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Sotto le chiome degli alberi

L’importanza degli ecosistemi

Una foresta autunnale
(© Michèle Dépraz/WWF)
14 ottobre 2023
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Fino a non poco tempo fa, non esisteva una misura globale dei cambiamenti nelle popolazioni di animali selvatici delle foreste, nonostante il fatto che più della metà delle specie che vivono sulla terraferma si trovino nelle foreste. In passato, infatti, i progressi venivano invece misurati in base alla quantità di copertura arborea o alla superficie forestale. Utilizzando un indice di nuova creazione – il Forest Specialist Index – siamo stati in grado di guardare “sotto la chioma” e abbiamo scoperto che le popolazioni forestali di vertebrati (che comprendono mammiferi, uccelli, rettili, anfibi ecc.) sono diminuite del 53% dal 1970 al 2018. Il calo è stato maggiore nelle foreste tropicali, come la foresta amazzonica. Questo indice, che è stato utilizzato per la prima volta nel 2019, prevedeva lo studio di 268 specie ed è stato aggiornato lo scorso anno per renderlo ancora più preciso. Sono state aggiunte 75 specie e 973 popolazioni al set di dati, aumentando la rappresentazione in particolare delle specie neotropicali. L’aggiornamento del 2022 del FSI ha portato alla luce dati sconcertanti: mostra un declino medio del 79% nelle popolazioni monitorate, tra il 1970 e il 2018.

Le zone alpine

La consapevolezza che più ci prendiamo cura delle nostre foreste, più possiamo frenare la crisi climatica e salvare numerose specie, porta il WWF a investire molta energia in vari progetti in giro per il mondo, ma anche a livello locale. Tra questi c’è il sostegno del “Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework”, che contiene una serie di obiettivi, target e misure per affrontare la crisi della biodiversità. Il trattato impegna i governi a conservare almeno il 30% della terra, dell’acqua dolce e degli oceani a livello globale, rispettando i diritti dei popoli indigeni e delle comunità locali e riconoscendo il contributo dei territori tradizionali al raggiungimento di questo nuovo obiettivo. L’accordo impegna inoltre i governi a eliminare le sovvenzioni dannose per la natura e ad aumentare il sostegno finanziario per gli sforzi di conservazione entro il 2030, mobilitando almeno 200 miliardi di dollari all’anno. Per contribuire al raggiungimento di questo storico accordo, dal 2016 il WWF lavora con il pubblico, le imprese e i governi. Ben il 39% delle specie vegetali europee cresce sulle nostre Alpi e molte di esse sono minacciate. Orchidee nel Gruppo del Churfirsten, galli cedroni in Engadina, piante rare in Ticino: il nostro territorio con i suoi pendii, le sue foreste e le sue torbiere, è una tra le più importanti zone per la biodiversità a livello mondiale.

Il WWF ha identificato le 24 regioni prioritarie nelle Alpi e insieme a partner locali, ci si impegna a salvaguardare la biodiversità in queste aree.

Crisi climatica e fauna

Oramai tutti sappiamo che c’è un legame tra fauna selvatica, foreste e crisi climatica. La diminuzione del 79% (secondo l’ultimo Forest Specialist Index) delle popolazioni di animali selvatici nelle nostre foreste negli ultimi 53 anni dovrebbe destare grande preoccupazione. Le piante e gli alberi delle foreste forniscono habitat e cibo a molte specie e, in cambio, la fauna selvatica svolge un ruolo fondamentale nel mantenere questi luoghi in salute e nel favorirne la rigenerazione: le due cose dipendono l’una dall’altra per la sopravvivenza. Ad esempio, i grandi mammiferi che mangiano frutta, come i primati (tra cui scimmie), sono importanti per la dispersione dei semi degli alberi ad alta densità di carbonio. Queste piante immagazzinano grandi quantità di carbonio durante la crescita, sottraendolo all’atmosfera. Pertanto, se perdiamo i grandi mammiferi nelle nostre foreste, nel corso del tempo gli alberi ad alta densità di carbonio non si rigenerano e dominano arbusti meno densi, indebolendo le nostre foreste come alleato essenziale per evitare pericolosi cambiamenti climatici. Una delle principali cause della perdita di biodiversità è la deforestazione e il degrado delle foreste, che rappresentano il 60% delle minacce elencate nel nostro database. Anche le specie invasive, i cambiamenti climatici, le malattie e lo sfruttamento stanno causando il declino delle popolazioni di fauna selvatica. Il 60% delle popolazioni che abbiamo analizzato ha dovuto affrontare più di una di queste minacce e per invertire il declino, dobbiamo affrontare tutti queste problematiche. In altre parole, prendersi carico delle cause della deforestazione è essenziale ma non sufficiente per proteggere e ripristinare le popolazioni di fauna selvatica delle foreste.

Un biotopo per il Sottoceneri

Sono numerosi i progetti in corso in Ticino, da parte del WWF Svizzera italiana. Nel Sottoceneri i pendii sono ricoperti di foresta. La valle, al contrario, è caratterizzata da insediamenti e agricoltura intensiva, con una carenza di punti di passaggio fondamentali per le specie forestali. Dei cosiddetti biotopi di transizione, sono quindi necessari per collegare i boschi con le superfici coltivate. Il WWF, in collaborazione con l’Azienda agraria cantonale di Mezzana, aveva piantato 700 metri di siepi. Queste ultime fungono non solo da corridoio faunistico e biotopo di transizione, ma vengono utilizzate anche a fini didattici per il centro di formazione professionale locale. Questo è solo uno dei tanti progetti che anno dopo anno vengono portati avanti sul territorio. A tal fine, il WWF sostiene i progetti per la cura e il rimboschimento delle foreste, collabora con gli agricoltori e i guardaboschi, ancorando così i progetti nelle realtà locali. Il WWF è attivo con i suoi progetti per le foreste non solo nel Sottoceneri, ma anche nel distretto di Sarganserland e nella Bassa Engadina. Quest’ultima zona, infatti, è abitata da un’importante popolazione di urogalli, o galli cedroni, che sono sensibili ai rumori e agli elementi di disturbo nel loro ambiente, e pertanto hanno bisogno di luoghi tranquilli. Il WWF si è attivato per lo sfoltimento e la miglioria delle strutture forestali.

Grazie a questi interventi, due popolazioni finora separate si sono riunite. Le Alpi rimangono un tassello fondamentale nel mosaico della biodiversità svizzera.

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