Luganese

'Il lutto per Matteo ci interroghi contro la violenza'

A poco più di un mese dall’omicidio avvenuto alla pensione La Santa una fiaccolata a Viganello per riflettere su una società minata da dipendenze e disagi.

Fiaccolata antiviolenza a Viganello Ti-Press
20 gennaio 2020
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«Mi sento di dirvi di vivere questa fiaccolata come un’elaborazione del lutto perché quando viene a mancare una persona di una comunità, tutta la comunità soffre. Elaborare il lutto significa anche ‘entrare dentro’ il lutto per imparare, per capire, per formulare delle critiche costruttive in modo che, se possibile, questi lutti non si verifichino più». Sono le 20 e don Angelo Ruspini, dall’alto della scala della chiesa di santa Teresa a Viganello, prende la parola per avviare, verso il suo breve percorso, la fiaccolata contro la violenza che approderà dopo una quindicina di minuti davanti alla pensione La Santa, teatro il 17 dicembre dell’omicidio di Matteo Cantoreggi.
Sono un centinaio i presenti, dai più giovani a chi della vita porta ormai il peso degli anni e delle esperienze. Fra di loro anche una mamma che ha avuto un figlio nella stessa pensione e che anche lui si chiamava Matteo: «Voglio partecipare anche per il mio Matteo». Somiglianze, come le ha chiamate don Angelo, «che ci aiutano a migliorare in questo tempo in cui sembra che l’unica soluzione per mettere a posto il mondo sia la violenza. Invece, mi permetto di dire, per chi crede in Gesù Cristo, che il mondo cambia se ci amiamo».
Ci sono gli amici di famiglia e chi ha voluto accendere la sua candela per testimoniare il suo no alla violenza e al dolore: «Sono qui prima di tutto perché conosco la famiglia, ma anche per testimoniare come sia possibile arrivare a certi livelli... Deve per forza esserci una persona che finisce di vivere per accorgersi che ci sono dei problemi? Nel nostro cantone abbiamo ancora tanto da lavorare per affidare a persone responsabili e capaci quanti vivono grosse difficoltà. Solo allora certe cose, forse, non accadranno più».

I City Angels: ‘Sulle nostre strade cresce l’aggressività’

Nel corteo silenzioso, coordinato dalla consigliera comunale Sara Beretta Piccoli, un’anziana signora stringe la sua torcia: «Un fatto tremendo... Vivo a Viganello, mi sono sentita particolarmente toccata». Non parla di paura ma la si percepisce, a confermarcela è Olivo, un City Angels: «Lavoro per gli ‘angeli’ da cinque anni e un certo cambiamento l’ho notato. I casi di aggressività sono aumentati. L’ultimo proprio venerdì scorso per un furto di un portafogli. Sì, sulle strade c’è violenza. Personaggi che creano scompiglio sociale. Nel nostro servizio sociale gli abitanti ormai ci conoscono e ci vengono a cercare per le loro segnalazioni, noi cerchiamo di rassicurarli, aumentiamo i sopralluoghi nei punti meno frequentati dalla Polizia. Dove c’è isolamento c’è l’aggregato violento. E molti sono i giovani disagiati».
E se il lutto, ieri sera, è stato elaborato soprattutto con il silenzio della processione raccolta e partecipe, «è importante anche – è stata data la parola a papà Pietro da don Angelo – esprimere quello che è ‘la ricchezza’ dell’esperienza seppur dolorosa. Diventa così necessario mostrare lo stato d’animo davanti a certe situazioni che provocano delle povertà, delle debolezze per cui basta anche solo un fiammifero per bruciare la città».
E papà Pietro ha risposto con emozione e lucidità: «Trovare le parole non è semplice, il dolore è grandissimo, non c’è niente di peggio che perdere un figlio. Pensi che capita sempre agli altri, ma quando ti colpisce una legnata sarebbe stata meno dolorosa. Vorrei dire a chi si trova nella stessa situazione di confidarsi, farsi aiutare. Spesso si ha un po’ il timore di parlarne, la paura, la vergogna, ma è una realtà che fa parte della nostra società, dell’alta competizione, senza etica, spinta al massimo fino ad arrivare ad uccidere l’altro. Bisogna così andare avanti tutti insieme partendo dalla famiglia, dalla scuola e dalle istituzioni, affinché i nostri figli non siano mai abbandonati anche quando sono sulla cattiva strada. Da certe dipendenze da soli non si esce». Papà – che come ha ricordato don Angelo – «sarà sempre l’unica persona a cui rimane il posto vuoto. Invito per questo chi di dovere affinché le strutture non diventino luoghi dove le difficoltà rendono impossibile il vivere insieme».

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