Svizzera

Accordo quadro, no a rinuncia o vincoli a Consiglio Federale

Lo chiede il Nazionale bocciando due mozioni depositate dall'Udc che chiedevano di cestinare l'accordo o fissare in modo vincolante i punti controversi

(Keystone)
16 dicembre 2020
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Non bisogna rinunciare adesso all'accordo istituzionale quadro concluso con l'Unione europea e non bisogna legare le mani al Consiglio federale in vista del chiarimento dei punti ancora in sospeso. È questo il succo delle discussioni della sessione straordinaria sull'Europa tenutasi stamane al Consiglio nazionale.

La Camera del popolo era chiamata ad esprimersi su due mozioni depositate dall'UDC. La prima chiedeva di "cestinare" l'accordo quadro, la seconda che i chiarimenti in merito ai punti controversi - ossia la protezione dei lavoratori, gli aiuti di Stato e la direttiva sulla cittadinanza europea - venissero fissati in modo vincolante nel testo.

"Se, in maniera irragionevole, il governo vuole ancora firmare l'accordo, è indispensabile che prima vengano chiariti i punti in sospeso", ha affermato Andreas Glarner (UDC/AG). I chiarimenti vanno inoltre inseriti nel testo stesso dell'accordo.

L'UDC teme infatti che il Consiglio federale si accontenti di dichiarazioni non vincolanti da parte dell'UE. Vista l'importanza della posta in gioco i chiarimenti non devono figurare unicamente in un allegato, ha sostenuto l'argoviese. Le dichiarazioni annesse potrebbero infatti essere dichiarate nulle dalla Corte di giustizia europea.

Per l'UDC meglio sarebbe rinunciare completamente all'accordo quadro, una intesa che per Thomas Aeschi (ZG) rappresenta "una riedizione dello Spazio economico europeo", ossia "un trattato coloniale rifiutato dal popolo". Insomma, per lo zughese il popolo svizzero non può essere un vassallo dell'UE.

L'accordo quadro prevede una ripresa automatica del diritto comunitario e sottostà alla giurisdizione della Corte di giustizia dell'UE, ha sostenuto il democentrista. "Si tratta di un tradimento istituzionale", una "violazione dei valori fondamentali della Svizzera iscritti nella sua Costituzione".

Insomma, per Aeschi "bisognerebbe dire all'UE che la Svizzera è interessata a relazioni bilaterali, ma su un piano di uguaglianza". "Come si può solo pensare di ratificare un testo che prevede il ricatto come misura di ritorsione?", si è chiesta Céline Amaudruz (UDC/GE). "La sovranità della Svizzera non è negoziabile", ha aggiunto.

"La sovranità non è mai assoluta", ha replicato Roger Nordmann (PS/VD). Nessuno Stato è interamente libero di fare quello che vuole, neanche le superpotenze come gli USA e la Cina, ha affermato.

"Ogni volta che sottoscriviamo un accordo di libero scambio cediamo un po' di sovranità, ciò è avvenuto anche con le intese raggiunte con la Cina e l'Indonesia", ha aggiunto il consigliere federale Ignazio Cassis. Per accedere ai rispettivi mercati si accetta di utilizzare delle regole in comune. L'ammontare delle concessioni dipendono dal guadagno che si può ottenere, ha precisato il ministro degli esteri ricordando l'importanza degli scambi tra Svizzera e UE (ogni giorno vengono scambiate merci per un miliardo di franchi).

Nordmann ha poi ricordato come la Svizzera non abbia mai avuto una sovranità assoluta: "basta leggere un libro di storia per saperlo". "L'UDC confonde sovranità e isolamento", ha aggiunto Nicolas Walder (Verdi/GE).

Elisabeth Schneider-Schneiter (PPD/BL), ricordando come gli accordi bilaterali siano una succes-story, ha chiesto di lasciare il Consiglio federale libero di chiarificare i punti ancora in sospeso. "Ci aspettiamo che il governo ottenga miglioramenti sostanziali", ha però precisato.

Per la basilese, porre vincoli troppo stretti, come vorrebbe fare l'UDC con una delle sue mozioni, sarebbe pregiudizievole al processo negoziale. L'unico scopo dell'UDC è far fallire le discussioni sull'accordo, ha aggiunto Hans-Peter Portmann (PLR/ZH).

Lo zurighese ha poi invitato i colleghi democentristi a consultare un dizionario: "dinamico non significa automatico". L'intesa non prevede infatti una ripresa automatica degli sviluppi della legislazione europea. In caso di disaccordo, un tribunale arbitrale - dove siederà anche un giudice svizzero (oltre a uno europeo e un terzo da loro scelto) - sarà chiamato a dirimere le divergenze, ha precisato Ignazio Cassis.

L'accordo quadro permetterà di istituzionalizzare l'accesso della Svizzera al mercato unico europeo, ha detto da parte sua il verde-liberale Roland Fischer (LU). L'intesa permette inoltre di tenere conto delle particolarità della Confederazione e della sua democrazia diretta, ha aggiunto.

Per Fischer "è ovvio che in un mercato unico ci siano le stesse regole uguali per tutti". "Quando una impresa estera opera in Svizzera deve rispettare le regole elvetiche, di riflesso quando noi vogliamo commerciare in Europa dobbiamo rispettare le regole comunitarie", ha aggiunto Portmann.

"Senza intesa c'è il rischio di perdere in futuro l'accesso al mercato interno europeo", ha poi avvertito Cassis. L'accordo quadro, quando tutte le questioni ancora aperte saranno risolte, permetterà di consolidare la via bilaterale". "È la via migliore per non aderire all'UE", ha sostenuto il consigliere federale.

La Svizzera ha fin qui ottenuto buoni risultati: l'UE ha ad esempio concesso una maggiore protezione dei salari in Svizzera e non ha chiesto la fine del divieto di circolazione la domenica per i mezzi pesanti. Altri punti vanno precisati: la ripresa della direttiva sulla cittadinanza europea deve ad esempio essere esplicitamente esclusa, anche se nel testo dell'accorso questa non è menzionata.

Per il governo, la forma che prenderanno queste soluzioni non è così importante. Anche gli allegati possono infatti legare le parti in modo vincolante, ha sottolineato Cassis. In ogni caso, ha proseguito, il Consiglio federale firmerà l'accordo solo se saranno trovate soluzioni soddisfacenti sui punti in sospeso.

Il Consiglio nazionale è poi passato al voto. La mozione che chiedeva di fissare nel testo dell'accordo i chiarimenti richiesti è stata bocciata con 111 voti contro 64 e 19 astenuti, quella che auspicava l'archiviazione pura e semplice dell'intesa è stata respinta con 142 voti contro 52.
 
 

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