Luganese

Delitto di Viganello, la pensione chiuderà a metà gennaio

La titolare: 'Accogliamo persone in difficoltà, ma non siamo una struttura protetta o riabilitativa'. In futuro sorgerà una palazzina residenziale

Ti-Press
18 dicembre 2019
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Chiuderà il prossimo 15 gennaio 2020 la pensione La Santa di Viganello, dove nella serata di ieri è stato rinvenuto il corpo senza vita di un 35enne ucciso a botte. Sull’edificio erano state posate le modine e la proprietaria dell’immobile «è in trattativa con alcuni potenziali compratori che intendono costruire una palazzina» ci spiega la gerente. Una palazzina con destinazione residenziale per studenti e attività commerciali al pianterreno e al primo piano, come si legge nella domanda di costruzione pubblicata sull’albo comunale di Lugano nell’agosto del 2018.
La gerente della pensione, raggiunta telefonicamente da ‘laRegione’, respinge le accuse di “malagestione” circolate ieri online e sui social: «Siamo un’umile pensione che collabora con curatori, assistenti sociali e istituzioni pubbliche e semplicemente accogliamo persone in difficoltà. Purtroppo, queste persone non si comportano sempre come dovrebbero e noi possiamo fare poco, se non denunciare i fatti quando avvengono».

La pensione da quasi un anno non ospita più richiedenti l’asilo. «Non capisco questi toni da processo nei nostri confronti. Non ci siamo mai presentati come una casa ‘protetta’ né eretti come struttura riabilitativa. Siamo sempre stati soltanto una pensione che, ripeto, ospita persone in difficoltà che si trovano in assistenza, molte delle quali sono seguite da Ingrado, dal Servizio psicosociale di Viganello che convivono con problematiche di natura privata e personali». Persone che vengono inviate alla pensione di Viganello perché altrimenti non avrebbero altri posti dove risiedere. «Spesso, chi eroga gli aiuti pubblici è costretto a far transitare queste persone da noi, per il semplice motivo che non sa dove metterli», precisa la gerente. La gerente non vuole dire nulla di quanto capitato martedì sera. «Quello che è successo è davvero triste. Noi non abbiamo nulla da cui difenderci. Non so cosa sia successo in quella camera. Qui ospitiamo anche persone con delle problematiche. Gli episodi di violenza accadono e noi cerchiamo di contenerli. In ogni piano c’è la videocamera di sorveglianza». Immagini che sicuramente contribuiranno a chiarire la dinamica dei fatti aiutando gli inquirenti a ricostruirle quanto successo.

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