Svizzera

I magistrati: inaccettabili le minacce di non rieleggere giudici

L'associazione svizzera di categoria sul caso dei dati dei clienti trasmessi da Ubs alla Francia: 'L'indipendenza dei tribunali è principio fondamentale'

Il giudice del Tribunale federale Yves Donzallaz
2 agosto 2019
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È inaccettabile minacciare di non rieleggere i giudici quando le loro decisioni sono sgradite sul piano politico: l'afferma l'Associazione svizzera dei magistrati (Asm), che in un comunicato odierno si dice preoccupata per le minacce proferite da rappresentanti di differenti partiti politici nei confronti di un giudice del Tribunale federale (Tf).

L'Asm ricorda che l'indipendenza dei tribunali "appartiene ai principi fondamentali dello stato di diritto svizzero". Le sentenze possono certo essere discusse e criticate, ma non si può minacciare di non rinnovare un mandato a un magistrato.

Secondo l'organizzazione il dibattito in corso evidenzia ancora una volta i problemi del sistema di rielezione periodica dei giudici, su cui l'Asm ha già più volte richiamato l'attenzione. A suo avviso meglio sarebbe optare per l'elezione unica con la possibilità di revoca per giusta causa, come è in uso nel canton Friburgo.

La presa di posizione dell'associazione segue le critiche mosse al giudice del Tf Yves Donzallaz, un Udc ago della bilancia nella recente sentenza della suprema corte di Losanna che ha imposto a Ubs di consegnare a Parigi i dati personali di oltre 40mila clienti francesi. Il suo sì all'invio è stato criticato da diversi esponenti borghesi.

Thomas Stadelmann, 60enne lucernese esponente del Ppd, vede in queste pressioni una minaccia per la separazione dei poteri in Svizzera in un'intervista pubblicata sui siti online di giornali CH-Media, tra cui "Luzerner Zeitung" e "Aargauer Zeitung".

Le minacce di non rielezione proferite da parlamentari dell'Udc e di altri partiti borghesi "mi preoccupano molto, perché mettono in questione la separazione dei poteri (...). Quando si sanzionano dei magistrati perché non giudicano secondo la linea del partito, succede proprio questo, cosa che nessuno vuole", afferma Stadelmann.

Dopo le controversie sulle naturalizzazioni all'inizio del nuovo secolo - rileva il giudice federale - "la situazione si è temporaneamente calmata. Tuttavia ora sperimentiamo più tentativi di pressione. Ho già constatato che giudici si siano ricusati per paura di essere bacchettati dal loro partito".

Il 26 luglio la Seconda Corte di diritto pubblico del Tribunale federale ha deciso a maggioranza - 3 giudici contro 2 - che il numero uno bancario elvetico dovrà consegnare a Parigi i dati personali riguardanti oltre 40mila suoi clienti francesi. Dopo che il giudice relatore Thomas Stadelmann aveva difeso la posizione contraria, si prospettava una vittoria per Ubs grazie alla presenza nella corte di due giudici dell'Udc, ma uno di loro, il vallesano Donzallaz, ha fatto pendere la maggioranza a sfavore della banca.

L'Udc ha subito parlato di una "incredibile sentenza contro la piazza finanziaria", omettendo di precisare che era stato un suo giudice a determinarla, come pure il fatto che a presentare ricorso era stata l'Amministrazione federale delle contribuzioni, subordinata al ministro delle finanze dell'Udc Ueli Maurer.

Alcuni parlamentari Udc non hanno però esitato ad evidenziare questi fatti. "Dobbiamo chiederci seriamente se dobbiamo rieleggere giudici federali del nostro partito, se non rappresentano in alcun modo il nostro patrimonio intellettuale", ha dichiarato per esempio il capogruppo Udc Thomas Aeschi alla "SonntagsZeitung".

Il collega consigliere nazionale zurighese Roger Köppel, capo redattore della "Welwoche", ha dal canto suo scritto su Twitter: "Dobbiamo ringraziare l'Amministrazione federale delle contribuzioni del presidente della Confederazione Ueli Maurer per questa sentenza vergognosa per la Svizzera e distruttiva per la piazza finanziaria".

Il sistema di elezione dei giudici federali è regolarmente oggetto di pubblico dibattito. A fine agosto sarà consegnata alla Cancelleria federale una iniziativa popolare che propugna una elezione per estrazione a sorte e non più da parte del parlamento.
 
 


 
 

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