Svizzera

Cattivi voti per il voto elettronico

Il Consiglio federale vuole lasciare ai cantoni la possibilità di introdurlo. Ma dalla consultazione emerge un diffuso scetticismo sulla sicurezza.

(Keystone)
30 aprile 2019
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Berna – La possibilità di votare tramite smartphone, tablet o computer invece di mettere mano a carta e penna è stata in linea di principio perlopiù bene accolta in consultazione, seppure con eccezioni di peso (Udc, Pvl, informatici). Rimane però parecchio scetticismo riguardo alla sicurezza. Questa va ancora migliorata, si chiede all'unanimità.

Lo scorso 19 dicembre, dopo una fase sperimentale durata 15 anni e oltre 300 test di applicazione, il Consiglio federale ha sottoposto a partiti e ambienti interessati una revisione della legge federale sui diritti politici (Ldp). Essa prevede di lasciare ai Cantoni la possibilità di introdurre l'e-voting – accanto al voto alle urne e per corrispondenza – se saranno soddisfatti i requisiti di sicurezza prescritti dal diritto federale.

Venire incontro alla Quinta Svizzera

Nella consultazione conclusasi ieri, il progetto ha trovato approvazione in linea di principio, soprattutto perché il voto elettronico risponde a un reale bisogno per gli svizzeri dell'estero e faciliterebbe l'espressione dei propri diritti politici alle persone con disabilità. Tuttavia, anche chi fondamentalmente caldeggia l'e-voting è al momento scettico.

Ps, Plr, Ppd, Verdi, Verdi liberali e Pbd si dicono tutti aperti alla via digitale, ma la sicurezza dev'essere prioritaria. E con le soluzioni attualmente proposte la situazione non è chiara, scrive il Plr. La Posta ha messo alla prova il suo sistema in febbraio e marzo invitando pubblicamente gli hacker a individuarne le eventuali falle e in entrambe le occasioni sono stati scoperti "errori critici", tanto che il gigante giallo ha deciso di non riutilizzarlo in occasione delle votazioni del 19 maggio 2019.

L'Udc è decisamente contraria: il voto elettronico è costoso, insicuro e mette in pericolo la democrazia perché offre ai criminali nuove opportunità di manipolazione, scrive, e chiede uno stop. La stessa Udc, ma anche Ps e Pvl ritengono anche che il voto elettronico non aumenterà la partecipazione al voto.

L'Organizzazione degli Svizzeri all'estero (Ose) indica che all'inizio di marzo 172'100 cittadini elvetici residenti all'estero risultavano iscritti nei registri elettorali. In occasione di votazioni ed elezioni non dovrebbero essere discriminati, scrive l'Ose facendo riferimento alla legge che li concerne, entrata in vigore nel novembre 2015.

A suo avviso, della rivendicazione "sicurezza prima della velocità" si dovrà tener conto nell'ambito delle procedure di autorizzazione previste, per esempio con test d'intrusione pubblici. Anche la Posta sostiene il progetto governativo, nonostante il recente suo smacco. Nella stessa direzione va la Conferenza dei governi cantonali.

Iniziativa per moratoria

Di tutt'altro parere SwissICT, associazione di categoria del settore della tecnologia informatica. A suo avviso, le soluzioni finora trovate in Svizzera per l'e-voting non soddisfano i requisiti di sicurezza, come hanno dimostrato i test sul sistema della Posta.

Una moratoria sull'introduzione del voto elettronico, fintanto che non sarà protetto dalle manipolazioni almeno quanto il voto tradizionale alle urne e per corrispondenza, è stata chiesta in marzo da un comitato di informatici e politici, presieduto dal consigliere nazionale lucernese e specialista informatico Franz Grüter e comprendente anche il collega ecologista zurighese Balthasar Glättli. La raccolta delle 100'000 firme è partita il 12 marzo, con termine fissato al 12 settembre 2020.

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