Luganese

Lugano Airport, in liquidazione per non chiudere subito

La società che gestisce non ha optato per il fallimento. La Città traghetterà lo scalo fino a fine anno in attesa dei privati

Marco Borradori durante la conferenza stampa (Ti-Press)
23 aprile 2020
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Non un fallimento, ma una liquidazione ordinata per Lugano Airport Sa (Lasa). È questa la decisione del Consiglio di amministrazione (Cda) della società anonima che gestisce lo scalo di Agno. Una misura per «evitare una chiusura immediata dell'aeroporto e permettere così una transizione ordinata a un’organizzazione diversa», ha spiegato oggi pomeriggio il vicepresidente di Lasa Filippo Lombardi, confermando una notizia trapelata in mattinata. «Non è un fallimento, non è una moratoria concordataria. Questa decisione permette di versare stipendi e oneri sociali fino a fine maggio, il corretto indennizzo dei fornitori di Lasa e la continuità d'esercizio». Il futuro? Lo scalo dovrebbe a questo punto essere «ripreso direttamente dalla Città di Lugano, titolare del terreno e della concessione di volo» fino a fine anno, in attesa di coinvolgere i privati. 

Verso una gestione privata

Per riassumere: Lasa chiude i battenti, ma l'aeroporto no. A dare i dettagli sulla via futura che imboccherà l'aeroporto di Lugano-Agno è il presidente di Lasa e sindaco di Lugano Marco Borradori: «Si andrà verso una gestione privata, ma nell'attesa sarà la Città a gestire lo scalo, garantendo i servizi minimi per far funzionare le attività presenti (scuola di volo e aeroclub per esempio, ndr). Dovremmo riuscire a traghettare da maggio a fine anno l'attività aeroportuale, in modo tale che i privati possano gestirlo come credono loro. L'aviazione generale sarà chiaramente in primo piano, ma se ci saranno altre possibilità ne parleremo. Infine, ringrazio i collaboratori di Lasa che hanno fatto un lavoro difficile in condizioni ancor più difficili. Se dovessimo ricostituire una società di questo genere, tutti o quasi sarebbero sicuramente riassunti, hanno dimostrato grande forza».

Settimana prossima la formalizzazione

Formalmente ora manca solo l'avallo degli azionisti. L'assemblea si terrà settimana prossima, ma si tratta di una pura formalità visto che entrambi (Città di Lugano e Cantone), presenti in conferenza stampa, si sono detti d'accordo con la decisione.

Una decisione, ha evidenziato Lombardi, che è stata presa dopo diverse riunioni del Cda intercorse «nelle ultime settimane». Di fronte a una situazione di incertezza su quando sarà possibile riaprire «il Cda ha ritenuto che non sarebbe stato responsabile andare a chiedere prestiti, sapendo con assoluta verosimiglianza che non si sarebbero potuti restituire. Quindi siamo entrati in una seconda fase per garantire almeno una transizione ordinata, affinché ci sia un futuro con una chiusura non totale. Abbiamo discusso coi due azionisti e siamo arrivati alla conclusione che fosse meglio cercare un'altra strada per una transizione ordinata».

Borradori: 'Perso senza nemmeno giocare'

«Usciamo a testa alta: pagheremo fino alla fine stipendi e fornitori – ha sottolineato inoltre Borradori –. Spero che collaboratori e sindacati ci diano atto di quest'attitudine». Il presidente ha ricordato poi che «fino al 26 aprile (data delle votazioni per i due referendum, ndr) ci eravamo organizzati, anche da un profilo finanziario. Sapevamo che dopo sarebbe stato un guaio. Lasa non aveva bisogno di prestiti, ma di fondi. Noi invece avremmo ricevuto dei crediti. Ci abbiamo riflettuto parecchio, ma non ce la siamo sentita di proseguire su questa strada. Sapevamo che il prestito non sarebbe stato rimborsato facilmente. Abbiamo una società che sta soffrendo da un profilo sociale, economico, anche individuale, per cui abbiamo deciso di chiudere. Per Lasa oggi è una giornata triste: ha perso una partita senza giocare, dopo aver vinto due battaglie (i voti in Gran Consiglio e Consiglio comunale, ndr) e questo lascia con l'amaro in bocca».

Un destino segnato dal Coronavirus: «È entrato nel mondo dell'aviazione come una bomba. Sono stati messi in difficoltà aeroporti come Francoforte, Fiumicino, Malpensa, Kloten, figuriamoci se non è in difficoltà uno scalo con già delle fragilità», ha precisato Borradori.

Zali: 'Il Cantone esce di scena' 

Amarezza anche per il rappresentante del Consiglio di Stato. «Oggi è giovedì, domenica avremmo votato ma invece siamo qui a dichiarare la liquidazione – ha sottolineato il direttore del Dipartimento del territorio Claudio Zali –. È una piccola sconfitta per la democrazia. Se ci fosse stato il sostegno popolare, lo scenario sarebbe stato diverso. Il Cantone, rammaricato per la perdita di posti di lavoro diretti e indiretti, a questo punto esce di scena: ha già un suo aeroporto, quello di Locarno-Magadino». L'autorità cantonale non prenderà quindi parte nelle discussioni fra Città e privati. «Ci siamo comportati diligentemente, il pensiero finale comunque è di nuovo per le maestranze. Sarebbe stato un accanimento oltre ogni ragionevolezza.

Dal 1° giugno saranno ripresi tredici degli attuali dipendenti

E a proposito di dipendenti, è di nuovo il sindaco a sottolineare che «un piano sociale non è previsto, né richiesto. Per il ricollocamento, sono stati incontrati i sindacati. È molto delicata la situazione. Faremo il possibile per assumere un numero crescente di collaboratori. Prevediamo tredici persone a tempo pieno a partire dalla fase di transizione». Con la liquidazione sono settantadue le persone che perdono il posto di lavoro. Di queste quindi, tredici saranno riprese durante la transizione, e il loro numero potrebbe crescere nel 2021 con l'avvento della gestione dei privati. «Si è sempre pensato che per l'aviazione generale servissero una trentina di dipendenti. Si farà in modo di trovare una soluzione ad hoc per più persone possibili».

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