consiglio degli stati

Soltanto pochi ritocchi al volto conservatore della Camera alta

Tredici i seggi ancora da attribuire al secondo turno. Non mancano i duelli appassionanti, come a Ginevra. Ma lo ‘Stöckli’ resterà quello che è

I ballottaggi per il Consiglio degli Stati si terranno domenica 12 e domenica 19
(Keystone)
11 novembre 2023
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Seggio più seggio meno di qua o di là, il Consiglio degli Stati resterà nei prossimi quattro anni quello che è stato nell’attuale legislatura agli sgoccioli: conservatore. In sintonia, dunque, con un Consiglio nazionale il cui baricentro si situa ormai un po’ più a destra. Alla Camera dei cantoni – dove la disciplina di partito conta meno che alla Camera del popolo – non è anzitutto una questione di peso dei rispettivi gruppi, bensì di personalità degli eletti. In particolare di quelli dell’Alleanza del Centro e del Plr, partiti che da sempre ‘controllano’ lo ‘Stöckli’. Qui le maggioranze dipendono in larga parte dai loro esponenti – più o meno conservatori, più o meno liberali. Quelli che sono stati eletti per la prima volta il 22 ottobre e quelli che eventualmente lo saranno al ballottaggio, domani e domenica 19, non cambieranno la sostanza delle cose.

Alleanza del Centro e Plr sembrano in grado di aggiudicarsi più o meno la metà dei 13 seggi ancora da attribuire al secondo turno. Il partito di Gerhard Pfister (10 seggi assicurati al primo turno: vedi infografica) non dovrebbe incontrare difficoltà a confermare i mandati di Isabelle Chassot (Friburgo), Beat Rieder e Marianne Maret (Vallese). Altri due seggi non appaiono fuori portata: in Ticino, dove Fabio Regazzi se la vede con Alex Farinelli (Plr); e ad Argovia, dove sulla carta la consigliera nazionale Marianne Binder-Keller – sostenuta dalla sinistra e dal Pvl – parte ad armi pari con l’Udc Benjamin Giezendanner, suo collega alla Camera del popolo.

Plr sulla difensiva

Il Plr dopo il primo turno ha ritirato i suoi candidati a Ginevra, Zurigo, Sciaffusa e Soletta, chiamando a votare Udc al ballottaggio. Lo stesso ha fatto la sezione argoviese del suo presidente Thierry Burkart, rieletto già al primo turno. Le decisioni hanno suscitato critiche all’interno del partito. Incomprensioni e malumori non dovrebbero comunque impedire ai liberali-radicali di passare dai 9 seggi messi nel carniere già il 22 ottobre a 11, forse addirittura a 12. In Vallese non si vede come il consigliere nazionale Philippe Nantermod possa insidiare il fortino ‘centrista’. In Ticino, come detto, Alex Farinelli se la gioca con Fabio Regazzi. Nel canton Vaud l’ex consigliere di Stato Pascal Broulis parte nettamente favorito contro il consigliere nazionale ecologista Raphaël Mahaim. E a Friburgo, alle spalle di Isabelle Chassot, la ‘senatrice’ Johanna Gapany non dovrebbe faticare troppo contro la socialista Alizée Rey.

È proprio sulla Svizzera romanda che i riflettori sono puntati questo fine settimana. Non tanto (visti gli eloquenti distacchi registrati al primo turno) su Vaud, Vallese e Friburgo. Su Ginevra, piuttosto (vedi sotto). Qui il ticket di destra formato da Mauro Poggia (Mouvement Citoyens Genevois-Mcg) e Céline Amaudruz (Udc) rimette seriamente in discussione l’egemonia rosso-verde al Consiglio degli Stati, che dura dal 2007 ed è impersonificata al momento dagli uscenti Lisa Mazzone (Verdi) e Carlo Sommaruga (Ps).

