Bellinzonese

‘Il piano di protezione Covid della sala è conforme’

Cc di Bellinzona e pandemia, il capo degli Enti locali ha ricevuto il documento dalla Città: ‘Se applicato correttamente rispetta le norme federali’

La sala del Cc rimasta lunedì sera semivuota. In ciascun banco vi sono al massimo tre consiglieri, ma quando questi vogliono parlare fra loro giocoforza si avvicinano (Regione)
21 dicembre 2021
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«Qualora la distanza minima di un metro e mezzo fra un consigliere comunale e l’altro non fosse stata rispettata, e considerata l’assenza di pareti di plexiglas fra una postazione e l’altra, potrebbe sicuramente porsi un problema di rispetto delle norme sanitarie federali volute per contenere il diffondersi della pandemia. In caso di effettiva violazione, il problema andrebbe risolto per evitare il ripetersi di situazioni analoghe». A parlare, questa mattina, è Marzio Della Santa – direttore della Sezione cantonale degli enti locali che al Dipartimento delle istituzioni vigila sul buon funzionamento anche dei Comuni – interpellato dalla ‘Regione’ all’indomani della turbolenta seduta del Consiglio comunale di Bellinzona tenutasi lunedì sera nella storica sala a Palazzo civico. «Tuttavia – aggiunge lui stesso alle 17.30 – i preposti servizi della Città mi hanno fornito in giornata il piano di protezione per la sala del Cc. L’ho verificato e risulta conforme alle disposizioni federali. Se applicato correttamente, non vi sono dunque problemi».

Banchi distanziati e al massimo tre consiglieri per banco

Sala il cui layout è stato modificato già nei mesi passati con l’obiettivo di rispettare le norme Covid valide per le riunioni politiche: la parte solitamente riservata al pubblico (la seduta si svolge ora a porte chiuse) è stata eliminata per ampliare lo spazio tra le file di banchi rispetto ai tempi normali; inoltre in ciascuna fila possono sedersi al massimo tre consiglieri, ciascuno dotato di microfono e pulsantiera per il voto elettronico. E come sempre è obbligatorio l’uso della mascherina sanitaria (non tutti i consiglieri la indossavano correttamente e sono stati richiamati all’ordine), a inizio seduta bisogna lasciare in un apposito foglio i dati personali per il tracciamento ed è presente un dispensatore di gel per l’igiene delle mani. Misure in linea con le disposizioni federali relative alle tenute delle riunioni politiche. Regole che non prevedendo l’esclusione di non vaccinati, non guariti o non tamponati – contrariamente a quanto viene imposto in altri ambiti quali ristorazione, stadi, cinema, teatri, eventi di vario genere ecc. – hanno destato in sala legittime preoccupazioni fra alcuni consiglieri.

Cosa dice l’Ordinanza federale

Regole che la stessa Sel ha ricordato ieri mattina a tutte le cancellerie comunali in vista delle sedute di fine anno: difatti l’Ordinanza federale sui provvedimenti volti a combattere il Covid stabilisce nero su bianco che le sedute degli organi esecutivi e legislativi “possono essere tenute in presenza e non sono soggette a limitazioni del numero di persone, né all’obbligo di certificato Covid; tuttavia nell’ambito di un piano di protezione sono da rispettare le opportune norme d’igiene, il distanziamento sociale e l’obbligo della mascherina”.

‘Non possiamo rischiare la pelle’

Come detto, alcuni consiglieri hanno però sollevato una questione di opportunità. Le prime rimostranze di Brenno Martignoni Polti (Udc) – secondo cui è legittimo chiedersi se le norme per le riunioni politiche siano sufficienti, quando al contrario vengono imposte severe restrizioni per le riunioni di famiglia e per entrare in un bar a sorseggiare un caffè – sono state ben presto sposate dalla gran parte del gruppo Lega/Udc, dall’intero gruppo Ppd e dall’intero gruppo Verdi/Mps/Fa che hanno abbandonato la sala per protesta svuotandola per metà. Oggi, dopo la serata turbolenta, Martignoni Polti è sul piede di guerra: «Quanto successo dev’essere da stimolo a una riflessione superiore presso le istanze preposte a decidere le restrizioni. Berna o il Cantone devono rendersi conto che non possiamo rischiare la pelle nello svolgimento del nostro compito istituzionale, specie ora che circola la variante Omicron molto contagiosa».

