Svizzera

Biodiversità, controprogetto inviso al Consiglio degli Stati

I ‘senatori’ non entrano in materia. Le reazioni di Lisa Mazzone (Verdi) e Heidi Z’graggen (Centro)

22 maggio 2023: davanti a Palazzo federale gli ambientalisti inscenano il domino della biodiversità
(Keystone)
13 giugno 2023
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I promotori dell’Iniziativa biodiversità sono pronti ad accontentarsi: lo hanno ribadito lunedì mattina, forti di un appello firmato da oltre 43mila persone, invitando il Consiglio degli Stati a entrare in materia – l’indomani – sul controprogetto indiretto del Nazionale. La stessa richiesta l’ha formulata in una lettera ai ‘senatori’ anche la Conferenza dei direttori cantonali dell’agricoltura. Ma il peso politico di ambientalisti e consiglieri di Stato titolari del dossier è di gran lunga inferiore a quello dell’Unione svizzera dei contadini (Usc). L’influente organizzazione ci ha messo del suo per convincere i ‘senatori’ che del controprogetto non vale nemmeno la pena discutere. Ieri ad esempio, dalle colonne dei giornali di Ch Media, il presidente dell’Udc Markus Ritter si è scagliato contro una proposta “pericolosa”, che va persino “molto oltre” l’iniziativa e che creerebbe “un enorme problema per il futuro sviluppo dell’agricoltura”. La biodiversità? L’impressione è che sia diventata una parolaccia (‘Schimpfwort’ in tedesco), ha dichiarato agli stessi giornali la consigliera agli stati ginevrina Lisa Mazzone.

Non c’è stato verso, insomma. Seguendo la (risicata) maggioranza della commissione preparatoria, il plenum si è rifiutato (28 voti a 14) di entrare in materia. La sinistra è rimasta praticamente sola, nonostante l’appoggio di una manciata di ‘senatori’ del Centro e del Plr, nonché dello sciaffusano Thomas Minder (indipendente ma nel gruppo Udc).

Persino Albert Rösti (Udc) ha difeso un controprogetto che lo scorso anno – quando ancora vestiva i panni di consigliere nazionale – aveva aspramente criticato. Per il ministro dell’Ambiente è anche una questione tattica. L’iniziativa è sì «molto estrema». Ma «chi è contro la protezione della natura e la biodiversità?», ha chiesto retoricamente, con un occhio già rivolto alla probabile votazione popolare ed evocando il clamoroso sì popolare nel 2012 all’iniziativa sulle residenze secondarie. Rösti ha anche cercato di rassicurare i difensori dei contadini, impegnandosi a fare in modo che l’agricoltura non debba sacrificare ulteriori superfici a favore della biodiversità.


Le tre proposte sul tavolo e, nei riquadri in alto, da sinistra Heidi Z’graggen e Lisa Mazzone(Keystone/infografica laRegione)

Non è bastato per convincere la maggioranza dei ‘senatori’. Il relatore della commissione Beat Rieder (Centro/Vs) ha definito il controprogetto un «mostro normativo», che avrebbe «massicce conseguenze» – soprattutto nei cantoni di montagna – su agricoltura, turismo e produzione di energia. Un recente rapporto dell’Ufficio federale dell’ambiente mostra poi che le aree di biodiversità rappresentano già il 23,4% della superficie svizzera; si prevede che raggiungeranno il 28% entro il 2030. Siamo dunque vicini all’obiettivo del 30% sancito dall’accordo internazionale di Kunming-Montreal. Un obiettivo raggiungibile anche con gli strumenti esistenti, ma con uno sforzo maggiore, ha affermato Rieder.

La base legale attuale è sufficiente, hanno insistito Jakob Stark (Udc/Tg) e Werner Salzmann (Udc/Be). Quest’ultimo si è scagliato contro una proposta che comporterebbe «un massiccio indebolimento della produzione alimentare». «Il grado di autosufficienza della Svizzera non deve diminuire ulteriormente», ha ammonito il bernese. Stark auspica un controprogetto «più moderato, che risolva i problemi reali e non porti a una maggiore centralizzazione».

A nulla sono serviti i vibranti appelli lanciati dalle ecologiste Lisa Mazzone e Céline Vara. La prima ha deplorato il fatto che la Svizzera – dove il «60% degli insetti è minacciato» – le liste rosse delle specie minacciate siano le più lunghe dei Paesi occidentali. «Più aspetteremo ad agire, più ci costerà caro», ha affermato la ginevrina. «Dobbiamo smettere di essere nel diniego», le ha fatto eco la neocastellana. Il controprogetto ci costerebbe 96 milioni di franchi: 150 volte meno di quanto ci costerebbe l’inazione, ha sottolineato Vara.