La composizione finale del Consiglio degli Stati sarà nota soltanto il 19 novembre, una volta completato il secondo turno con i ballottaggi nei cantoni di Zurigo, Argovia, Soletta, Sciaffusa e Ticino. Alla fine l’Udc (cinque seggi al primo turno) dovrebbe restare più o meno dov’è. Il seggio del presidente Marco Chiesa, ‘senatore’ uscente, sembra al riparo da sorprese. Buone chance hanno i consiglieri nazionali Gregor Rutz (a Zurigo) e Benjamin Giezendanner (Argovia). I loro colleghi alla Camera bassa Christian Imark (Soletta) e Céline Amaudruz (Ginevra) partono invece sfavoriti. E a Sciaffusa Thomas Minder (indipendente, ma nel gruppo Udc) rischia grosso nel duello con il socialista Simon Stocker, sostenuto anche da esponenti di spicco del Plr in rotta con la loro sezione dopo la decisione di ‘sacrificare’ (contro il suo volere) la candidata Nina Schärrer, giunta quarta al primo turno, e di schierarsi a favore di Minder.

Danni limitati a sinistra

A sinistra si riuscirà con ogni probabilità a limitare i danni. Anche perché tradizione vuole che l’elettorato progressista, più disciplinato di quello degli altri partiti di centro e di destra, si mobiliti ai ballottaggi. Il Ps – contrariamente a quanto si pensava ancora pochi mesi fa – dovrebbe grosso modo mantenere le proprie posizioni (sette seggi), forse addirittura migliorarle se Carlo Sommaruga a Ginevra verrà riconfermato e se alla consigliera nazionale Franziska Roth (Soletta) e/o a Simon Stocker (Sciaffusa) riuscirà un colpaccio tutt’altro che impossibile.

I Verdi (tre seggi al primo turno) scenderanno da cinque a quattro mandati, a tre se anche Lisa Mazzone a Ginevra non dovesse venire rieletta e in Ticino Greta Gysin (com’è verosimile) non riuscirà ad aggiudicarsi la poltrona lasciata vacante dalla socialista Marina Carobbio, eletta in Consiglio di Stato. Vuol dire che da soli gli ecologisti – a meno di clamorose sorprese – non avranno più i numeri per fare gruppo (servono cinque ‘senatori’ per essere rappresentati nell’Ufficio del Consiglio degli Stati, oltre che nelle commissioni). Una mano gliela darà se del caso la consigliera nazionale zurighese Tiana Angelina Moser: la capogruppo dei Verdi liberali ha fatto sapere che, se verrà eletta (scenario del tutto plausibile: la contesa col democentrista Gregor Rutz è aperta), si accaserà dai ‘cugini’, permettendo loro di continuare a fare gruppo agli Stati.

Ginevra

Mauro Poggia sfida l’egemonia rosso-verde

La coppia rosso-verde Lisa Mazzone/Carlo Sommaruga contro il duo di destra Mauro Poggia/Céline Amaudruz. Tutta la sinistra fa quadrato attorno ai suoi due candidati. Sull’altro fronte, invece, l’unanimità non è così scontata.

La sinistra, che rappresenta incontrastata il canton Ginevra al Consiglio degli Stati dal 2007, è determinata a mantenere i suoi due seggi. Alleati al primo turno, la 35enne ecologista Lisa Mazzone e il 64enne socialista Carlo Sommaruga si sono piazzati al secondo e al terzo posto, separati da pochi voti.


Keystone
Mazzone e Sommaruga

L’appello a votare compatti, che ha funzionato al primo turno, dovrebbe essere nuovamente raccolto. Gli uscenti beneficeranno del sostegno della sinistra radicale, che ha ritirato i suoi quattro candidati, finiti assai indietro il 22 ottobre. Mazzone e Sommaruga dovrebbero raccogliere anche i voti dei Verdi liberali, che hanno ritirato il loro candidato e invitano a votare per chi difende una società sostenibile, aperta ed egualitaria.