Un primo check già venerdì scorso

Resta in effetti a mezz’aria la domanda a sapere se le norme antipandemiche siano state integralmente rispettate nel predisporre la sala del Cc: sì per taluni, no per altri. La redazione aveva già contattato sindaco e segretario comunale venerdì scorso poche ore dopo la comunicazione delle nuove stringenti regole sanitarie decise da Berna. Risposta: la sala è disposta correttamente e per la riunione di Consiglio comunale non dovrebbe cambiare nulla rispetto ai mesi precedenti. E così è stato.

Palestra esclusa: ‘Lasciamola agli allievi’

Dopo il postulato urgente presentato ieri pomeriggio da Martignoni Polti all’Ufficio presidenziale del Cc, senza peraltro ottenere una risposta ufficiale scritta, la redazione aveva pure interpellato il vicepresidente del Cc Alberto Casari (Sinistra) che sostituisce il presidente Renato Dotta (Plr) assente per malattia. Sull’ipotesi, come fatto a più riprese, di occupare la palestra al Ciossetto di Sementina, Casari si è detto contrario invocando le norme sulle riunioni politiche e la necessità di lasciare preferibilmente quello spazio agli alunni, «pure essi costretti a subire una situazione pandemica gravosa. Sarebbe un errore peggiorargliela ulteriormente». Non si è quindi voluto togliere loro la palestra, sebbene sia stata usata più volte per il Cc dal maggio 2020 in avanti garantendo il distanziamento sociale, per poi tornare a Palazzo civico nei momenti di calma pandemica che non corrispondono affatto a quello attuale. Forse altri spazi più grandi della sala a Palazzo civico sarebbero stati più consoni, come per esempio l’Espocentro, finora mai usato. Fatto sta che si è optato per non rinunciare alla seduta di Cc e al suo luogo storico. Dove la distanza di un metro e mezzo non è de facto sempre rispettata (specie nei tavoli più corti situati in fondo e in quello riservato alla stampa), non da ultimo perché talvolta sono inevitabili i conciliaboli fra più consiglieri in vista di qualche trattanda delicata o atto parlamentare comune. Premesso che non di rado i conciliaboli si tengono per discutere di tutto fuorché di politica.

A Lugano si misura anche la temperatura

Lunedì sera si è riunito anche il Cc di Lugano la cui seduta, a differenza della capitale, si è svolta e conclusa regolarmente. D’altra parte le condizioni sono decisamente differenti: da mesi il legislativo si ritrova nella sala B del Palazzo dei congressi, quella grande al primo piano. Non ci sono plexiglas ma le postazioni sono sufficientemente distanti l’una dall’altra. Sebbene non sia richiesto un certificato Covid, all’ingresso i militi della Protezione civile misurano la temperatura a tutte le persone che entrano. E non tutti possono accedere: c’è una lista di nominativi – fra consiglieri comunali, municipali, segretario e altri addetti ai lavori – e i giornalisti devono registrarsi.

‘Un tampone, anzitutto’

Eppure, anche a Lugano qualche malumore non è mancato. In molti, ad esempio, fra una trattanda e l’altra hanno espresso disappunto per il fatto che non tutti i consiglieri siano vaccinati. Fra gli scontenti, Giovanna Viscardi (Plr): «C’è la libertà di scelta, certo. Il problema, dal mio punto di vista, è che - siccome nei consessi privati si applica il 2G o il 2G+ - sarebbe corretto che questo sistema si adottasse anche nelle riunioni dei legislativi e degli esecutivi». Si dovrebbe introdurre la vaccinazione obbligatoria? «Non mi esprimo sull’obbligo, ma credo che si possa chiedere un gesto di buon senso: si potrebbe almeno fare il tampone prima di presentarsi in Cc. Vaccinarsi sarebbe sicuramente un gesto di buon esempio, visto che noi rappresentiamo i cittadini e abbiamo il dovere di partecipare alle sedute». La consigliera suggerisce infine, «come si è creata la base legale per fare online determinate riunioni», di pensare seriamente a una digitalizzazione delle sedute.

La presidente ‘poliziotta’

E chi lunedì sera si è ritrovata più volte nel ruolo della ‘poliziotta’ è la prima cittadina Tessa Prati (Ps), costretta a richiamare quei presenti indisciplinati sul fronte mascherine: diversi, fra consiglieri e municipali. «Facciamo politica e abbiamo il privilegio di poterci incontrare, mentre molte persone sono limitate in questo. Dovremmo ritenerci fortunati. Sebbene la maggioranza abbia rispettato le disposizioni, sono dispiaciuta per la leggerezza di altri. Il minimo è l’utilizzo della mascherina in modo idoneo, che non mi sembra una richiesta esagerata. Siamo alla fine del 2021 ed è qualcosa che dovrebbe essere ormai acquisito. Si tratta di rispetto nei confronti degli altri e della popolazione».

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