciò per "suscitare l'interesse dei nordcoreani e discutere con loro direttamente degli aspetti meno favorevoli, per concludere con un comunicato equilibrato che desse la visione d'insieme".
Interrogato sui suoi interventi, l'esponente PPD non ha negato che quella di Pyongyang sia "una dittatura, uno Stato canaglia", ma assicura che "le cose cambiano e vanno nella direzione di uno scenario cinese". Béglé ha poi affermato di "aver avuto contatti privilegiati" e di avere effettuato visite "da solo, sorvegliato da da dietro ma senza guardia del corpo".
Il consigliere nazionale non intende fare mea culpa davanti al suo partito, che si è distanziato dai suoi tweet, ma ha aggiunto: "so che tutto ciò ha potuto causare problemi al partito e me ne rammarico". Ha comunque ribadito che la sua strategia era quella buona in un Paese in cui ci sono "possibilità di apertura".
C’est le bon côté du socialisme, avec un véritable effort en matière d’accès au savoir et à la culture. 2/2 pic.twitter.com/LkroWqR6fL
— Claude Béglé (@ClaudeBegle) July 20, 2019
Ha inoltre precisato di aver effettuato il viaggio in Corea del Nord a sue spese e di aver avvertito il consigliere federale Ignazio Cassis, ministro degli esteri.