Svizzera

‘Caso Crypto’, azione penale contro impiegati federali

Sospetta violazione del segreto d’ufficio per alcuni dipendenti della Confederazione in merito alla fuga di informazioni riservate

Il Dipartimento federale di giustizia e polizia vuole vederci chiaro
(Keystone)
12 luglio 2022
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Il Dipartimento federale di giustizia e polizia (Dfgp) ha autorizzato il perseguimento penale di alcuni dipendenti della Confederazione in seguito alla divulgazione di informazioni riservate in relazione alla vicenda Crypto, azienda di Steinhausen (Zg) specializzata in decrittazione e controllata segretamente dai servizi di spionaggio statunitensi e tedeschi. Il numero e l’identità delle persone nel mirino non sono precisati.

Confermando una notizia diffusa ieri dalla radio romanda Rts, il Dfgp ha detto oggi all’agenzia di notizie Keystone-Ats di aver "concesso autorizzazioni ai sensi della legge sulla funzione pubblica per perseguire diversi dipendenti della Confederazione per sospetta violazione del segreto d’ufficio". Non sono stati forniti dettagli per motivi di tutela della personalità.

L’apertura di un procedimento penale contro un funzionario federale è soggetta ad autorizzazione. In media il Dfgp decide su una decina di richieste all’anno. L’autorizzazione viene sempre concessa se i requisiti legali per l’azione penale sembrano essere soddisfatti, se il caso non è di lieve entità e se una sanzione disciplinare non sembra essere sufficiente, ha spiegato il dipartimento alla radio.

Gli antefatti

L’azione penale arriva in un momento in cui è in corso un’indagine sulla divulgazione di informazioni riservate ai media in relazione alla vicenda Crypto. Il procuratore straordinario Peter Marti è stato nominato all’inizio dell’anno per indagare sul caso, in seguito a una denuncia penale presentata nel novembre del 2020 dalle commissioni di gestione del Consiglio nazionale e del Consiglio degli Stati. Le informazioni della bozza del rapporto di ispezione, classificate come confidenziali, erano giunte ad alcuni media durante la consultazione amministrativa. Per i dipendenti interessati si applica la presunzione di innocenza.

Secondo alcuni media svizzero tedeschi sono state eseguite perquisizioni presso due impiegati, uno del dipartimento degli esteri (Dfae) e l’altro di quello dell’interno (Dfi). Il domenicale SonntagsBlick ha riferito che l’ex capo della comunicazione del consigliere federale Alain Berset (Dfi), Peter Lauener, dimessosi a giugno, è stato trattenuto in detenzione preventiva per diversi giorni a Zurigo. Né il Dfi né lo stesso Lauener hanno voluto commentare il domenicale svizzero tedesco.

La prime rivelazioni della stampa sullo scandalo Crypto risalgono al febbraio del 2020, e si basano su documenti dei servizi di spionaggio statunitensi (Cia) e tedeschi (Bnd). Per decenni, le due intelligence hanno intercettato migliaia di documenti di un centinaio di Stati utilizzando i dispositivi di crittografia dell’azienda zughese truccati segretamente.

I due servizi di spionaggio hanno acquistato la società di Zugo nel 1970 in parti uguali attraverso una fondazione nel Liechtenstein. Il Bnd ha abbandonato l’operazione nel 1993. Ma gli Stati Uniti hanno continuato le intercettazioni almeno fino al 2018, secondo ricerche congiunte della televisione svizzero tedesca Srf, della germanica Zdf e del Washington Post.

Confederazione a conoscenza dal 1993

Un’inchiesta parlamentare ha mostrato che l’intelligence elvetica sapeva fin dal 1993 che dietro Crypto c’erano servizi segreti stranieri. E ha collaborato con loro per raccogliere informazioni dall’estero. Il problema è che i capi del Dipartimento della difesa che si sono succeduti non ne sono stati informati. Il rapporto ha evidenziato carenze nella gestione e nella supervisione dei servizi segreti e ha concluso che esiste una co-responsabilità.

Il Servizio delle attività informative della Confederazione (Sic) – gli 007 elvetici – hanno riferito per la prima volta il 19 agosto 2019 alla ministra della difesa Viola Amherd delle voci che circolavano sulla Crypto. L’unico a pagare finora è stato Jean-Philippe Gaudin, il direttore del Sic che ha dato le dimissioni per la fine di agosto del 2021.

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