Oltre sei ore di dibattito ma alla fine la fumata è bianca: il Consiglio nazionale avalla a larga maggioranza il dossier
Entro sette anni le emissioni di gas serra dovranno essere dimezzate rispetto al valore registrato nel 1990. È quanto prevede la revisione della legge sul CO2, accettata dal Consiglio nazionale – dopo oltre sei ore di dibattito – con 136 voti contro 34 (dai banchi dell'Udc) e 26 astenuti (in provenienza dai Verdi). Il Consiglio degli Stati, a cui ritorna il dossier per l'esame delle divergenze, aveva fatto altrettanto in settembre.
Elaborato dopo il ‘no’ incassato in votazione popolare nel giugno 2021, il progetto governativo si riallaccia alla vigente legge sul CO2, prorogata dal Parlamento fino al 2024, e prevede misure per il periodo dal 2025 al 2030.
Il progetto consente alla Confederazione, in quanto firmataria dell'Accordo di Parigi, di investire negli anni in questione complessivamente circa 4,1 miliardi di franchi per la protezione del clima. L'aliquota della tassa sui combustibili resterà invariata a 120 franchi per tonnellata di CO2. La sinistra non è riuscita a portarla a 180 franchi.
Nel dettaglio, il progetto si basa su incentivi, integrati da incoraggiamenti e investimenti mirati, nei settori dell'edilizia, dell'industria, della finanza e della mobilità, ha dichiarato Stefan Müller-Altermatt (Centro/So), a nome della commissione. A suo avviso, il progetto è "misurato" e si basa su "strumenti noti", senza introdurne di nuovi.
La sinistra ha deplorato un progetto a suo avviso non abbastanza ambizioso. Al contrario, l'Alleanza del Centro, il Plr e l'Udc hanno invocato pragmatismo, sostenendo la necessità di "soluzioni socialmente ed economicamente sostenibili".
Il punto chiave, scaturito dai dibattiti, è che il Consiglio federale ha imparato la lezione dopo il ‘no’ alla precedente versione sottoposta a votazione popolare nel 2021 e ha deciso di non introdurre nuove tasse o divieti. In particolare, sia al Consiglio degli Stati che al Nazionale, la sinistra non è riuscita a introdurre una tassa sui voli di jet privati e d'affari del peso pari o superiore a 5,7 tonnellate.
Questa idea era già stata respinta nel voto popolare. "Occorre chiedersi se sia legittimo e corretto ripresentarla", ha precisato Matthias Samuel Jauslin (Plr/Ag), aggiungendo che l'aviazione d'affari è importante in alcune regioni, come negli aeroporti di Sion e Lugano.
A differenza dei ‘senatori’, con 101 voti contro 95, i deputati hanno anche deciso di incoraggiare l'installazione di punti di ricarica per i veicoli elettrici negli edifici, nelle aziende e nei parcheggi pubblici. "C'è un bisogno di incoraggiamento", si è detto d'accordo il ministro dell'ambiente Albert Rösti.
A suo avviso, la mancanza di infrastrutture è il motivo principale per cui le persone non acquistano veicoli elettrici. L'Udc e il Plr erano contrari a questa nuova sovvenzione.
Il Consiglio nazionale ha inoltre deciso di fissare ad almeno il 75% la quota di emissioni di CO2 che la Svizzera deve ridurre a livello nazionale. Ha inoltre preso una serie di decisioni, soprattutto di natura tecnica. Rispetto alla Camera dei Cantoni, ha per esempio fatto marcia indietro sulle misure in favore dei carburanti più ecologici, ma è stato più ambizioso su altre.
Come detto, il dossier ritorna ora al Consiglio degli Stati per l'appianamento delle divergenze.