Svizzera

Passo avanti per la digitalizzazione dell’amministrazione

Il Nazionale appone il suo veto alla relativa legge federale. Il progetto torna ora sui banchi del Consiglio degli Stati

Ueli Maurer
(Keystone)
21 settembre 2022
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La trasformazione digitale dell’amministrazione federale e la cooperazione informatica a tutti i livelli di governo devono essere rafforzate. È il succo della legge federale in materia approvata oggi dal Consiglio nazionale per 144 voti a 24. Rispetto agli Stati, il Nazionale vuole però un’estensione dell’ambito di applicazione della normativa.

La Legge federale sull’impiego di mezzi elettronici per l’adempimento dei compiti delle autorità istituisce la base giuridica per la trasformazione digitale dell’Amministrazione federale. Si tratta di un elemento essenziale del progetto Amministrazione digitale svizzera. Essa garantisce la protezione dei dati da un lato e la sicurezza delle interazioni elettroniche dall’altro, ha dichiarato in aula il consigliere federale Ueli Maurer. Questi due punti essenziali dovrebbero creare fiducia nel sistema tra i cittadini, ha sottolineato.

Il Consiglio nazionale vuole che l’amministrazione utilizzi, ove possibile, strumenti elettronici. Nel contempo, le autorità devono garantire che i loro servizi siano accessibili a tutta la popolazione. Con 114 voti a 77, i deputati hanno esteso il campo di applicazione della legge alle unità decentrate dell’amministrazione federale e, per alcune disposizioni, alle amministrazioni cantonali se responsabili dell’applicazione di una legge federale.

Con 116 voti a 74, i deputati vogliono inoltre che le autorità federali soggette alla legge pubblichino il codice sorgente del software che sviluppano o hanno sviluppato per lo svolgimento dei rispettivi compiti.

Il Governo prevede di fornire un finanziamento iniziale per gli anni 2024-2027, mentre fino a due terzi dell’importo totale saranno forniti dai Cantoni. I costi totali ammontano a circa 200 milioni di franchi, ha dichiarato Maurer. E le unità amministrative avranno tre anni di tempo, e non cinque, per fornire l’accesso ai loro dati.

Il progetto ritorna ora al Consiglio degli Stati.

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