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La Russia e il potere del vaccino

Mosca ha sfruttato la lentezza europea e il negazionismo di Trump per battere tutti sul tempo allargando sfera d’influenza e portafoglio

Forniture di Sputnik V (Keystone)
25 marzo 2021
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Il vaccino logora chi non ce l'ha. Proprio come il potere. E in tempi di pandemia vaccino e potere sono quasi sinonimi, perché - come ci spiega Michele Chiaruzzi, professore di Relazioni Internazionali all'Università di Bologna – quello che conta nella supremazia tra Stati è avere a disposizione la merce di cui gli altri hanno bisogno, che sia gas, petrolio, riso, cannoni o i fiori da metterci dentro, poco cambia. Questa volta i più pronti sono stati i russi, che hanno trovato un pertugio infinitamente piccolo, ma perfetto per entrare sul tavolo da gioco europeo: San Marino. Una strategia subito evidenziata Chiaruzzi, direttamente coinvolto in quanto sammarinese (nonché ambasciatore della piccola Repubblica in Bosnia).

Ma cosa ci fa lo Sputnik V a San Marino? Come ci è finito?

I sammarinesi, essendo cittadini extracomunitari, non avevano nessun’altra alternativa che passare per intermediari di varia natura, Italia in primis. Gli altri vaccini (Pfizer, AstraZeneca, Moderna) erano tutti distribuiti dall'Unione europea, quindi non restava molto da scegliere, o lo Sputnik o il vaccino cinese o quello indiano. Ma l’Italia non aveva e non ha le forniture garantite nemmeno adesso, quindi per un complesso meccanismo di cui conosciamo alcune cose ma non tutte, si sono determinati dei ritardi anche all’ultimo livello. Nella catena Italia-San Marino, l’Italia ha avuto una mancanza relativa, ma alla fine di questa catena, San Marino aveva una mancanza assoluta. Era senza vaccini, l’Italia che gli doveva garantire non è stata in grado di farlo.

Da lì l‘idea di guardare alla Russia?

San Marino, che ha una farmacia internazionale da decenni, ha usato questo dispositivo e ha avviato le relazioni con produttori accreditati in quanto Stati, non privati o truffatori di ogni genere. I più solerti sono stati i russi, con cui San Marino peraltro è in ottime relazioni sin dai tempi dell’Unione Sovietica. In più, non essendo parte dell’Ue, non aderisce alle sanzioni contro la Russia. Ha ottimi rapporti anche con la Repubblica popolare cinese, ma Sputnik era già sulle soglie europee, è sotto richiesta di approvazione dell’Ema e verrà prodotto probabilmente anche in Italia (da una compagnia italo-ticinese, ndr). La strada russa non solo è stata la più rapida, ma anche necessaria. Si è arrivati a questa decisione partendo dalle sue caratteristiche anomale. San Marino ha dimostrato la propria sovranità, non avendo aiuti, né protettori, chiamiamoli così. E si è rivolto alla Russia per bisogno.

Viste le dimensione ridotte di San Marino avrete presto l'immunità di gregge

I vaccini ora sono arrivati. Prima lo Sputnik in quantità limitate, per iniziare la vaccinazione. E poi a dimostrazione che non ci fosse alcuna motivazione politica, sono arrivati anche i vaccini Pfizer garantiti dall’Italia.  Qui ci sono da vaccinare in tutto 33 mila persone. Una volta che si parte ci vuole ben poco. Potevamo essere i primi a vaccinarci, e invece era l’unico Stato nel contesto europeo che non aveva iniziato una campagna vaccinale. Ed era abbastanza assurdo.