Il Consiglio nazionale aveva approvato il controprogetto indiretto nell’autunno del 2022 con 104 voti favorevoli, 83 contrari e 5 astensioni. Anche dopo il ‘niet’ dei ‘senatori’, la proposta resta sul tavolo. Verrà liquidata soltanto se anche il Nazionale si rifiuterà di entrare in materia. Oppure se i ‘senatori’ in seguito ribadiranno di non volersene occupare.

Le reazioni

La ‘terza via’ di Z’graggen
Mazzone: situazione allarmante

«Qualcosa va fatto» per migliorare la situazione in Svizzera. Ma questo ‘qualcosa’ «non dev’essere per forza una modifica di legge». Heidi Z’graggen (Centro/Ur) è convinta che la risposta all’iniziativa biodiversità non sia un controprogetto indiretto, via appunto una modifica della legge sulla protezione della natura e del paesaggio. L’opzione non mette d’accordo nessuno, suscita viva opposizione nel mondo agricolo. Richiederebbe per giunta modifiche dei piani direttori cantonali che si trascinerebbero a lungo. I problemi, spiega, si presentano in regioni e ambiti specifici. Ed è su quel piano che vanno affrontati: «Alcuni Cantoni hanno fatto abbastanza, altri no. Io voglio che tutti i Cantoni prendano sul serio la loro responsabilità. E che gli agricoltori siano della partita, perché sono i nostri partner della biodiversità». Cos’ha in mente? «Confederazione, Cantoni e Comuni devono lavorare assieme, coinvolgendo il settore agricolo, le organizzazioni ambientaliste e gli altri attori interessati. L’idea [confluita in un postulato depositato ieri, ndr] è che stipulino degli accordi, magari sotto forma di lettera d’intenti. In seguito, ogni Cantone dovrà designare le sue aree di protezione della biodiversità, anche all’interno delle città, e le sue superfici di collegamento». La ‘senatrice’ urana attende la prossima mossa del Nazionale, che potrebbe anche «cambiare qualcosa» nel suo controprogetto. Indipendentemente da questo, Z’graggen vuole che il Consiglio federale elabori già sin d’ora «un’alternativa credibile» all’iniziativa. Per non trovarsi a mani vuote nel caso in cui dal Parlamento non dovesse uscire alcun controprogetto.

Lisa Mazzone (Verdi) non nasconde la sua «delusione». «La biodiversità è in pericolo nel nostro Paese: la situazione è allarmante, se facciamo il confronto con i nostri vicini», dice la ginevrina a ‘laRegione’. Non è una mera questione naturalistica. «La biodiversità riveste un ruolo centrale per l’economia: contribuisce alla sicurezza alimentare, ha un ruolo molto importante per l’agricoltura e per l’approvvigionamento di acqua potabile, protegge contro le inondazioni e le frane». Il Consiglio degli Stati «volta la testa dall’altra parte», si rifiuta di discutere»: la sua decisione è «un nuovo colpo basso alla politica ambientale e climatica». Invece «è importante agire in tempi brevi». Il controprogetto del Nazionale permetterebbe di farlo: «È una proposta federalista, sostenuta dai Cantoni, dalle città e dai Comuni. Mette a disposizione risorse finanziarie. E prevede il collegamento delle aree di protezione della biodiversità, un aspetto molto importante». Mazzone guarda fiduciosa a una probabile votazione popolare: «Questa iniziativa è in grado di mobilitare le cittadine e i cittadine, così come hanno fatto in passato altre iniziative (quella di Rothenthurm, l’iniziativa delle Alpi, l’iniziativa sulle residenze secondarie, ecc.) per la protezione della natura».

Il Wwf giudica la non entrata in materia “un errore fatale”. “L’immmobilismo contro la perdita di biodiversità ci costerà molto caro”, recita un comunicato. “Rifiutando il dialogo, l’attuale Consiglio degli Stati dimostra di sottovalutare l’enorme portata dell’estinzione delle specie, che rappresenta la prossima gigantesca crisi ambientale”, afferma Dina Spörri, responsabile delle politiche di Wwf Svizzera, citata nella nota. Sulla stessa linea l’associazione promotrice dell’Iniziativa biodiversità. Il Consiglio degli Stati agisce “in modo irresponsabile” e “mette a rischio il nostro patrimonio vitale”. L’associazione si dice “favorevole a un’azione rapida e mirata” e continua pertanto ad adoperarsi per un controprogetto.

Di tenore opposto la reazione dell’Unione svizzera dei contadini. L’Usc parla di “decisione della ragione”: le famiglie contadine svizzere già oggi si impegnano fortemente a favore della biodiversità con misure di ampio respiro e si sforzano di migliorare ulteriormente la qualità delle vaste aree già designate come tali, si legge in una nota. Non può essere un obiettivo auspicabile quello di sottrarre ulteriori terreni alla produzione agricola, ribadisce l’influente organizzazione.

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