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A Chiasso il piccolo mondo del ‘Caseificio di Rita’

Da ormai due anni, in via Sottopenz vengono creati formaggi e prodotti caseari. La storia di Rita Laudato

Rita Laudato al lavoro nel suo caseificio (Ti-Press/Elia Bianchi)
15 novembre 2021
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Il ‘Caseificio di Rita’ è diventato il suo piccolo mondo. Un mondo sinonimo di reazione e voglia di rimettersi in gioco a 54 anni. È in via Sottopenz 7 a Chiasso che Rita Laudato ha creato a inizio 2020 il suo piccolo caseificio, una realtà che si sta facendo conoscere anche fuori dai confini distrettuali. «Mi piace dire che anche a Chiasso il caseificio è una realtà – ci spiega non appena varchiamo la soglia del laboratorio –. Una realtà che magari nessuno avrebbe immaginato tra le tantissime cose che Chiasso offre».

La ‘svolta obbligata’

A segnare la svolta nella vita di Rita – «una svolta obbligata», tiene subito a precisare – è stata la tentata rapina subita 10 anni fa nell’oreficeria che allora gestiva con il marito nel centro di Chiasso. Come forse si ricorderà, il rapinatore, arrestato la sera stessa nel bresciano, l’aveva colpita (fortunatamente di striscio) con due colpi di pistola. «Sono un’artigiana, nella mia vita sono stata creativa e ho fatto delle bellissime esperienze, non avrei mai per esempio immaginato di avere un negozio di oreficeria – racconta –. Poi però ci sono degli eventi che ti cambiano la vita. Questa persona è entrata nel mio negozio e quello che è successo ti obbliga a rivederti e a cambiare vita». Esperienze come queste «danno due strada: l’auto-compassione, che non fa parte del mio carattere, o la reazione. E la mia reazione è sempre stata piuttosto... esplosiva». Rita Laudato ha così iniziato a guardarsi in giro. «Sono arrivata al caseificio perché amo la vita: adoro la mucca e il toro e il loro esempio di vita e convivenza dal quale abbiamo solo da imparare. In onore della mucca e degli animali che ci danno tutto, ho deciso di diventare casara».

Una nonna sui banchi di scuola

Presa la decisione, Rita Laudato ha scoperto che a Mezzana c’era il corso per diventare casaro d’alpe (della durata di tre mesi) e che, parallelamente, proseguiva quello di tecnologo del latte (tre anni). «L’idea dei tre anni mi è piaciuta molto – ammette Rita –. I miei figli Paride e Raffaello, che erano già grandicelli, si sono detti d’accordo. Ho iniziato a Mezzana, ma visto che in Ticino non ho trovato strutture adeguate, con il benestare del settore scolastico del Canton Ticino, che ringrazio, per approfondire gli studi sono andata a Friburgo, dove la scuola che ho seguito mi ha dato una formazione completa atta alla gestione di un caseificio». Il percorso di formazione è durato 6 anni. «Ho terminato a 51 anni con il titolo di tecnologa del latte con brevetto – ricorda ancora Rita –. Mi è sempre piaciuto studiare e la fede è stata un mio grande sostegno durante questi anni difficili. Non è invece stato evidente lasciare la famiglia e i figli e avere compagni di 16 anni. Anche per alcuni docenti non è sicuramente stato scontato avere un’adulta, una nonna orgogliosa (di Emma e Diego), a scuola perché spesso purtroppo la figura della nonna viene associata a quella di una persona anziana».

‘Inizio una mia tradizione’

Tornata in Ticino, «ho provato a collaborare e cercare un lavoro, ma non è andata così bene. Sono sempre stata una persona indipendente, e sarebbe stato importante trovare un datore di lavoro che mi lasciasse fare tutto, dalla creazione alla produzione, passando dallo sviluppo del mercato». La prima tappa è stata la creazione delle ricette. «Tutti i miei formaggi sono mie creazioni – tiene a sottolineare Rita –. Sono partita con l’idea che la mia deve essere una tradizione che comincia. Non produco, per esempio, formaggini della Valle di Muggio per rispetto ai produttori che portano avanti una tradizione che continua (ma se un domani qualcuno me li dovesse lasciare in eredità, lo farei volentieri)». Le ricette ideate «spero siano abbastanza complicate per essere difficili da copiare, perché come non mi piace copiare, non voglio esserlo». Il caseificio è stato creato al piano inferiore dell’abitazione di Rita, sistemando e adattando quella che un tempo erano cantina e lavanderia, grazie anche al sostegno dell’Ente regionale per lo sviluppo. «Ho presentato il mio progetto in un secondo momento perché non ci avevo nemmeno pensato – ammette –. Ho fatto anche i miei anni di disoccupazione: lavoravo in un caseificio che per forza maggiore ha dovuto ristrutturare anche me... È stato un colpo, ma probabilmente anche questa tappa era scritta nel mio percorso perché grazie alla disoccupazione, ho conosciuto la Caritas, che mi ha fatto seguire un corso occupazionale, e il signor Dante che mi ha sostenuto e presentato l’Ente, il quale ha accettato il mio progetto. Una grande responsabilità perché la fiducia va data, ricevuta e mantenuta».

‘Il nostro latte è invidiabile’

Rita Laudato ammette che «mi piacerebbe avere un paio di mucche. Sono cliente della Federazione ticinese del latte e grazie agli agricoltori limitrofi, posso beneficiare di latte a chilometro zero. Il nostro latte è invidiabile». Nel corso degli studi sono nati il sieretto e lo scottino (gelati fatti con il siero e scotta del latte, «ne vado orgogliosa perché riesco a utilizzare il latte a 360 gradi»). In seguito sono arrivati la ricotta magra, la crema dolce-salata e lo yogurt. Passando ai formaggi, ci sono la novena blu, la novena blu albina e la novena bianca, l’agrumato, il San Giorgio, il Penz e, l’ultimo arrivato, il Ciass. «I formaggi hanno un legame con il territorio – spiega l’ideatrice –. La novena blu è dedicata alla Madonna di Morbio Inferiore, il Penz è la mia montagna (ho voluto ricreare con le erborinature i canaloni), mentre il San Giorgio è dedicato ai miei morti di Morbio». E l’ultimo nato? «Chiasso è una città ‘portuale’ che si adatta a tutto, anche ad avere un caseificio. ‘Il’ rappresenta la parte che si adatta mentre ‘Ciass’ siamo noi, il nostro Municipio e i nostri politici. Il risultato non poteva che essere un formaggio a pasta elastica che si adatta a qualsiasi cosa ma che ha un suo perché». I prodotti del Caseificio di Rita si stanno facendo strada. «Questo mi emoziona – conclude Rita Laudato –. Ho avuto la benedizione di cuochi, mi fa piacere entrare in tutte le cucine, piccole o grandi che siano, perché mi ritengo al servizio di tutti i cuochi che con me hanno qualcuno che lavora per ‘facilitare’ e sostenere il loro lavoro». Oltre che in alcuni punti vendita locali e presso un noto marchio gastronomico di Lugano, i prodotti possono essere acquistati anche al Caseificio, il martedì e il mercoledì dalle 14 alle 18.30. Tutte le informazioni allo 079 785 73 55 o info@caseificiorita.ch.

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