Anche altri piccoli Paesi hanno avuto un ruolo in queste settimane di caos

In questa situazione pandemica, che è anche isterica, abbiamo assistito al moltiplicatore della sovranità. Prendiamo la Danimarca, un Paese piccolo in scala rispetto alla Germania. Così la Norvegia. E ancora più l’Islanda. Tre Paesi piccoli e se vogliamo poco pesanti sulla bilancia globale, ma mettendo per primi i dubbi su AstraZeneca hanno avuto un effetto moltiplicatore contribuendo a bloccare i vaccini nel resto d'Europa. Poi l’Ema ha dato il via libera, ma si sapeva già da prima che non avrebbe fatto chissà quali rilievi. Rimane il fatto che lo stop generale degli scorsi giorni è il prodotto delle azioni anche di quei piccoli Stati.

Quindi anche le percezioni, in momenti così tesi, hanno un peso?

La questione Sputnik in Europa è partita anche da San Marino. Da un punto di vista della scala è sorprendente, ma la percezione ha fatto quasi tutto. San Marino è pur sempre uno Stato dentro l’Italia, che è una grande potenza europea.  In Italia ha avuto un impatto anche per via di una grande esposizione politica. Quella è stata la chiave preponderante della vicenda. Montenegro aveva già preso lo Sputnik, ma la cosa non ha avuto rilievo. Non ha fatto da moltiplicatore. Perché? Perché non è uno Stato dentro l’Italia.

Ma torniamo ai russi...

I russi agiscono scientemente col vaccino da quando sono andati un anno fa a Bergamo, a vedere cosa succedeva. Il tema degli aiuti russi non era certo la fornitura di apparecchiature o medici. Magari anche. Ma sono venuti per capire cosa stava succedendo. Le potenze agiscono così.

Anche i cubani vennero subito in Italia e anche loro oggi stanno preparando un vaccino.

Sono due linee diverse. Sono venuti anche a studiare il vaccino? Può darsi. Ma gli usi che ne fanno sono opposti. L'approccio di Cuba è più umanitario, anche per tradizione. La Russia è una grande potenza che sa benissimo che l’Italia è un campo da gioco importante. Lo era con la Guerra Fredda, lo è oggi. Non è che l’Italia è cambiata da questo punto di vista. Si passa da qua, è lo stato più pro-russo nell’Unione. Solo in Italia hanno potuto trovare le porte così aperte, non mi viene in mente nessun altro Paese europeo.

Quindi è la politica di sempre, ma applicata al vaccino?

Ma certo. Questa è l’ennesima politica degli aiuti. Da quando esistono rapporti internazionali funziona così. È dagli antichi che gli aiuti sono una forma di vincolo, un’azione strategica, succede anche tra le persone. La novità dal punto di vista teoretico non c’è, c’è da un punto di vista del racconto e della cronaca. La novità più interessante è che la Federazione russa ha recuperato tali e tante risorse scientifiche che non solo spedisce la gente nello Spazio come prima, americani compresi, ma arriva prima nella corsa al vaccino. Ricordiamoci che la Russia nei primi anni Novanta non aveva nemmeno i soldi per mettere il carburante nelle navi, anzi le vendeva.

Hanno approfittato anche dell‘iniziale immobilismo degli Stati Uniti?

I russi si sono infilati in quell’interstizio storico che risponde sempre più al nome di Trump. Il discorso della pandemia è una discorso come un altro, è un aspetto della politica. Ci fosse stato bisogno del riso, avrebbero portato riso. Negli Usa c’era un uomo disconnesso dalla realtà con il ruolo di presidente che, anziché concepire un rapporto con questa pandemia, se non altro per interesse nazionale, la scartava, come sta accadendo con Bolsonaro in Brasile. E la Russia come fa un bravo giocatore, o semplicemente un giocatore con un minimo di lucidità, ci si è calata. L'avevamo capito tutti che era una cosa grossa quella della pandemia, chi non l'aveva capito? Non c’è un grande disegno strategico del Cremlino né chissà quali capacità previsionali.

Hanno giocato d'anticipo

Certo, e hanno sfruttato un vantaggio sull’Europa, e cioè che viaggia a rilento perché non è un soggetto politico unitario. Da un punto di vista militare non può succedere, perché l’America e l’Europa hanno un’alleanza solida e inattaccabile. Ma da un punto di vista sanitario questo legame non c’è e quindi questa azione della Russia è un’azione quasi naturale. Se tu non riesci a provvedere a te stesso o ad avere una capacità di risposta collettiva unitaria, se non riesci a gestire le tue cose e tratti la pandemia come fenomeno globale devi ridurre la tensione strategica internazionale rispetto a quel tema lì.

