Svizzera

Confezioni ridotte contro i prezzi ‘maxi’

Nestlé vaglia le contromisure per rendere più digeribile il rincaro dei suoi prodotti. Aumenti inevitabili anche nel 2023

Mark Schneider
(Keystone)
19 febbraio 2023
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Nestlé ha aumentato sensibilmente i prezzi dei suoi prodotti l’anno scorso e continuerà a farlo anche nel 2023. Lo ha annunciato il presidente della direzione Mark Schneider, commentando i dati annuali diffusi stamani dal gigante alimentare. La multinazionale sostiene però di venire incontro ai consumatori, fra l’altro ricorrendo a confezioni più piccole.

"Ulteriori misure tariffarie sono necessarie per riparare alcuni dei danni causati dall’inflazione", ha indicato Schneider in una teleconferenza. Il rincaro è ancora dilagante soprattutto in Paesi come gli Stati Uniti e il Regno Unito, mentre in altri mercati, come la Cina e l’Europa continentale, si sta lentamente attenuando.

"Naturalmente adegueremo il nostro comportamento in materia di prezzi all’inflazione", ha dichiarato il 57enne. Nel 2022 Nestlé ha ritoccato il costo dei suoi prodotti verso l’alto dell’8,2%: non è però possibile dire l’entità della progressione di quest’anno.

Schneider non ha voluto inoltre esprimersi sulle discussioni in corso con le catene di supermercati, che come noto cercano di difendersi dagli aumenti, arrivando persino a togliere prodotti Nestlé dagli scaffali. "Queste trattative è meglio lasciarle tra noi e i nostri partner di vendita al dettaglio", ha tagliato corto il dirigente con laurea all’università di San Gallo e Mba a Harvard (Usa). "Lo si vede in tutto il mondo: in un periodo di inflazione senza precedenti, il rapporto tra produttori e fornitori non è facile", ha aggiunto.

Nestlé sostiene anche di cercare di ridurre al minimo l’impatto dell’aumento dei costi sui consumatori. "L’anno scorso abbiamo risparmiato circa un miliardo grazie a progetti volti a mantenere bassi i prezzi", ha detto il Ceo con cittadinanza americana e tedesca.

Fra le misure vi sono anche modifiche alle confezioni: se gli imballaggi diventano più piccoli a parità di prezzo, si parla di "shrinkflation", in italiano anche di "sgrammatura". Schneider ha difeso questo approccio: "Siamo molto trasparenti sulla quantità di contenuto e sul prezzo". Inoltre a suo avviso il cambiamento degli involucri è dovuto in parte a ragioni pratiche, come evitare lo spreco di cibo attraverso porzioni più piccole o offrire porzioni più salutari.

"Ma di fronte all’inflazione, capita anche di praticare il cosiddetto target pricing", ha spiegato. Cioè le porzioni vengono ridotte in modo da non superare un certo prezzo massimo per confezione. "A patto che si sia molto aperti al riguardo e che si mostri in modo trasparente il contenuto della confezione, non si dovrebbe enfatizzare troppo questa conseguenza negativa dell’inflazione", conclude il manager che nel 2021 (ultimi dati disponibili: per avere i nuovi bisognerà attendere la pubblicazione del rapporto d’esercizio) ha percepito una retribuzione complessiva di 10 milioni di franchi.

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