Svizzera

Colazione da svizzeri

Uno su tre salta regolarmente il primo pasto quotidiano, di cui esistono quattro varianti. Lo evidenzia la prima ‘Rassegna sulla nutrizione’.

(TiPress)
5 gennaio 2019
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Gli svizzeri non amano particolarmente fare colazione: il “consumo irregolare” del primo pasto quotidiano ha un’alta prevalenza nella popolazione adulta (34,8%). È quanto emerge da uno studio pubblicato online giovedì – unitamente ad altre indagini su temi inerenti alla nutrizione (cfr. sotto) – nella prima ‘Rassegna sulla nutrizione in Svizzera’ a cura dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (Usav). Tuttavia, l’impatto di questo comportamento sulla qualità globale dell’alimentazione è giudicato “modesto” dagli autori, in quanto l’apporto energetico solitamente viene garantito da pranzi più lauti.

La ricerca ha permesso di distinguere quattro principali tipi di colazione: ‘pane’ (pane bianco, burro e altri prodotti da spalmare zuccherati; 18,7%), ‘cereali zuccherati’ (latte, cereali zuccherati, dolci; 15%), ‘salato’ (salumi, formaggio; 13,7%) e ‘birchermuesli’ (fiocchi di cereali non trasformati e non zuccherati, yogurt, noci e frutta; 17,8 per cento).

‘Birchermuesli’, non c'è di meglio

Il consumo regolare di quest’ultimo tipo di colazione è associato a una migliore qualità globale dell’alimentazione, se confrontato con gli altri tipi di colazione. In genere, una colazione di ‘buona o eccellente qualità’ si distingue da una colazione di ‘cattiva qualità’ per il consumo più elevato di pane, frutta, verdure, latte, succo di frutta e per il minore consumo di bevande gasate, viene sottolineato nello studio.

I risultati dell’analisi rilevano anche differenze fra le regioni linguistiche. Fra i consumatori della colazione di tipo ‘pane’ i romandi sono sovrarappresentati. Analogamente, gli svizzero-tedeschi preferiscono il genere ‘birchermuesli’. L’indagine conferma poi le differenze tra regioni linguistiche nel consumo quotidiano di certi alimenti e bevande tra cui latte, yogurt e caffè.

Meno di questo, più di quello

Nell’arco di dieci anni (2007-2016), in Svizzera si è ridotto in maniera significativa il consumo pro capite di carne di maiale, latte, formaggio a pasta dura, cereali, zucchero e bevande alcoliche; per contro, è aumentato il consumo di pollame, latticini a lunga conservazione, olio di colza, leguminose, alcuni frutti e alcuni prodotti di tendenza come avocado, vari tipi di noci e quinoa. L’evoluzione delle abitudini alimentari nell’ultimo decennio è descritta nell’‘Analisi delle tendenze relative al consumo di generi alimentari in Svizzera’ pubblicata nella ‘Rassegna’ dell’Usav.

La popolazione è aumentata, e di conseguenza pure il consumo complessivo di generi alimentari. Quello pro capite, invece, è in diminuzione. Le cause di questa tendenza, in atto dalla fine degli anni 80, “sono molteplici” (c’entra anche il diminuito fabbisogno energetico dovuto alla popolazione che invecchia e al lavoro che è meno impegnativo sotto il profilo fisico) e “non da ultimo riconducibili al comportamento dei consumatori [ad esempio il turismo degli acquisti, ndr] e alle abitudini alimentari della popolazione”, si legge nello studio.

‘Salutista e di tendenza’

L’analisi – che si basa sul sondaggio nazionale sull’alimentazionemenuCH, realizzato per la prima volta dall’Usav nel 2014-2015, e sul bilancio alimentare calcolato dall’Unione svizzera dei contadini – mette appunto in relazione le mutate abitudini alimentari anche con “lo stile di vita della società odierna”. La diminuzione del consumo di carne di maiale e il concomitante aumento del consumo di pollame (ritenuto più ‘sano’ rispetto al maiale) viene così ricondotto, tra l’altro, alla tendenza verso “un’alimentazione salutista e di tendenza (cibi integrali e dietetici, alimentazione vegana o super food) con una forte presenza mediatica”. Un tipo di alimentazione che porta a privilegiare ad esempio lenticchie, ceci, noci varie, farro, quinoa, avocado, bacche e frutta tropicale e subtropicale. “Particolarmente evidenti”, per contro, sono “la costante diminuzione dell’utilizzo di latte e la tendenza negativa del formaggio a pasta dura”, acquistabile Oltreconfine a prezzi inferiori.

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