E così ci si scontra su altro, ma i vaccini restano un tema di dialogo. L'Europa si era un po' incartata su questo.

Io avrei agito così dall'inizio, ma ci sono cortocircuiti uno dietro l’altro. Il problema è che l’Ue e gli Stati membri in molti settori della vita sono principi in contraddizione che si sovrappongono. Questo del campo sanitario è il più emblematico. Gli Stati inizialmente non hanno volute cedere l'autorità per fronteggiare la pandemia, poi, messi alle strette, ne hanno ceduta un po’. Ma non significa che nel momento in cui cedi i poteri in un certo ambito l’entità a cui li cedi sia in grado di riceverli. Quindi è un miracolo che l’Ue sia stata in grado di costruire dei percorsi comuni, perché non ne aveva nessuno già pronto. L’Europa non è un’entità politica sovrana e sono le entità politiche sovrane che rispondono allo stato d’emergenza. Quello che definisce la politica è anche lo stato d’eccezione, mentre l’Ue da un punto di vista internazionale è soprattutto un'organizzazione che gestisce processi incrementali e non emergenziali.

Anche la Cina gioca all'imperialismo dei vaccini?

Certo. I meccanismi sono identici. Basta prendere il caso della Serbia, lo stato europeo con la maggior capacità di vaccinazione perché aveva aiuti vaccinali sia da parte della Russia sia dalla Cina, sia dall’Unione europea. Pechino, esattamente come Mosca, ha delle relazioni privilegiate o va a cercarne di nuove. La politica internazionale si fa così, dove non arrivi con altri mezzi, arrivi con il vaccino. A suo modo anche Dubai sta facendo una politica simile, A suo modo anche Dubai sta facendo una politica simile. La differenza è solo tra chi ha e chi non ha. Il vaccino è un dettaglio storico. Che però essendo storico ha tutte le sue peculiarità. Ma la sicurezza non è solo quella sanitaria, c’è quella alimentare, c’è quella militare. E la solidarietà crea vincoli. Inoltre la politica - è bene ricordarlo - è un’attività che assorbe tutto. La politica non è un settore dell’esistenza, la politica è tutta l’esistenza. 

E l‘India? Ha messo in commercio un suo vaccino.

L’India è un grande produttore di farmaci, oggi non fa i vaccini per caso o rincorre un fenomeno. È un Paese sottosviluppato nei termini che possiamo immaginare, ma è altamente sviluppato per quel che serve oggi. E su scala dimensionale continentale come è l’India stessa. Fornirà vaccini, al Bhutan, al Nepal e a chiunque ne avrà bisogno. Anche perché significa denaro. Non schiaccerei tutto sulla politica, forse resterà poco della politica, che ricalcherà i modelli già in essere.

“Follow the money” direbbero gli americani. Resta una questione di soldi?

Esatto. Dov'erano gli investimenti diretti russi in Italia prima di questa idea di acquisire delle fabbriche per i vaccini? Erano di privati facoltosi, oligarchi o no, come vogliono chiamarli i detrattori. Lo Sputnik è un'altra cosa, è legato alla Federazione russa. Mosca cosa esportava fino a questo momento? Gas. E basta. Era una monocoltura. A Tal punto che la Russia non ha nemmeno le capacità di produrre questa nuova coltura dei vaccini e ha bisogno di appoggi esterni. Il dato è molto più economico che politico.  Il dato è economico, oltre che politico. La Russia in Siria ha capovolto i destini di un regime destinato a crollare. Dal punto di vista militare è sempre stata una potenza, da quello economico no. Ora invece, riguardo alla questione del vaccino, è un gigante, sebbene dai piedi d’argilla, perché produce un bene di cui c'è bisogno ovunque.

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