Anche sindacati, associazioni e femministe hanno espresso il loro sostegno ai due candidati della sinistra. Intendono così sbarrare la strada ai rappresentanti di “partiti anti-frontalieri, xenofobi, retrogradi e scettici nei confronti del clima, contro gli inquilini e al soldo delle lobby economiche, della sanità e dell’immobiliare”.

Sull’altro fronte, una destra uscita ringalluzzita dal primo turno non vuole lasciarsi sfuggire l’occasione. Figura molto popolare nel cantone, il 64enne Mauro Poggia ha creato la sorpresa il 22 ottobre: è arrivato primo, staccando di diverse centinaia di voti i favoriti Mazzone e Sommaruga. Al ballottaggio l’ex consigliere di Stato – apprezzato ‘condottiero’ del cantone durante la pandemia, su posizioni ‘progressiste’ in materia di assicurazione malattia – è in corsa con la vicepresidente dell’Udc svizzera, Céline Amaudruz. La 44enne, giunta quarta al primo turno, si è già assicurata la rielezione alla Camera del popolo.


Keystone
Poggia e Amaudruz

L’inedito ticket di destra è frutto degli accordi presi in seno all’‘Alliance genevoise’. Già uniti la scorsa primavera in occasione delle elezioni cantonali (ciò che aveva permesso loro di riconquistare la maggioranza in Consiglio di Stato), Centro, Plr, Udc e Mouvement Citoyens Genevois (Mcg) avevano deciso di promuovere a un eventuale ballottaggio soltanto i due loro migliori candidati al primo turno. Udc e Mcg hanno così avuto campo libero.

La strategia però ha causato malcontento nelle fila del Centro e del Plr. Una parte dei loro membri è riluttante a ‘mescolarsi’ con la destra populista. Le Donne del Centro, ad esempio, si sono dissociate rifiutandosi di sostenere Céline Amaudruz. La disciplina di voto sarà la chiave per vincere queste elezioni aperte come non mai.

Consiglio federale

I Verdi hanno il loro candidato ufficiale

Ora è ufficiale: il consigliere nazionale Gerhard Andrey (Fr) sarà il candidato dei Verdi al Consiglio federale il 13 dicembre. Il gruppo parlamentare ha nominato ufficialmente oggi – all’unanimità – l’unico ecologista che ha mostrato interesse per la carica. Le sue chance: tendenti allo zero.

Il friburghese germanofono «possiede il profilo ideale per rappresentare i valori verdi in Consiglio federale», ha dichiarato la consigliera nazionale Aline Trede (Be), capogruppo in Parlamento. La presidente della commissione che ha esaminato le candidature, la ‘senatrice’ uscente Adèle Thorens (Vd), ha affermato che «non v’è alcuna obiezione alla sua candidatura, sia sul piano giuridico che sulla difesa dei valori ecologisti». Anzi: «Non posso che raccomandare calorosamente» la sua candidatura. Fresco di nomina, Andrey si è detto commosso per la fiducia ricevuta, oltre che fiero di poter difendere i valori ecologisti con la sua candidatura. Intende «offrire una voce a quel quarto di votanti che non è rappresentato in Governo».


Keystone
Andrey con la capogruppo Aline Trede (in mezzo) e la ‘senatrice’ Adèle Thorens

Per i Verdi, la ‘formula magica’ ha ormai fatto il suo tempo. L’obiettivo dichiarato è attaccare uno dei due seggi del Plr, partito che a loro avviso (col 14,3% dei voti) è ampiamente sovrarappresentato in Consiglio federale. Nonostante la perdita di cinque seggi al Nazionale alle ultime Federali, il partito si sente legittimato a presentare una candidatura, visto che con il 9,8% degli elettori ha ottenuto il secondo miglior risultato della sua storia.

Gerhard Andrey – 47 anni, sposato con due figli – di professione è imprenditore informatico. È stato agevolmente rieletto in Consiglio nazionale il 22 ottobre. Nel 2019 era stato il primo rappresentante ecologista friburghese della storia alla Camera del popolo.

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