Svizzera

Insulti e minacce alla maggior parte dei deputati federali

Secondo il professore di sociologia Sandro Cattacin è anche la conseguenuza del dibattito politico basato sul conflitto e non sul dialogo

Quasi l'80% ha già subito aggressioni verbali (Keystone)
29 maggio 2019
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I politici sono spesso bombardati da messaggi di odio che, in certi casi, si tramutano in vere e proprie intimidazioni. Stando a un sondaggio svolto dalla radiotelevisione romanda Rts, il 58% dei deputati alle Camere federali ha affermato di subire minacce più o meno regolarmente. E il 78% ha indicato di ricevere frequentemente lettere, e-mail, sms o messaggi sui social media di insulti. Secondo Sandro Cattacin, professore di sociologia all’Università di Ginevra, questo fenomeno è stato facilitato dai social media, così come da un dibattito politico che negli anni – spiega a ‘laRegione’ – si è sempre più «volgarizzato».

Stando al sondaggio della Rts (al quale hanno partecipato 113 parlamentari federali), le donne sembrano essere più colpite sia dalle minacce (66%), sia dalle aggressioni verbali (87%), rispetto agli uomini (55%, rispettivamente 73%). Vi sono poi alcuni deputati che hanno addirittura già ricevuto minacce di morte e che hanno quindi chiesto di essere scortati dalla polizia per un certo lasso di tempo. Secondo la Rts, si tratta in particolare di Mike Egger (Udc/Sg) e Margret Kiener Nellen (Ps/Be). Quest’ultima ha rivelato che durante l’allocuzione del 1° maggio 2015 “per la prima volta nella mia vita ho dovuto indossare un giubbotto antiproiettile”. Negli scorsi anni la consigliera nazionale bernese ha depositato una quindicina di denunce di cui due hanno portato a una condanna e altre due sono ancora in corso.
Ma come si spiega tutto questo odio nei confronti dei politici? «Grazie o a causa dei social media vi è una disinibizione molto più forte a prendere di mira una persona. Già in passato la violenza verbale era molto diffusa, ma oggi è più facile esprimerla. Evidentemente poi, chi si espone [come i politici, ndr] è molto più a rischio e deve accettare che possa essere oggetto di insulti», rileva Cattacin.

Per il sociologo, dagli anni 80 e 90, le trasmissioni politiche non sono più basate «sull’ascolto e il dialogo», ma sul «confronto e il conflitto». Si è imposto «un modo di parlare che non si usava prima: il vocabolario politico si è molto volgarizzato». E ciò ha fatto sì che ora «le persone pensano che sia normale» esprimersi in questo modo. Di conseguenza oggi «anche chi cerca di stare attento al proprio vocabolario, è poi vittima di insulti». E per il professore un ruolo importante in questo ambito lo ha avuto l’Udc che «ha aggravato molto la situazione».
È quindi colpa dei politici stessi? «Un po’ sì, visto che sono dei riferimenti in quanto modelli di comportamento morale e di linguaggio». Secondo Cattacin un modo per cercare di migliorare questa situazione è quello di tornare a «una politica che argomenti con rispetto». Concretamente il sociologo propone «un codice di condotta per i parlamentari», nel quale si raccomanda ai politici di fungere da esempio, scegliendo le parole adatte, argomentando e non interrompendo gli altri mentre parlano.

Ciò dovrebbe però partire dai partiti stessi, secondo Cattacin, ma «in questo momento ne abbiamo uno che urla e gli altri, se vogliono essere ascoltati, devono alzare la voce pure loro». Bisognerebbe quindi «rafforzare la responsabilità dei politici quando parlano in pubblico. L’arena politica dovrebbe rispecchiare i valori della democrazia: ovvero parlare assieme per risolvere i problemi».
Vi sono poi altri modi per far fronte alle aggressioni verbali: anche in Svizzera si stanno sviluppando iniziative da parte di volontari che monitorano i social media in cerca di commenti ingiuriosi per poi intervenire cercando il dialogo (ad esempio la piattaforma ‘Stop Hate Speech’ di cui ‘laRegione’ ha riferito nell’edizione del 12 febbraio).

Cattacin conferma: «Io stesso, dopo essere stato ospite in televisione o alla radio, ho ricevuto lettere ed e-mail piene di insulti. Bisogna cercare il dialogo e io nella mia piccola esperienza ho visto che funziona: la persona si calma subito e si rende conto di aver fatto un errore. Quindi magari la prossima volta ci pensa due volte prima di scrivere a qualcuno». Quando qualcuno insulta «non bisogna lasciare perdere, ma cercare il contatto. Una cosa che si fa ancora troppo poco».

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